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Economia
Corte dei Conti: "Incertezze su ripresa". Padoan: "Ora investimenti"

Per ridurre il debito fino al 123,8% entro il 2018 servono altre scelte "non semplici sul fronte della spesa pubblica e sul sistema di intervento nell'economia a favore di famiglie e imprese". E' il monito lanciato dalla Corte dei conti nel Rapporto 2016 della Corte dei Conti sul coordinamento della finanza pubblica presentato in Senato. Nonostante siano state "avviate importanti riforme su un ampio spettro di temi determinanti per la crescita del Paese e sugli stessi meccanismi che regolano le relazioni tra i diversi livelli di governo - si legge -, la necessita' di mantenere i saldi di finanza pubblica su un percorso di rientro del debito e di riduzione della pressione fiscale richiede l'assunzione di non semplici scelte sul fronte della spesa pubblica e sul sistema di intervento nell'economia a favore di famiglie e imprese".

"La discesa del debito impone una progressiva riduzione del deficit, si tratta di una sfida difficile ma ineludibile", ammette il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, salvo ribattere che "la dinamica della spesa e' gia' sotto controllo. La spesa e' stabile in termini nominali, riducendosi progressivamente in termini reali". "La revisione della spesa attraverso una riallocazione delle risorse non implica necessariamente solo una sua riduzione ma anche una sua ricomposizione", ha precisato il ministro che ha parlato di risparmi gia' effettuati per "3,5 mld nel 2014, 18 mld nel 2015 e 25 mld nel 2016". E anche Yoram Gutgeld, consigliere politico di Palazzo Chigi, in un'intervista al "Foglio" fa sapere: "tagli fatti, basta austerita'". Il Governo punta sulla crescita, non a caso il ministro dell'Economia parla della volonta' di far ripartire gli investimenti coi risparmi ottenuti. Ma per la Corte "la ripresa, ancora debole, puo' trovare difficolta' a consolidarsi, anche per la sua caratteristica di asincronia ciclica rispetto ai principali Paesi partner".

"Incertezze gravano, pertanto, sugli andamenti 2016 alimentate, oltre che dal rallentamento degli scambi internazionali, anche dalle turbolenze dei mercati finanziari, connesse al rialzo dei tassi statunitensi e diffusi timori sul settore bancario in Europa", viene sottolineato nel Rapporto. Secondo la Corte, "determinante in questa fase sara', da un lato, la calibratura delle politiche economiche, per conciliare la stabilizzazione del ciclo con le esigenze di rientro del debito in tempi certi, come richiedono i mercati prima ancora dei vincoli europei; dall'altro, guardando piu' al lungo periodo, ma contribuendo fin d'ora a rafforzare le aspettative degli operatori, la capacita' di portare avanti le riforme dirette ad aggredire i punti di debolezza strutturale dell'economia italiana". Non solo, l'Organo costituzionale spiega anche che il sistema pensionistico - la maggiore tra le voci di spesa, 300 mld nel 2014 - restera' in equilibrio solo a patto che si cresca. E anche in questo caso si chiedono altri interventi sulla spesa.

"L'elevata quota che le pensioni ancora rappresentano sulla spesa pubblica totale (circa il 28% contro il 22% della media europea) - si precisa - impone, necessariamente, di controbilanciare, almeno nel breve, tale crescita con uno sforzo piu' intenso di contenimento sulle altre categorie di spesa". Nonostante negli anni della crisi il debito pubblico sia cresciuto tre volte rispetto alla media dell'area euro, il Governo per ora preferisce proseguire sulla strada intrapresa. Anche chiedendo una nuova flessibilita' a Bruxelles sul 2017, come ha riferito lo stesso Gutgeld. Il dato di fatto, pero', fa sapere la Corte, e' che "le previsioni del Documento programmatico di bilancio (di ottobre 2015, ndr) scontano un'accelerazione nella crescita nominale, oltre che un programma di privatizzazioni per 1,5 punti nel triennio 2015-2018, che, se non confermata, comporterebbe un rapporto debito/Pil superiore a quello di benchmark (123,8% al 2018, ndr)".

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