Troppi dipendenti in Banca Intesa. Ecco la bozza del piano industriale
di Andrea Deugeni
@andreadeugeni
Non ci sono ancora i numeri, anche se un indicatore del rendimento del capitale e cioè il Roe (return on equity), l'amministratore delegato di Intesa Carlo Messina lo ha già comunicato al mercato, facendo sapere che sarà di oltre il 10% nell'arco di tutto il piano industriale (secondo un sondaggio Abi-Ubs condotto presso grandi investitori internazionali la soglia minima per rendere le banche italiane appetibili sul mercato una volta superata la crisi è del 9%). Ma il piano industriale di Intesa-Sanpaolo, che il Ceo presenterà alla comunità finanziaria il 28 marzo dopo la doppia approvazione dei consigli di sorveglianza e di gestione (in agenda il giorno prima), è già pronto. Almeno nelle grandi linee di intervento.
In una bozza circolata in banca dal titolo "Solidarietà e coesione per una banca semplice a sostegno di famiglie e imprese", paper di cui Affaritaliani.it ha preso visione (e pubblica integrale sotto), la prima banca italiana per numero di filiali parte da una ricognizione dello scenario economico in cui l'istituto di credito opera, per passare poi a un'analisi dei risultati economici del settore bancario italiano nel suo complesso (risultati comparati anche con quelli dei principali Paesi europei) e alle strategie per recuperare redditività.
La bozza conclude la riflessione tracciando i contorni del modello di banca a cui Intesa deve rifarsi. E cioè "una banca commerciale che opera trasformando il risparmio in credito a sostegno di famiglie e imprese per lo sviluppo del territorio di riferimento assicurando agli stessi assistenza e consulenza anche al di fuori della rete fisica su prodotti bancari ed extra bancari".
Nella testa di Messina, per il prossimo triennio, Intesa-Sanpaolo sarà quindi "una banca che sceglie di concentrarsi sempre di più sulle funzioni commerciali e di consulenza e cioè sulle relazioni con la clientela da sviluppare e svolgere sul territorio, anche al di fuori della rete fisica, con dei tempi e delle modalità innovative che avvicinino ulteriormente la banca a tutti coloro che ad essa si rivolgono".


A pagina 36, Messina e i suoi collaboratori spiegano che il recupero della redditività passerà attraverso "una profonda riflessione sulla produttività e sul complesso dei costi operativi e, in questo ambito, sulla struttura organizzativa, sui modelli di servizio e sul dimensionamento della rete degli sportelli."
All'interno di questi interventi, oltre alla già avviata razionalizzazione delle società prodotto (vedi polo Mediocredito) rientreranno anche la chiusura delle filiali non in utile e che si sovrappongono sul territorio, oltre alla riduzione del numero dei marchi con cui Intesa opera sul territorio che verranno accorpati secondo la geografia delle principali fondazioni presenti nell'azionariato del gruppo.
Il recupero della redditività passerà anche attraverso il recupero di efficienza del personale che in italia arriva a oltre 65mila lavoratori (oltre 94 mila in tutto il gruppo): la leva principale sarà la riqualificazione professionale che prevede "l'individuazione di nuovi mestieri" (agenti e promotori con il delicato tema dell'inquadramento contrattuale di queste nuove figure), elemento utile per "fronteggiare e/o minimizzare", ammette la banca, "l'oggettivo eccesso di manodopera che interessa il gruppo" (indiscrezioni parlano di un'eccedenza strutturale di almeno 10mila unità).
Infine, Intesa ha in previsione di agire sulla voce dei costi, ricorrendo anche alla "moderazione salariale".