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Economia
Benetton, addio al rafforzamento in Generali: Edizione rinuncia al 5%. Rumors

Benetton, addio al progetto di salire al 5% delle Assicurazioni Generali. Ponzano Veneto si ferma al 3,9% del capitale del Leone. Lo stallo su Autostrade per l’Italia, per cercare di sbloccare il quale un Cda straordinario di Atlantia potrebbe già in giornata accogliere “l’auspicio” giunto dal governo a ridurre la partecipazione dall’attuale 88% a meno del 50% così da far spazio a Cassa depositi e prestiti, non è il solo che da mesi pesa su Edizione Holding.

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Se il lockdown prima e la crisi economica scatenata dall’emergenza coronavirus poi non potevano non impattare fortemente sull’andamento dei business di natura industriale (sia per quanto riguarda il settore abbigliamento, sia per Autogrill e per il settore aeroportuale, oltre che per la stessa Aspi), più difficile è trovare una motivazione chiara del limbo in cui sembra finita la partecipazione in Generali. 

L’idea di salire di peso nel capitale dell’assicuratore triestino risale alla primavera del 2018, quando Schematrentatre Spa (controllata da Edizione Srl) si portò al 3,049% in parallelo alla salita al 4% di Francesco Gaetano Caltagirone (nel frattempo salito al 5,14%) e al 3,16% di Leonardo Del Vecchio (ora al 4,84%). In quel momento Mediobanca, storico azionista “di riferimento” in Generali da sempre in grado di esprimerne il top management, indirettamente indirizzandone le scelte strategiche, possedeva un 13% circa ma si era impegnata a scendere entro il 2019 al 10%.

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Una scelta, che però avrebbe dovuto servire a sottrarsi all'obbligo di dedurre la partecipazione dal calcolo del patrimonio di vigilanza, come le norme introdotte nel 2013 hanno invece reso necessario per gli investimenti “significativi” (ossia appunto sopra il 10%) effettuati da una banca nel capitale di altri soggetti del settore finanziario. Il rischio, apparente, era di lasciare Generali alla mercé del primo “squalo” che fosse stato disposto a investire almeno 3 miliardi di euro in titoli di Trieste per diventarne il nuovo azionista “di riferimento”, un azionista che la politica temeva poter non essere italiano. 

Da qui l’invito, accolto, ai gruppi italiani più solidi e liquidi ad arrotondare le loro partecipazioni (che si sommavano a quella del gruppo De Agostini, stabile da tempo all’1,7% ma ritenuta “non strategica”) per tutelare l’italianità della compagnia triestina. Senonché dopo solo pochi mesi la tragedia del Ponte Morandi prima e la scomparsa di Gilberto Benetton, la mente finanziaria della famiglia veneta, poi ha completamente rimescolato le carte per l'impero di Ponzano. 

banca generali
 

I rapporti col governo ed in particolare la componente grillina sono andati via via peggiorando, nonostante i tentativi fatti dal gruppo di recuperare il rapporto, prima rinnovando i vertici di Autostrade per l’Italia e Spea, poi avanzando un mix di proposte che “l’avvocato del popolo” Giuseppe Conte continua a sostenere essere “inaccettabili”. L’ipotizzato “do ut des” di un coinvolgimento nel salvataggio di Alitalia è saltato. 

Ora, secondo quanto riferiscono ad Affaritaliani.it alcune fonti vicine alla famiglia, anche la ventilata ulteriore salita al 5% in Generali, finita su un binario morto, pare essere stata definitivamente archiviata. Anche perché dopo la scomparsa di Gilberto le divisioni tra i vari rami della casata sembrano essersi accentuate, come testimonia il protrarsi dell’interregno in Edizione Holding di Gianni Mion, classe 1943, natio di Vo’ Euganeo, in ottimi rapporti coi Marzotto e con Del Vecchio (Mion è amministratore indipendente di EssilorLuxottica) ed uomo che ha inventato l’architettura finanziaria del gruppo di Ponzano Veneto. 

Richiamato nel 2019 come presidente di Edizione (di cui era già stato Ceo e vice presidente dal 1986 al 2016), Mion è de facto il numero uno della holding dei Benetton in attesa che la famiglia scelga se nominare tra i suoi membri il nuovo Ceo. La quadra non è ancora stata trovata (ecco il perché del rinvio della nuova assemblea di Edizione sul tema della governance al 21 luglio), ma secondo quanto riferiscono le fonti, Mion dovrebbe restare fino alla risoluzione del rebus. E i rumors sulla indisponibilità del manager per un altro mandato sono più legati a un cercare di accrescere il proprio peso negoziale con i diversi rami della famiglia. 

Insomma, fra business industriali, il destino incerto di Atlantia-Aspi e il complicato rebus della governance, troppi i fronti aperti per i Benetton, costretti ad archiviare il vecchio dossier del rafforzamento di Edizione nella compagnia assicurativa del nuovo dominus Leonardo Del Vecchio. 

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