Riforma delle popolari, Consob: "Attività anomale"
"Le analisi effettuate hanno rilevato la presenza di alcuni intermediari con un'operatività potenzialmente anomala, in grado di generare margini di profitto, sia pure in un contesto di flessione dei corsi". Con queste parole il presidente della Consob, Giuseppe Vegas, dipinge il quadro di attività borsistica in prossimità dell'annuncio della riforma delle Banche Popolari varata dal governo Renzi, riferendo sul monitoraggio dell'Autorità dei mercati in un'audizione sul dl banche nelle commissioni Finanze e Attività produttive della Camera.
Vegas ha sottolineato che si tratta di "soggetti che hanno effettuato acquisti prima del 16 gennaio, eventualmente accompagnati da vendite nella settimana successiva. Le plusvalenze effettive o potenziali di tale operatività sono stimabili in 10 milioni di euro". La riforma è stata annunciata nel Consiglio dei ministri del 20 gennaio.
Vegas ha però ricordato che "la data in cui è possibile assumere che il mercato abbia avuto una ragionevole certezza dell'intenzione del governo di adottare il provvedimento è individuabile nel 16 gennaio 2015. In tale data, a mercati chiusi, il presidente del Consiglio ha annunciato la riforma del credito cooperativo", mentre "il giorno in cui erano già circolate le prime indiscrezioni è determinabile nel 3 gennaio" scorso. E dal 3 gennaio al 9 febbraio "i corsi delle banche popolari sono saliti da un minimo dell'8% per Ubi a un massimo del 57% per Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio, a fronte di una crescita dell'indice del settore bancario - ha sottolineato - dell'8% circa; anche i volumi negoziati hanno fatto registrare consistenti aumenti".
"La Consob - ha aggiunto Vegas - ha monitorato con particolare attenzione l'andamento delle azioni delle banche popolari a partire dall'emersione dei primi rumors sulla riforma, e quindi sin dai primi giorni dell'anno, attraverso analisi e approfondimenti dell'operatività di tutti i principali intermediari in borsa e fuori mercato, inclusa l'operatività in strumenti derivati". E "l'analisi della dinamica delle quotazioni nel periodo antecedente al 16 gennaio evidenzia che i corsi delle azioni delle banche popolari hanno mostrato in media una performance negativa. Infatti, ad esclusione della Bpm, che ha fatto registrare un incremento del 9,59%, le azioni delle altre banche popolari hanno segnato ribassi significativi".
Di recente, si sono scatenate numerose critiche che hanno visto coinvolto anche il gestore Davide Serra, che opera da Londra con Algebris ed è notoriamente vicino al premier. Gli sono state mosse alcune critiche per l'aver preso posizioni sulle popolari, con il retropensiero che conoscesse i disegni del governo, ma ha risposto seccamente spiegando che si tratta di investimenti datati che non c'entrano con la riforma.
Vegaso ha espresso "un giudizio complessivamente positivo sulla riforma" delle banche popolari "anche nella prospettiva dell'apertura e dello sviluppo del mercato dei capitali" che "comporterà una maggiore contendibilità". La trasformazione in spa delle banche popolari può "consentire una maggiore opportunità di accesso al mercato dei capitali", un aumento della possibilità di controlli e, quindi, portare a "una governance più trasparente", ha spiegato Vegas.
Per quanto riguarda il diritto al recesso, previsto dal decreto legge, il presidente ha aggiunto che "sarebbe estraneo ai meccanismi delle società di capitali" ma questa prerogativa "è legata all'esigenza di non vanificare gli obiettivi della riforma".