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Dalla biblioteca di quartiere al comitato case popolari: ecco Luciano Vacca
Intervista di Silvia Davite
 
Luciano Vacca, lei da Napoli Gianturco a Milano per coordinare i comitati delle case ALER, ci racconti la sua storia...

Beh per la verità non c'è molto da dire...ho 62 anni sono sposato con due figli ormai grandi, il primo, Roberto, guida i treni e ha a sua volta due figliolette, pertanto sono nonno e poi la seconda, Daniela, che vive e lavora, fa l'aiuto regista, in Australia. Da diversi anni, sono felicemente sposato con Anita con la qual condivido la mia vita. Sono laureato in Storia con indirizzo in Storia Moderna e Contemporanea e tesi sulla Rivoluzione Francese, ma "gli esami non finisco mai", infatti durante tutta la mia vita non ho mai smesso di studiare.

Per un lungo periodo della mia vita ho fatto il sindacalista della CGIL nella categoria dove appartenevo, quello delle Telecomunicazioni, la S.L.C.. Ma l'esperienza più formativa è stata quella giovanile, quando mi hanno eletto segretario della Federazione Giovanile Comunista Italiana nella sezione dove svolgevo militanza politica, quella di Napoli Gianturco. In quel luogo ho fatto i primi passi nella politica: ricordo l'emozione che ho provato la prima volta che sono andato a votare, fino a quel momento invece noi giovanissimi comunisti aiutavamo, durante le elezioni i nostri rappresentanti di lista sui seggi portandogli da bere, sigarette e comunicati del partito.

Allora il voto rappresentava un momento di alta partecipazione democratica e lo si contendeva "uno ad uno" nei seggi. Ma furono anche i tempi dei primi amori: conobbi Rosaria. Feci un lungo percorso nel Partito Comunista Italiano quando venni a Milano per sposare la mia ragazza di Napoli che divenne la prima moglie che ha vissuto con me le battaglia di quegli anni: erano gli anni '70/'80. Qui a Milano, per la precisione a San Giuliano Milanese, divenni prima segretario di una sezione, poi fui eletto in Consiglio Comunale e feci il capo gruppo del P.C.I. e poi Assessore ai Lavori Pubblici e Viabilità del Comune. Una esperienza davvero meravigliosa per la mia crescita e per le tante cose realizzate a favore dei cittadini.

Al congresso PCI tra le mozioni Occhetto, Ingrao e Bassolino...si schiera con l'ex Sindaco di Napoli, perché?

Poco prima dello scioglimento del P.C.I., anche se era stata aperta già da tempo una discussione all’interno di quel partito di come traghettare verso “altro”, ci fu un congresso, credo per la prima volta con mozioni, dove fu presentata una mozione dall’allora Antonio Bassolino che era sindaco di Napoli ed anche responsabile nazionale per il lavoro. Io avevo conosciuto Bassolino come sindaco, era stato bravissimo a rompere con il passato ed avviare una stagione nuova per la città, ed essendo io nativo di Napoli ero ancora legato sentimentalmente a quella città seguivo le vicende partenopee con grane interesse. Poi mi sembrava che quella mozione desse un respiro ampio, al partito che si stava trasformando, come partito del lavoro. Quindi mi schierai con quella mozione. Ma purtroppo a Milano raccolse pochissimo consenso e quindi con il passar del tempo fu ininfluente sulle sorti del P.C.I. che intanto si era trasformato in D.S.

Il P.C.I. si sciolse con Occhetto segretario ed  io uscii da quel partito per dedicarmi esclusivamente al mio lavoro: quindi una nuova vita!

Come cambia la sua vita senza più politica ?

