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Sta per diventare operativa a tutti gli effetti la Corte centralizzata a livello europeo dei brevetti. Il nuovo sistema potrebbe avere "conseguenze economiche e operative potenzialmente devastanti", secondo lo studio Trevisan&Cuonzo. “La Corte centralizzata dei brevetti potrebbe ostacolare, piuttosto che aiutare, la tutela dei brevetti all’interno dell’Ue, in particolare per le PMI, che dovevano essere invece le principali beneficiarie del nuovo sistema”. Vittorio Cerulli Irelli, avvocato dello studio legale Trevisan&Cuonzo spiega ad Affaritaliani.it quali potrebbero essere questo "conseguenze devastanti".  

Come nasce l'esigenza di una Corte centralizzata a livello europeo dei brevetti?

E’ un progetto su cui le istituzioni europee tornano regolarmente, e senza successo, da ormai quarant’anni. Negli ultimi mesi abbiamo però assistito ad una forte accelerata e non è da escludersi che veda la luce. La motivazione sempre richiamata dalla Commissione per l’istituzione di una corte centralizzata è quella di ridurre i costi per l’accesso alla tutela brevettuale per le piccole e medie imprese. Attraverso la creazione di un brevetto unitario, infatti, non sarà più necessario provvedere a tradurre il brevetto nelle lingue di tutti i paesi in cui si vuole ottenere protezione. Attraverso la creazione di una corte centralizzata con giurisdizione su tutto il territorio europeo si eviterà poi la necessità di instaurare più controversie in diversi paesi sullo stesso brevetto. Sarà infatti sufficiente instaurare una causa innanzi una sezione della nuova corte per ottenere tutela in tutta Europa.

Quali sarebbero gli effetti negativi sull'Italia?

Prima di rispondere a questa domanda penso che sia necessaria una critica di metodo. L’Italia si è opposta alla sola istituzione del brevetto unitario. Ciò in ragione del regime trilinguistico adottato (in base al quale i nuovi brevetti unitari saranno redatti solo in inglese, tedesco o francese). La posizione del nostro paese è quindi di contrasto al solo brevetto unitario e non alla creazione della Corte centralizzata (che è il vero fulcro del nuovo sistema). Ciò significa che se si dovesse giungere all’istituzione della Corte centralizzata con ratifica anche da parte dell’Italia, tutte le imprese italiane sarebbero soggette a tale nuovo sistema giurisdizionale, con effetti potenzialmente devastanti per larga parte della piccola e media impresa italiana, l’ossatura della nostra economia.

La stessa Confindustria, che si dichiara favorevole all'introduzione del nuovo sistema, sembra concentrarsi solo sul risparmio dei costi di traduzione che deriverebbe dalla creazione di un brevetto unitario. Il risparmio che verrebbe realizzato dalle imprese italiane sarebbe assolutamente marginale. I brevetti depositati dalle imprese italiane, infatti, hanno un’estensione territoriale media tradizionalmente limitata a pochissimi paesi. Non solo, nessuno ricorda che le imprese italiane depositano solo 4000 brevetti europei all’anno (e pochissime grandi aziende da sole coprono quasi il 50% di questo numero), a fronte degli oltre 50.000 brevetti depositati dalle aziende statunitensi ed agli oltre 30.000 brevetti delle imprese tedesche. In un tale scenario, il risparmio del costo delle traduzioni per le piccole e medie imprese italiane sarebbe chiaramente un beneficio insignificante.

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