Banche, risiko non più rinviabile. Mission impossible salva-dividendi
Cresce la pressione sugli istituti di credito per arrivare ad aggregazioni che garantiscano robuste sinergie sfruttando l’opzione Quota 100. Che però...
A scambiarsi corrispondenze non solo d’amorosi sensi saranno verosimilmente banche di media dimensione che presentino robuste sovrapposizioni territoriali, tali dunque da generare significative sinergie attraverso l’eliminazione degli sportelli “doppioni” (da valutare di volta in volta in base alla redditività attuale e prospettica). Saranno, insomma, matrimoni d’interesse più che d’amore, in cui si andranno a integrare banche fino a ieri rivali sullo stesso territorio, o complementari come offerta di prodotti e servizi.
Nel primo caso, accanto a chi la ristrutturazione ha già dovuto avviarla come Mps, Banca Carige e Banca popolare di Bari, i nomi citati più spesso restano quelli di Banco Bpm, Ubi Banca, Bper Banca, ma anche Credito Valtellinese e Banca popolare di Sondrio, oltre al Credem (finora un “primo della classe” ma in prospettiva destinato a decidere se essere preda o polo aggregante). Nel secondo si guarda con interesse ad Azimut, a Banca Generali e a FinecoBank che potrebbero far gola a istituti come Mediobanca, ma non solo.
Il tutto senza dimenticare che nel 2020 la fintech e l’insurtech sono ormai qualcosa di più che una promessa e che ci si sarà mosso per tempo (come Intesa Sanpaolo con Banca 5) potrà cogliere i benefici della progressiva “disruption” ad esempio nel settore delle microtransazioni e più in generale dei servizi di pagamento. Chi invece resterà indietro rischia di dover affrontare una ulteriore difficoltà lungo il percorso già tortuoso che porta al recupero di una buona redditività necessaria a garantire l’erogazione stabile di dividendi ai propri azionisti.
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