Dalla fine del mio impegno politico istituzionale faccio il formatore psico-sociale per adulti. Elaboro progetti formativi e con i miei colleghi li realizziamo. Ho lavorato sia nel campo del privato, nelle aziende, soprattutto in quelle che tendevano ad uscire dal mercato cercando di riportarle ad una ottimizzazione produttiva, ma la parte più bella del mio lavoro è quella che riguarda le comunità, anche quelle territoriali. In questo ultimo settore ho lavorato sul territorio di Quinto Romano, Quarto Cagnino, Baggio, Figino, ma anche a Brescia, Bergamo, Aosta, in molte altre città, su cui poi ho scritto alcuni libri. Ma lavoro anche in comunità, tipo quelle terapeutiche, agenzie del lavoro, scuole, università. Se dovessi definirmi dovrei chiamarmi un "agente del cambiamento": la formazione, infatti, è un' attività che produce e facilita il cambiamento sia individuale che di gruppo. In questi ultimi anni mi sto dedicando a lavori di consulenza alla persona e di insegnamento nelle scuole.

Poi c'è il volontariato...

Svolgo attività volontaria come Tutore dei minori non accompagnati sul territorio Italiano e Giudice Popolare nei processi e delle volte partecipo alle iniziative dell'Associazione Nazionale dei Carabinieri di cui ne sono socio.

E adesso guida il comitato delle case ALER di Via Bellinzaghi...

Nel 2011 sono andato ad abitare in via Giulio Belinzaghi nelle case dell'Aler ed ho potuto subito rendermi conto di una situazione e di un clima psicologico davvero pesante, determinato da problemi di ordine pubblico, ma anche di problematiche sociali molto gravi. Quindi insieme ad alcuni abitanti "storici" abbiamo formato un comitato ed abbiamo iniziato ad interloquire con tutte le Istituzioni e gli Enti, in particolare negoziando con L'Aler che è proprietaria e gestisce il nostro caseggiato, dei miglioramenti sia manutentivi che ambientali. Il comitato non è stato facile formarlo, in quanto non c'era mai stato nel passato un organismo che rappresentasse un pò tutti gli inquilini. C'erano diffidenze e resistenze, che in alcuni casi permangono, ma con atti di volontà li abbiamo superati. Quello che ci ha permesso di costituire il comitato e di avviarne un percorso è stato soprattutto la capacità di confrontarci con tutti: sindacati, partiti, istituzioni, associazioni. Insomma con tutti coloro disposti ad ascoltarci.

E poi crea una biblioteca di quartiere intitolandola ai Giudici Falcone e Borsellino...

Era un sogno, quello della biblioteca, che durava da alcuni anni. Partecipavamo agli incontri delle altre biblioteche di condominio milanesi, pur non avendola ancora, cercando di "rubare" delle idee che ci consentissero di realizzarla. Avevamo bisogno di creare qualcosa che rompesse con il passato e con un certo "racconto" del passato. Avevamo bisogno che noi, come condominio, ci aprissimo al mondo circostante: l'"altro" diventasse un'opportunità di crescita in tutti sensi. Quindi la risorsa essenziale era l'"altro", quello che c'era fuori dal nostro condominio e di presentarci in modo diverso, in un modo che il quartiere ci accettasse. Volevamo che la biblioteca si caratterizzasse per come si era costruito il nostro comitato, che era quello della LEGALITA' e abbiamo pensato che chi meglio dei due giudici uccisi dalla mafia, Giuseppe Falcone e Paolo Borsellino potessero meglio rappresentarla. Pertanto abbiamo deciso che la biblioteca fosse dedicata a loro due. Questo avrebbe significato un segno profondo di cambiamento, una strada del tutto nuova da percorrere dal nostro condominio, uno spartiacque con il passato, ma anche un monito per tutti le persone oneste che si battono per la legalità nelle case popolari e per il loro miglioramento.

Quindi a quel punto abbiamo iniziato a fare incontri con la Regione Lombardia, con la Presidenza dell'Aler e con il Comune di Milano e costruito insieme la veste giuridico-amministrative che ci permettesse di realizzare il nostro sogno. E il sogno si è realizzato dopo circa un anno di lavoro preparatorio.

Settimana scorsa ha incontrato i vertici della Polizia di Stato del Commissariato Garibaldi - Venezia...

