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Economia
Auto elettrica, Electra punta 200 milioni per 500 hub di ricarica rapida

Electra investe 200 milioni in Italia per 500 hub di ricarica ultrarapida

“Abbiamo un obiettivo ambizioso: investire 200 milioni di euro nei prossimi tre anni per creare 500 hub di ricarica rapida per le auto: un totale di circa 3.000 colonnine che consentono di fare un pieno di energia in circa 30 minuti”. Eugenio Sapora è il nuovo country maanger di Electra, azienda francese specializzata proprio nella ricarica ultraveloce per veicoli elettrici. Perché il futuro è chiaro: l’e-car rappresenta oggi solo l’1,5% dei 326 milioni del parco auto europeo, ma toccherà quota 65 milioni entro il 2030 e raddoppierà a 130 milioni entro il 2035, anno in cui sarà vietato vendere auto a combustione.

L’obiettivo di Electra è creare una rete capillare di hub supercharger, stazioni che garantiscono una ricarica completa del veicolo in 15-30 minuti, alimentate con energia sostenibile e distribuite in spazi e parcheggi pubblici e privati di supermercati, grandi negozi, catene alberghiere, autogrill autostradali. Il tutto assicurando agli utenti accessibilità H24 e zero code, grazie alla possibilità di prenotare in anticipo la postazione di ricarica attraverso la app. Affaritaliani.it ha potuto intervistare in esclusiva il country manager Eugenio Sapora.

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Eugenio Sapora

Sapora, una domanda un po’ marzulliana: come ci abitueremo a impiegare il tempo? Oggi per fare il pieno servono due minuti, con l’auto elettrica, se con ricarica ultra-veloce, ce ne vogliono 30…

È vero: cambia completamente la concezione, anche con la tecnologia più all’avanguardia. E questo crea delle domande e delle riflessioni. Dove si fermeranno le persone? L’attuale rete di rifornimento è adatta? Bisogna cambiare quello che chiamiamo il comportamento dell’utente. Se si installa uno dei nostri super-charger davanti a un supermercato o a un luogo in cui si deve fare l’aperitivo è perfetto. Cambia la fruizione degli spazi urbani, per questo come Electra vogliamo posizionarci in zone con forte traffico e con qualcosa nelle vicinanze da fare.

Ci spieghi meglio: la vostra tecnologia in che cosa differisce dalle altre?

È una questione di potenza: oggi le colonnine da 22 kw hanno due punti di ricarica che devono “dividersi” il totale. Se però ne applichi 150 per ogni hub hai ovviamente modo di abbattere i tempi. Solo che ovviamente hanno delle dimensioni e delle difficoltà d’installazione maggiori. Oggi ci sono circa 35mila punti di ricarica in Italia, di questi un migliaio hanno potenza superiore ai 150 kW. Noi vogliamo portare circa 3.000 punti di ricarica ultra-veloce. Un vero salto in avanti per la rete italiana.

Una ricarica più rapida costa di più di una tradizionale?

Tendenzialmente il prezzo varia in funzione della potenza erogata, quindi la risposta breve è che si pagherà qualcosa in più. La risposta più lunga è che in realtà moltissimo dipenderà dal costo dell’energia, perché a oggi è vero che è crollato rispetto all’estate scorsa, ma rimane ancora abbastanza alto rispetto alla media degli ultimi anni. Ecco, il vero prezzo sarà determinato più dalle condizioni di mercato che dalla potenza.

C’è anche un tema di fattibilità: l’installazione di questi hub non è esattamente una passeggiata…

Decisamente no, e infatti è molto importante il dialogo con gli operatori di grid connection. Un hub di supercharger, a differenza di una colonnina a bassa potenza, necessita di uno studio approfondito per capire come far arrivare l’energia. E poi bisogna fare i conti con l’ambiente circostante: una cabina è un “cubotto” di 15 metri quadrati, alto 2,5 metri.

Voi come farete a installare queste cabine?

Cerchiamo prima di tutto di mascherarle, di renderle piacevoli anche dal punto di vista estetico, in modo da integrarsi con l’arredo urbano. Ma noi guardiamo soprattutto a zone più periferiche rispetto al centro, densamente abitate, dove c’è più spazio e dove queste costruzioni danno meno nell’occhio.

Avete già avviato delle interlocuzioni?

Sì, con diverse città ma per il momento manteniamo un certo riserbo sulla cosa. Vogliamo investire 200 milioni nei prossimi tre anni per ottenere i risultati che ci siamo dati.

Per il momento l’auto elettrica è una cosa da ricchi. Quanto manca perché si arrivi ad avere un’utilitaria a batteria?

Sono molto ottimista: i costruttori stanno profondendo investimenti pesanti e ci sono anche i finanziamenti dell’Ue. In genere quando si iniziano a creare catene di montaggio importanti i costi si abbattono. E poi l’auto elettrica è meno dispendiosa di quella a combustione perché non ha i costi di manutenzione del motore a benzina.

Un’ultima domanda: l’auto elettrica funziona come i cellulari? Si può attaccare alla rete quando si vuole e ricaricarla anche per brevi momenti?

Sì, in teoria sì. Ma bisogna ricordare che all’inizio, diciamo tra il 10 e il 50%, la ricarica è più rapida, poi rallenta.

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