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Economia
Caro-bollette: in 33mila in piazza al grido di "noi non paghiamo"

Manifestazioni contro il caro-bollette: "Noi non paghiamo"

Migliaia di persone che protestano per le bollette ormai divenute insostenibili. Sono oltre 33mila e sono rappresentati da imprenditori, precari, disoccupati, artigiani. Il governo Meloni è in carica da poco più di 48 ore e ha già la sua prima gatta da pelare: il caro-energia, nonostante un prezzo del gas in calo, rischia di tramutarsi in una catastrofe sociale. Ecco perché nelle prossime settimane è lecito immaginare che manifestazioni come quella di oggi si moltiplichino. Il corteo, al grido di "Noi non paghiamo le bollette", è solo la punta dell'iceberg di un movimento che conta comitati in una ventina di regioni che organizzano ogni giorno banchetti e proteste.

E uno dei loro quesiti di battaglia è: “Perché lo Stato spende miliardi per comprare le armi da mandare in Ucraina e noi siamo abbandonati?”. Francesco Tramontano di Napoli, 35 anni, laureato in Storia, lavori saltuari, è uno dei leader anche se, spiega in un’intervista all’AGI, “siamo un’organizzazione orizzontale, ben radicata sul territorio, in cui i portavoce cambiano di volta in volta”. Trentatremila è il numero dei sottoscrittori del ‘manifesto’ dei ‘Noi non paghiamo’, così si definiscono per brevità nel logo giallo e nero affisso in strade e negozi, proposto su una piattaforma in cui si confrontano gli attivisti e i sostenitori

“Un numero che è una goccia nel mare dei 5 milioni che già non avrebbero pagato le bollette - dice -. Noi ci siamo dati come termine ultimo il 30 ottobre per cominciare con le revoche delle domiciliazioni bancarie: se non avremo aiuti inizieremo a non pagare. Del resto l’aternativa è: ‘O pago, o non metto il piatto in tavola’. Intanto, ci stiamo confrontando con gli avvocati su come procedere in modo da non danneggiare ulteriormente chi già sta subendo la crisi. Non siamo per il ‘muro contro muro’, se avremo risposte ci fermeremo”. Al momento, il possibile abbassamento dei costi delle bollette grazie all'accordo europeo non li rasserena. Il movimento è nato propria nella città campana, “in modo spontaneo e a Napoli ha raccolto tantissimi disoccupati e precari, poi è chiaro che si declina in base alle singole regioni, al nord ci saranno più piccoli commercianti”. 

Tra i temi spesso richiamati negli eventi in piazza, che culmineranno in un grande corteo previsto a Napoli il 5 novembre, c’è lo spiegamento di risorse per la guerra messo in relazione all’”inferno in terra” che sta vivendo chi fatica a pagarsi luce e gas.  “Ragioniamo sulle ricadute sociali che hanno le spese per la guerra - chiude Tramontano -. Quando giro per i mercati, la gente domanda: ‘Ma come, hanno tutti questi soldi per aiutare l’Ucraina e non per noi?'. E dietro questa domanda c'è un modello di società che trascura scuola, sanità, infrastrutture e ambiente che vorremmo cambiare dal basso. Partiti? Non ci interessa, siamo trasversali".

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