Si. Ringrazio il Dirigente De Bartolomeis e il suo Vice Catenaro: con loro abbiamo stretto un rapporto quotidiano. La legalità sono tante facce, a volte guardiamo solo i fatti più cruenti e visibili e ci strappiamo le vesti di fronte a reati verso i quali è impossibile girarsi dall'altra parte... Ma nei quartieri popolari la legalità sono anche le donne che non parlano o quelle che giustificano certi episodi, per mentalità, cultura di origine. Il progresso sono i diritti per tutti: senza quelli delle donne il patto sociale europeo viene meno. In una città come Milano è bene ricordarlo.

Ci sono state una serie di difficoltà che permangono nel nostro caseggiato. Abbiamo impostato da subito una battaglia per la legalità e il ripristino e il rispetto delle regole. Di poche "regole" ma essenziali per la buona convivenza e garantire a quelle persone deboli e disagiate di poter vivere nel nostro caseggiato senza essere costantemente molestati. Insomma si trattava di ripristinare lo Stato di Diritto e non quello delle prepotenze, delle angherie, delle minacce, delle aggressioni. Perchè di questo stiamo parlando.

C'era una sorta di storia collettiva falsa che veniva raccontata, creata ad hoc, da alcuni, congolandosi in un ghetto socio-culturale avulso, estraneo al quartiere circostante, dietro alla quale si celava molto disagio sociale ma anche diverse attività criminose. Abbiamo dovuto togliere il velo e questo ha fatto male, molto male ad alcuni. Si trattava di rompere un equilibrio e di crearne uno nuovo, che di solito all'inizio è sempre un disequilibrio instabile. Quindi di fatto avviare un processo di cambiamento a tappe forzate, una sorta di percorso ad ostacoli che non è ancora del tutto finito.

Crogiolarsi nel problema sociale è inutile anzi perfino dannoso per le generazioni successive: il problema va affrontato e risolto. Uno degli aspetti del cambiamento è proprio questo: come risolvere i problemi, sempre che ci siano i soggetti interessati a volerlo fare, altrimenti si aprono i conflitti. Questi ultimi, i conflitti, di solito si pensa ad eliminarli, a negarli, invece il conflitto è rigenerante, si passa da un equilibrio ad un altro. Bisogna tentarlo di gestire il conflitto, ma nessuno mai sa come andrà a finire, quale sarà il suo esito. E di solito il conflitto è generato da scale di valori diverse a cui le persone aderiscono e sulle quali si confrontano/scontrano. Di solito nei gruppi dove i loro membri appartengono allo stesso sistema valoriale non accadono. Accadono, invece, quando il gruppo non è più omogeneo in termini socio-culturali. 

Qual è il suo giudizio sulle politiche abitative di Regione e Comune?

Serve più coraggio, una visione generale ed affidarsi a chi per esperienza ultra ventennale di casa e quartieri popolari milanesi conosce tutto.

Per questa ragione il nostro comitato ha sostenuto di non mettere insieme sempre tutti coloro che hanno problemi sociali, ma di inserire anche gente cosiddetta "regolare" che lavora, che in un certo qual modo è inserita nel "sistema".

Noi siamo per un mix sociale degli inquilini e sosteniamo riforma delle leggi regionali che garantiscano parità di trattamento di fronte al bisogno sociale: tanto nel pubblico, quanto anche nel privato e nel privato sociale. 

Anche Aler ne beneficerebbe per il suo bilancio perché salvaguardando la funzionale sociale dell'edilizia pubblica si creerebbe l'opportunità equilibrata di maggiori entrate certe facendo ripartire servizi di qualità e manutenzioni ordinarie. 

Prossimi appuntamenti?

Il 21 Ottobre manifestazione per la Legalità sotto la sede Aler Viale Romagna 26: hanno convocato l'Osservatorio Aler sui quartieri ma non vogliono discutere di come l'azienda si debba occupare di far rispettare il regolamento di condominio... Solo di occupazioni abusive vogliono discutere ma è chiaro lì fa tutto il Questore e i suoi uomini della Polizia di Stato, mentre sul regolamento di condominio tocca ad Aler assumersi responsabilità. E cercano di scansarsi... Hanno già aderito comitati della Barona e del Giambellino, ma contiamo di essere in diversi. 

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    biblioteca di quartiereluciano vaccacase popolari


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