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Economia
Bitcoin, crollo verticale di un bene considerato non più sicuro né affidabile

Bitcoin, crollo verticale di un bene troppo rischioso

Mai come ora l’Eldorado dei Bitcoin si sta dimostrando rischioso e sensibile più di ogni altro investimento al mondo. Da novembre infatti, da quando cioè la criptovaluta aveva toccato l’incredibile massimo storico di 70000 dollari, il valore, a gennaio, si è dimezzato. Due i motivi principali:  paura degli investitori di rischiare con la certezza dei rialzi dei tassi americani e le restrizioni sulle estrazioni nelle miniere in Russia, uno degli epicentri dell’attività. Il crollo verticale del bitcoin, ha evidenziato due limiti delle criptomonete in generale e cioè che non siano più un rifugio sicuro contro l'inflazione e nemmeno abbiano la capacità di sopportare turbolenze come i sostenitori volevano far credere.

Bitcoin, considerato dagli investitori l'asset più rischioso

E adesso le tensioni in Ucraina hanno fatto emergere ancora più chiaramente i limiti. La conferma di ciò viene proprio da alcune piattaforme di trading come Criptan che sostengono che quando i mercati sono negativi gli investitori lascino gli asset più rischiosi e il bitcoin è considerato il più rischioso. Anche se i pareri sono discordi è chiaro che il programma di rialzo dei tassi della Federal Reserve americani così come ha provocato cali nei mercati borsistici tradizionali ha influenzato in negativo il mondo delle criptovalute. L’ultimo pesante colpo è arrivato dalla Russia. La banca centrale russa intende vietare il trading, il “mining” di bitcoin e l'attività di scambio della criptomoneta tra istituzioni finanziarie. Il motivo? La convinzione che rappresenti una minaccia alla propria sovranità monetaria, alla stabilità finanziaria del paese e a quella dei cittadini esposti al rischio di gigantesca bolle speculative. Senza dimenticare il tema ambientale in quanto l'estrazione dalle miniere  richiede un'enorme quantità di energia. Rimarrebbe comunque libero il mero possesso.

Bitcoin, la Russia lo considera una minaccia alla stabilità finanziaria del paese

La Russia è il terzo paese al mondo per attività minerarie, dietro a Stati Uniti e Kazakistan. Ma pure in quest'ultimo Paese si comincia a contrastare il fenomeno. Anche la Cina ha vietato le transazioni di criptovaluta, rendendo illegale il mining e persino la pubblicità di tali valute. E comincia a dubitare sul grande sogno del bitcoin anche Nayub Bukele, presidente di El Salvador, prima nazione al mondo a incorporare una criptovaluta come valuta legale. Nessuno al momento sa come potrebbe davvero finire questa tempesta. Il mondo delle criptovalute è gigantesco, si parla di un mercato da 1,5 trilioni di dollari coperto dal bitcoin solo per il 42%. Solo 5 tra le 200 criptovalute, secondo gli analisti, si sono difese dai crolli. Ethereum ad esempio la seconda criptovaluta la lasciato sul terreno oltre il 50% del valore. Senza parlare dei grandi investitori istituzionali come l'azienda di Elon Musk che ha investito 1.250 milioni di euro o come la software house americana MicroStrategy, una delle società più coinvolte in bitcoin, che ha perso in borsa in un mese il 38% del suo valore. Come finirà? Nessuno puo’ dirlo ma la storia “magica” delle criptovalute, di quello che viene chiamato “oro digitale” sembra essere ancora lontana da sapere  che tipo di finale o di nuovo inizio voglia scrivere.

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