Economia
Chiara Ferragni e la "cura dimagrante" per la sua società, dei 27 dipendenti del 2023 oggi ne rimangono soltanto 6
Nel bilancio di Fenice compaiono 210 mila euro destinati a buonuscite e accordi transattivi con i dipendenti lasciati a casa

Fenice, dei 27 dipendenti del 2023 oggi ne rimangono soltanto 6
La caduta di Fenice non si misura solo nei bilanci, ma anche nel numero di dipendenti rimasti. Alla fine del 2023, quando il Pandoro-gate travolse Chiara Ferragni, la società contava 27 lavoratori. Dodici mesi dopo, nel bilancio al 31 dicembre 2024, erano già scesi a 13. Oggi, secondo i documenti depositati in Camera di Commercio, e riportati da Open, ne restano appena sei. Quindi un taglio di circa il 78%.
Dietro questa sforbiciata c’è la mano dell’amministratore unico Claudio Calabi, il manager chiamato a rimettere in ordine i conti delle società dell'influencer. I ricavi sono crollati da 12,5 a 1,7 milioni di euro, con una perdita netta da 3,3 milioni, la cassa invece è passata da quasi 2 milioni a 3.929 euro. In pratica, spiccioli.
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Per evitare la liquidazione, Ferragni ha dovuto aprire il portafogli: un aumento di capitale da 6,4 milioni, che le ha portato il controllo quasi assoluto della società, con il 99,8% delle quote. Un’operazione di salvataggio, certo, ma a caro prezzo per chi lavorava in Fenice. Nel bilancio compaiono infatti 210 mila euro destinati a buonuscite e accordi transattivi con i dipendenti.
Non è l’unico fardello: nei conti figurano anche 1,78 milioni per cause legali già aperte, 2,45 milioni per possibili contenziosi con i clienti, più altri accantonamenti per vecchi affitti e controllate in difficoltà. Tuttavia, il piano 2025, almeno sulla carta, promette una cura drastica: taglio dei costi oltre il 50%, nuove linee di prodotto, più e-commerce e l’obiettivo di raggiungere il break-even operativo. Ma lo stesso Calabi non nasconde i dubbi: la sopravvivenza di Fenice dipenderà dall’esito delle cause ancora pendenti.
Intanto, in assemblea, non sono mancati i contrasti. Il socio di minoranza Pasquale Morgese ha votato contro i conti e contro la decisione di riconoscere a Calabi un compenso da 220 mila euro annui, retroattivo da gennaio 2025. Una svolta per chi, fino a ieri, si era presentato come “volontario” della causa Ferragni.
Insomma, nonostante l'imprenditrice digitale nelle scorse ore ha ufficialmente avviato i restyling di "Chiara Ferragni Brand", la sua Fenice entra nel 2025 ridimensionata e con appena sei dipendenti in servizio. Un guscio vuoto rispetto ai fasti del passato. Resta da capire se la società saprà davvero onorare il nome che porta e rinascere dalle ceneri, o se il Pandoro-gate resterà la sua pietra tombale.