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Economia
Coronavirus, l'Austria chiude il Brennero. A rischio 200 miliardi di export

Altro che controlli a campione (che i doganieri austriaci hanno già iniziato ad effettuare sul traffico proveniente dall’Italia): “Con l’estensione della zona protetta su tutta l’Italia, possiamo dire che saranno chiusi i confini” al Brennero “ad eccezione del traffico di rientro”. A dirlo non è qualche leader dell’opposizione in vena di polemiche col premier Conte e il suo “decreto #iorestoacasa”, ma il governatore tirolese Guenther Platter, secondo quanto riportato dall’agenzia Apa. 

Platter ha dipinto “situazione drammatica in Italia”, indicando come “ora serve calma e prudenza” e precisando che la chiusura de facto delle frontiere riguarderà anche il Passo Resia (tra Alto Adige, Svizzera e Tirolo) e Prato alla Drava (tra Alto Adige e Tirolo Orientale). Alle parole del governatore ha fatto eco il cancelliere austriaco, Sebastian Kurz:  "E' vietato entrare in Austria se non per motivi urgenti o per rimpatri". Al Brennero sono iniziati i controlli da parte degli operatori sanitari con il supporto delle forze dell'ordine.

Ancora prima di vedere se la Ue interverrà chiedendo all’Austria di mantenere aperti i confini o invece ratificherà la decisione, viene da chiedersi quanto pesi il traffico in transito dal Brennero sull’export italiano.

La tratta del Brennero è da sempre la più trafficata, essendo l’Austria uno snodo fondamentale sia per il Nord sia per l’Est Europa. Per capirci, la quantità di merci trasportata è di circa 50 milioni di  tonnellate nette all’anno, di cui circa il 70% viaggia su gomma (per il solo passo del Brennero transitano oltre 2 milioni di mezzi pesanti ogni anno) e il 30% su rotaia. 

Non è chiaro se Platter intendesse parlare di controlli su ogni singolo mezzo in uscita dall’Italia, di uno stop totale del traffico su gomma o di un’interruzione totale delle catene di approvvigionamento dall’Italia verso il Nord e l’Est Europa o peggio ancora dell’intero traffico in uscita ma anche in entrata (ipotesi plausibile solo in uno scenario in cui fossero completamente bloccati i valichi anche con Francia e Svizzera). 

A rischio sono ad ogni modo oltre 200 miliardi di euro l’anno di interscambio commerciale tra l’Italia e i paesi del “corridoio scandinavo”. In soldoni, si tratta di 3,85 miliardi di euro di scambi a settimana, circa 550 milioni di euro al giorno che rischiano di fermarsi con danni facilmente immaginabili non solo per le azienda italiane ma anche per i loro clienti, a partire da alcune tra le più importanti aziende manifatturiere tedesche.

Mentre Platter preannunciava le sue “bellicose” intenzioni a Piazza Affari il Ftse Mib faceva l’ennesima inversione ad “U” e passava da un +3% a un -3% nell’arco di meno di un’ora, prima di provare a limitare i danni, in scia alla voce di un ipotizzato stop per 15 giorni a ogni attività e ogni forma di trasporto all’interno della Lombardia. 

Nello stesso momento anche Francoforte (la Germania è come detto il più importante mercato di sbocco intra-Ue del settore manifatturiero lombardo e italiano in genere) cadeva da +2% a -1%. Chissà se anche stavolta la Consob guidata da Paolo Savona non ravviserà alcun intento speculativo nella diffusione di interviste e indiscrezioni a mercati aperti e nel conseguente scattare di ordini di vendita che hanno colpito tutto il listino italiano (e tedesco) con rare eccezioni a livello di titoli o settori.

Luca Spoldi

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