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Economia
Bayer annuncia la soppressione del marchio Monsanto

Bayer: annuncia la soppressione del marchio Monsanto 

 

Il colosso chimico farmaceutico tedesco Bayer annuncia la soppressione del marchio della statunitense Monsanto, dopo l'acquisto dei pesticidi e degli ogm della stessa Monsanto. Bayer precisa che intende completare il 7 giugno l'acquisizione di 63 miliardi di dollari e che tutte le autorizzazioni necessarie sono state ottenute. Bayer ha anche annunciato che emettera' 75 milioni di nuove azioni per rastrellare 6 miliardi di dollari, che dirottera' verso questa operazione. Bayer diventerà così l'unico azionista di Monsanto il 7 giugno. Bayer rimarrà il nome dell'azienda. Monsanto non sarà più un nome aziendale. La società ha dichiarato che i prodotti acquisiti manterranno i loro marchi e diventeranno parte del portafoglio Bayer.

Secondo l'approvazione condizionata del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, l'integrazione di Monsanto in Bayer può avvenire non appena le cessioni di Basf sono state completate. Questo dovrebbe avvenire tra circa due mesi. Bayer prevede un contributo positivo all'utile base per azione a partire dal 2019. Dal 2021 in poi, il contributo dovrebbe essere una percentuale a due cifre. Aggiustata per le cessioni, Bayer prevede che le sinergie forniranno un contributo annuo di 1,2 miliardi di dollari all'Ebitda a partire dal 2022.

Bayer ha annunciato l'intenzione di acquisire Monsanto a maggio 2016 e ha firmato un accordo per 128 dollari per azione nel settembre 2016. Attualmente corrisponde a un costo totale di circa 63 miliardi di dollari tenendo conto del debito di Monsanto.
 

"Raddoppieremo le dimensioni della nostra attività agricola e creeremo un motore di innovazione leader nell’agricoltura, posizionandoci per servire meglio i nostri clienti e sbloccare il potenziale di crescita a lungo termine nel settore", ha detto Werner Baumann, presidente del gruppo tedesco all'indomani del via libera dell'Antitrust.


Monsanto: il colosso degli Ogm, tra progresso e proteste
 


Monsanto è l'azienda considerata, a torto o a ragione, la madre degli Ogm, da sempre al centro di proteste e manifestazioni. L'azienda, nei suoi 115 anni di storia, si è conquistata la nomea di multinazionale piu' discussa del mondo, anche in virtu' di un passato che vede il marchio legato, ad esempio, all'agente orange, il micidiale diserbante che fu utilizzato dall'esercito statunitense contro le aree controllate dai vietcong. Secondo quanto riportato dal 'Guardian', durante la guerra le foreste e i terreni agricoli vietnamiti furono bombardati con 12 milioni di galloni della sostanza, ad elevato contenuto di diossina. Secondo la Croce Rossa, almeno un milione di persone subirono problemi di salute o svilupparono disabilita' in seguito all'esposizione. Eppure proprio il Vietnam e' oggi tra le decine di paesi in via di sviluppo che ha spalancato le porte alle colture Ogm brevettate dall'azienda, la cui divisione agricoltura avvio' ricerche citobiologiche gia' nel 1975, quando il settore alimentare non era ancora il core business dell'azienda, che nel 1982 divento' la prima al mondo a modificare geneticamente la cellula di una pianta. Tre anni fa verra' aperto un laboratorio di biologia molecolare altrettanto all'avanguardia.

Nella storia della Monsanto l'apertura di nuove frontiere della ricerca e il brevetto di articoli destinati a suscitare aspri dibattiti sono quindi due elementi indissolubili. Nel 1994 il gruppo sara' il primo al mondo a ottenere il via libera per la distribuzione di un prodotto biotecnologico: il Posilac, ovvero la somatotropina bovina, ormone della crescita la cui somministrazione ai capi di bestiame rimane proibita in tutto il territorio Ue, come in Giappone, in Canada e in numerosi altri paesi, laddove negli Usa, unico Paese a consentirlo, e' possibile vendere il latte delle mucche sottoposte al trattamento con il Posilac.

L'anno dopo sara' il turno dei Roundup Ready Soybeans, semi di soia Ogm in grado di resistere al glifosato. E' questo l'anno di nascita ufficiale degli Ogm per lo sfruttamento commerciale, partenza di una vertiginosa espansione che vedra' la compagnia, cresciuta a colpi di acquisizioni nel settore agrochimico, a diventare nel 2000 la Monsanto che oggi conosciamo, una volta scorporate e cedute alla Pfizer le attivita' nel campo farmaceutico. Un'espansione che si e' appoggiata soprattutto sui paesi in via di sviluppo, alle prese con una popolazione in forte crescita da nutrire, mentre una chiusura nettissima e' sempre arrivata dall'Europa.

Al centro di ampie proteste in questi anni contro Monsanto c'è anche il 'Roundup', dal 1975 uno dei prodotti piu' venduti del catalogo del gigante americano dell'agrochimica. Il diserbante a base di glifosato, utilizzatissimo per le colture di Ogm, al centro di numerosi studi e accuse di essere potenzialmente cancerogeno.

MONSANTO BAYER: COLDIRETTI, 63% SEMI IN MANO A 3 MULTINAZIONALI

Con l’acquisizione di Monsanto da parte della Bayer, dopo la fusione tra DuPont e Dow Chemical e l’acquisizione di Syngenta da parte di ChemChina, il 63% del mercato delle sementi e il 75% di quello degli agrofarmaci è concentrato nelle mani di sole tre multinazionali con un evidente squilibrio di potere contrattuale nei confronti degli agricoltori. E’ quanto afferma la Coldiretti (www.coldiretti.it) nel commentare la chiusura l'acquisizione di Monsanto da parte della tedesca Bayer decisa: per il 7 giugno per un prezzo di 63 miliardi di dollari. Il miliardo e mezzo di produttori agricoli mondiali sono stretti in una tenaglia da pochi grandi gruppi multinazionali che dettano le regole di mercato nella vendita dei mezzi tecnici necessari alla coltivazione e all’allevamento nelle aziende agricole, a partire dalle sementi, ma anche – sottolinea la Coldiretti – nell’acquisto e nella commercializzazione dei prodotti agricoli e alimentare. La perdita di potere contrattuale – continua la Coldiretti – si traduce in difficoltà economiche e occupazionali per gli agricoltori a livello globale, ma l’elevata concentrazione mette a rischio anche la libertà di scelta dei consumatori e gli standard di qualità e sicurezza alimentare, oltre che la stessa sovranità alimentare dei vari Paesi e la biodiversità dei singoli Paesi. E’ evidente la necessità per l’Italia di rafforzare il sistema dei Consorzi Agrari che sono l’unica struttura degli agricoltori italiani in grado – afferma la Coldiretti – di sostenere il potere contrattuale delle imprese agricole di fronte al crescente strapotere delle multinazionali nel mercato dei mezzi tecnici. Oggi i Consorzi agrari sono il riferimento di 300mila aziende diffuse capillarmente su quasi tutto il territorio, comprese le aree più difficili, ed hanno esteso la propria operatività, dall’innovazione tecnologica ai contratti di filiera, dalle agroenergie al giardinaggio, dalla fornitura dei mezzi tecnici alla salvaguardia delle sementi a rischio di estinzione e – conclude la Coldiretti – possono vincere la sfida del futuro con nuovi investimenti la sfida dell’agricoltura di precisione e dell’utilizzo dei big data.

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