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Economia
Dl Rilancio,allarme da attività extralberghiere:il governo se le è dimenticate

Strutture extra alberghiere dimenticate dal Governo questo è l’incipit di una dura presa di posizione da parte dell’ASSTRI, associazione che raccoglie tutte le attività extralberghiere italiane, che sono state come tutte quelle del comparto turistico letteralmente travolte dall’uragano Covid 19. Tutto il settore sarebbe stato colpevolmente abbandonato, secondo quella che è l’opinione dell’associazione, che lamenta di avere avuto un trattamento peggiore rispetto al settore alberghiero, per quello che riguarda gli aiuti dati dal Governo, soprattutto in riferimento a quello stabilito all’articolo 28 al comma 3 del decreto rilancio, in cui nelle previste misure di aiuto sotto forma di credito d’imposta, si fa riferimento solo alle strutture alberghiere, senza comprendere quelle extralberghiere, almeno per quelle che generano un fatturato superiore ad una determinata soglia.

Tutto ciò appare impensabile se consideriamo che in Italia si contano 183.243 per 2.852.306 posti letti, più dei 2,260.893, offerti dai circa 33.000 alberghi italiani. Andrea Fanti responsabile provinciale Lazio dell’ ASSTRI ribadisce come “In questo momento di difficoltà dobbiamo cogliere quali sono le opportunità e reinventarci. In questi giorni di coronavirus non si è fatto che parlare di acquistare prodotti 100% italiani. Però tra turisti italiani e strutture italiane si tollera che vi siano intermediari, per di più di diritto estero, con proprie policy.” Fra le importanti questioni messe sul tavolo del confronto, le strutture extralberghiere guardano ai canoni di locazioni, che molti gestori continuano a versare nonostante l’inattività, ma anche la questione dei voucher per i rimborsi è questione che agita il variegato mondo della ricezione, che comprende B&B, case vacanze, agritursimi, campeggi.

L’attenzione degli operatori riguarda la distinzione che attiene a tutte quelle strutture riferentesi alla categoria catastale di tipo A, che annovera edifici abitativi vari, compresi quelli di interesse storico e alloggi “tipici”, di cui però non c’è alcuna traccia nella bozza del Decreto Rilancio, che invece fa riferimento solo a quella D2 che comprende le strutture alberghiere. Decisamente preoccupati, i gestori delle strutture extralberghiere avanzano proposte concrete che vanno dal credito di imposta a misure di tutela perentorie di legalità del loro settore. “Ci rivolgiamo all’intero settore del turismo extra-alberghiero che conta oggi circa 183.243 esercizi, con 2.852.304 posti letto e con un fatturato medio annuo di circa 13 miliardi di euro”. Ha dichiarato qualche giorno fa  il presidente nazionale dell’Associazione il Notaio Marco Anellino che ha sottolineato come l’impegno di ASSTRI in questo momento di emergenza COVID-19 è quello di salvaguardare il settore dell'extra alberghiero che ancora oggi è privo di tutele.

A tal proposito, la presidente di Confartigianato Turismo della Toscana, una delle regioni con il maggior numero di strutture in Italia, ha espressamente chiesto al governo, già da fine Aprile, indicazioni circa le misure di sicurezza da adottare "occorrono delle linee guida specifiche per il nostro settore, in modo da garantire la sicurezza nostra e degli ospiti, ma anche per evitare eventuali sanzioni amministrative e penali che comprometterebbero ancora di più una situazione già di estrema fragilità." Ma l’appello si estende un po' in tutta Italia, dalla Puglia, alla Sardegna e alla Sicilia,, che hanno indirizzato una missiva direttamente al presidente della Regione Nello Musumeci, per sensibilizzarlo di fronte alla situazione critica in cui versa il settore. Il Governo però, secondo alcune indiscrezioni giunte ad Affari avrebbe accolto l’appello disperato della categoria, e sarebbe già pronto un emendamento ad hoc della stessa maggioranza  per comprendere anche le attività alberghiere fra i beneficiari del credito di imposta come quelle alberghiere.

 

 

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