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Economia


 

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Non importa quante rassicurazioni giungano al mercato da parte di esponenti della Federal Reseve, siano essi presidenti delle singole Fed regionali e membri del board o finanche il presidente Ben Bernanke, che continuano a ribadire che la banca centrale americana manterrà i suoi sostegni alla ripresa (ossia il programma di acquisto di bond sul mercato e tassi prossimi allo zero) ancora a lungo e comunque finchè ce ne sarà bisogno. Complici gli ultimi dati macro, apparsi più incoraggianti delle attese, molti investitori si sono convinti che se non l'interruzione almeno un rallentamento degli acquisti di bond sul mercato (che al momento avvengono al ritmo di 45 miliardi di T-bond al mese e parallelamente 40 miliardi di bond legati al comparto immobiliare, sempre su base mensile).

Con questi acquisti (noti col termine di "quantitative easing") la Fed in pratica continua a iniettare denaro nel mercato, nella speranza di far accelerare la crescita così da riportare la disoccupazione almeno sotto il 6,5% a patto che l'inflazione non risalga oltre il 2,5%. A fine aprile la disoccupazione era pari al 7,5% (dal 7,6% del mese precedente) e l'inflazione all'1,1 (dall'1,5% di fine marzo). Basterebbero questi due dati per capire che i mercati non temono realmente un evento a breve scadenza, semmai provano a indovinare quanto lontano esso sia ancora e intanto approfittano di qualche tensione proveniente dal Giappone (dove i tassi sui titoli a lungo termine sono risaliti sopra l'1%) per stornare dopo mesi di continua corsa al rialzo.

Sembra insomma essersi aperta, a Wall Street e di conseguenza sulle maggiori piazze mondiali (facendo un caso a parte quelle emergenti, che semmai sono sensibili alla decelerazione delle economie cinesi, indiana e brasiliana), una fase laterale che fa discutere gli analisti con alcuni che temono possa essere una fase di distribuzione che preclude ulteriori e più consistenti arretramenti degli indici e altri che la ritengono una salutare pausa di consolidamento, specie per i mercati azionari, in vista di una ripresa del trend di crescita.

In questo frangente cosa può fare un investitore per evitare rischi eccessivi e semmai migliorare il rendimento del proprio portafoglio? Se non avete titoli di stato a lunga scadenza, T-bond o Btp che siano, non è ancora il caso di farsi tentare dall'acquistarli, perché le quotazioni resteranno volatili ancora a lungo e tendenzialmente decrescenti. Si potrà dunque acquistare meglio (a tassi più convenienti) in futuro, il che ovviamente significa che se possedete titoli a lunga scadenza è invece il caso di venderli e portare a casa le eventuali plusvalenze prima che svaniscano.

Se invece avete titoli di stato sotto i 3 anni o obbligazioni corporate non vi sarete quasi accorti delle tensioni recenti e potete tranquillamente mantenere i vostri investimenti in essere sino a scadenza, semmai sfruttando l'ulteriore restringimento degli spread tra paesi emittenti "core" e periferici (e dunque preferendo titoli italiani e spagnoli a quelli tedeschi, americani o francesi, per non dire giapponesi) oltre che tra titoli di stato e obbligazioni corporate (il che significa continuare a privilegiare questi ultimi) per portare a casa qualche extra profitto.

 

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