I dazi colpiscono duro, ma non tutti soffrono: ecco le aziende immuni alle tariffe di Trump - Affaritaliani.it

Economia

I dazi colpiscono duro, ma non tutti soffrono: ecco le aziende immuni alle tariffe di Trump

Il grande crollo ha travolto banche, auto e settore energetico eppure ci sono comparti che, dai dazi, potrebbero persino guadagnarci nel medio termine

di redazione economia

Le Borse europee bruciano 2mila miliardi: ma non tutte le aziende affondano coi dazi

Quasi duemila miliardi di euro andati in fumo nel giro di qualche seduta. Le Borse europee hanno preso fuoco da quando Washington ha rispolverato l’arsenale dei dazi. E come spesso accade, gli investitori hanno reagito come chi sente odore di bruciato: sono scappati. Il grande crollo ha travolto banche, auto, e persino il comparto energetico. Non che non ci fossero motivi per preoccuparsi: una tariffa del 25% sull’auto, la paura di una recessione globale innescata dal protezionismo trumpiano insieme con la prospettiva di tassi più bassi a discapito dei margini delle banche.

E infatti il conto più salato, soprattutto a Piazza Affari, lo stanno pagando gli istituti bancari, che solo oggi sul listino milanese rialzano un po' la testa dopo giorni di rosso. L’indice Stoxx Banks 600 la scorsa settimana ha subito un tonfo del -13%. Ma i dazi hanno schiaffeggiato anche il settore automobilistico colpendo dritto al cuore dell’export europeo. Per esempio Stellantis (che già arrancava) ieri, a metà seduta, perdeva quasi il 10%. 

Eppure c’è chi resta in piedi. Tra le macerie ci sono comparti che non solo non sono stati colpiti, ma che, secondo quanto riporta La Repubblica, potrebbero persino guadagnarci nel medio termine. Le utility – da Terna a Snam – le tlc come Tim, la farmaceutica con Recordati e Diasorin, i servizi come Poste: tutti settori che vivono (quasi) a prescindere dai dazi e dalle intemperie globali. Certo, se dovesse arrivare una recessione seria soffrirebbero pure loro, ma almeno non hanno lo zainetto pieno di merci bloccate alla dogana.

Paradossalmente, anche il lusso sembra reggere il colpo. Ferrari potrebbe compensare l’effetto dazi (stimato in 35 milioni) con un piccolo ritocco ai prezzi. Moncler e Cucinelli, pur penalizzati dalle vendite in Borsa, non vedono ancora cali nelle vendite reali. Ma il cliente continuerà a comprare, perchè l’élite globale non si fa spaventare da una guerra commerciale.

Poi c’è chi ha fatto i compiti in anticipo come Prysmian, Tenaris, Buzzi Unicem che hanno già impianti produttivi negli Usa, quindi producono in loco e possono vendere direttamente sul mercato domestico americano senza incappare nei dazi. Il rovescio della medaglia? Se l’economia Usa andasse in recessione, ne subirebbero le conseguenze.

Alla fine chi urla al lupo potrebbe aver ragione, ma ha iniziato a farlo prima di vedere davvero le zanne. I mercati sono crollati in blocco come se tutto il sistema stesse per saltare, ma in realtà la mappa dei danni è molto più sfumata e almeno per ora non si parla di recessione imminente. Il protezionismo di Trump fa male, ma non è l’Apocalisse. Se invece arrivassero nuove ritorsioni – magari da Cina o Europa – allora sì che il peggio deve ancora venire. 

LEGGI ANCHE: "Dazi e mercati a pezzi? Un piano di Trump per mettere con le spalle al muro la Fed"