Interventi a supporto degli investimenti in ricerca, innovazione e prima industrializzazione. Interventi per la riqualificazione del capitale umano -come l’incentivazione fiscale di progetti di formazione, re-skilling e up-skilling- e finanziari a sostegno delle imprese e delle aggregazioni di imprese. Sono questi gli elementi necessari ad assicurare alla filiera produttiva dell’automotive un’adeguata presenza industriale su scala internazionale e vantaggio competitivo nel futuro. Per tale scopo l’Anfia sta dialogando con i ministeri competenti affinché le sue proposte di politica industriale vengano inserite nel Recovery Plan in fase di definizione. A questa sintesi porta lo studio sul futuro dell’automotive commissionato dall’Associazione a lla società di consulenza Roland Berger. Lo scopo è di analizzare le carenze e le potenzialità della filiera dell’auto su cui puntare in un prossimo futuro. Ad oggi, la filiera italiana, pur potendo contare su importanti realtà industriali già affermate sulle tecnologie dell’auto di domani ed affiancate da iniziative di ricerca promettenti su materiali del futuro, presenta in generale un panorama frammentato, che evidenzia la necessità di una maggiore collaborazione e aggregazione tra i player. Il portafoglio tecnologico dell’Italia, rileva lo studio, è tuttora maggiormente esposto sui moduli tradizionali, mentre le imprese del comparto non hanno ancora raggiunto un posizionamento abbastanza forte sui domini emergenti ed in forte crescita; è determinante cambiare passo accelerando processi di trasformazione radicale con al centro l’innovazione, anche attraverso strategie di open innovation, per favorire a livello domestico lo sviluppo di queste tecnologie.
“Per ottenere un buon posizionamento sulle tecnologie emergenti, l’Italia deve tra l’altro diventare attrattiva per attori esteri leader tecnologici a livello globale, che con la loro presenza intelligente sul territorio, darebbero ulteriore impulso all’importante ecosistema che si va creando”, dice Marco Stella, presidente del Gruppo Componenti di Anfia. “Una partita importante, inoltre, si giocherà sull’idrogeno. Come Paese e come filiera, non il settore non può permettersi di perderla, perché ci sono tutte le competenze e le capacità per diventare leader tecnologici, anche nella sua applicazione nel trasporto pesante, sia di merci che di passeggeri. Costruttori e componentistica ci credono e ci stanno già lavorando, l’auspicio è che alle parole del governo seguano investimenti e sostegno allo sviluppo industriale”.
“Le grandi trasformazioni che l’industria automotive stava già vivendo prima della pandemia da Covid-19 - sostiene Andrea Marinoni, senior partner Roland Berger- non sono reversibili, ma ne stanno subendo l’impatto in maniera differenziata. Si avverte una spinta ulteriore verso i processi di digitalizzazione, avendo in questi mesi gli strumenti digitali espresso tutto il loro potenziale su varie tipologie di servizi. Anche l’elettrificazione della mobilità ha guadagnato terreno a seguito dell’emergenza sanitaria, grazie a un’accresciuta sensibilità verso i temi della sostenibilità e, soprattutto, alle misure di sostegno alla domanda in questo segmento, che ha mostrato un andamento delle vendite in controtendenza. Più svantaggiato e controverso, invece, l’impatto sullo sviluppo della sharing mobility -penalizzata dalle esigenze di distanziamento sociale- e del veicolo autonomo, che ha visto frenare la sperimentazione e gli investimenti in ricerca e sviluppo. Il cambiamento tecnologico, spinto in particolare da elettrificazione e digitalizzazione dei veicoli, apre opportunità di mercato per la filiera della componentistica italiana a condizione che ciascuna azienda realizzi un'agenda per la trasformazione. Ai fornitori di riferimento nei moduli prodotto tradizionali, il compito di conquistare un peso ancora più forte nei confronti delle case auto, con soluzioni a maggiore valore aggiunto e gestendo la transizione dai prodotti puri meccanici a quelli intelligenti. La sfida più alta riguarda lo sviluppo di moduli nei quali il Paese mostra un gap tecnologico costruendo nuove competenze e puntando all'innovazione radicale, favorita da un ecosistema attrattivo per investitori globali e dal contatto con il mondo delle start-up".
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