Economia
Banche venete, il premio da 1,5 miliardi della Borsa per Intesa. I nodi

Esuberi, filiali, sofferenze e Unione bancaria: tutti i dettagli ancora poco chiari del salvataggio veneto orchestrato da Intesa Sanpaolo
Quanto ai crediti, Intesa è intenzionata ad acquisire crediti "in bonis" non ad alto rischio per 26,1 miliardi (oltre ad attività finanziarie per 8,9 miliardi, e crediti fiscali per 1,9 miliardi), ma anche crediti sempre "in bonis" ma "ad alto rischio"per 4 miliardi, e tuttavia Messina avrà tempo fino a 3 anni dall'acquisizione per girarli alla Sga (che si prenderà sin d'ora in carico 18 miliardi lordi di sofferenze odierne delle due banche assieme, valutati 10 miliardi netti, a 2 miliardi di partecipazioni, asset per i quali stime preliminari della Commissione Ue prevedono una perdita attorno ai 3 miliardi) se essi dovessero essere classificati come sofferenze o inadempienze probabili.

E ancora: vengono rilevati 23 miliardi di raccolta indiretta di cui circa 10,4 miliardi di risparmio gestito, ma non è chiaro che destino avrà il 40% di Arca Sgr che in queste settimane era stato fatto oggetto di trattative con Bper e Banca popolare di Sondrio per una cessione. Mentre una nota di Veneto Banca ha precisato che Banca intermobiliare di investimenti e gestioni (9,2 miliardi di patrimoni amministrati e gestiti, controllata dall'istituto all'80,46%) "continua la sua operatività in maniera ordinata, assicurando la continuità dei rapporti in essere con la clientela" e non è stata acquisita da Intesa Sanpaolo. Tutta da valutare, infine, le conseguenze, anche per Intesa Sanpaolo (oltre che in generale per le banche italiane ed europee) degli eventuali contraccolpi che l'operazione comporterà per il futuro dell'unione bancaria e fiscale europea.
Perché, nonostante tutti i dinieghi, è evidente che difficilmente la Germania vorrà proseguire in un processo in cui, come prossimo step, i Paesi membri della Ue dovrebbero essere pronti a contro garantire i depositi delle banche degli altri paesi come fossero propri. A pensar male si potrebbe anzi pensare che Berlino abbia acconsentito oggi ad uno "strappo" alle regole per poter domani chiamarsi fuori e cassare definitivamente un processo che ha finora accolto con grande freddezza. In quel caso per le banche tricolori, Intesa Sanpaolo compreso, potrebbe tornare a salire il rischio percepito dai mercati e pertanto il costo del funding.
Insomma, sarà vero come dicono gli analisti del Credit Suisse che la soluzione trovata è "positiva per Intesa Sanpaolo e un lieto fine per il sistema bancario italiano", ma non è detto che il conto finale del "bailout" veneto si possa quantificare tout court nei 5 miliardi "anticipati" dallo stato italiano, nei 3 miliardi di perdite potenziali sugli Npl rilevati che stima la Ue o in un tutto sommato trascurabile (a livello di sistema) impatto sulla forza lavoro e di questo anche Intesa Sanpaolo, oltre ai contribuenti italiani, dovrà tenere conto.