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Economia
Ex Ilva, intesa fra ArcelorMittal e commissari. Sindacati: “Noi non coinvolti"

ArcelorMittal, firmata intesa con Ilva

Ilva in amministrazione straordinaria e ArcelorMittal hanno firmato questa mattina a Milano l’accordo che da un lato supera il contenzioso tra le parti al Tribunale di Milano e dall’altro modifica il contratto sulla gestione in fitto e acquisizione del gruppo siderurgico. Lo apprende AGI da fonti vicine al dossier.

ArcelorMittal, critiche dai sindacati: noi non coinvolti

“Il negoziato avvenuto da novembre 2019 non ha visto alcun coinvolgimento delle organizzazioni sindacali. Alla luce dei contenuti appresi, riteniamo assolutamente non chiara la strategia del Governo in merito al risanamento ambientale, alle prospettive industriali e occupazionali del Gruppo”. Lo dicono i vertici nazionali di Cgil, Cisl e Uil e Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm dopo la firma dell’accordo oggi a Milano tra Ilva in amministrazione straordinaria e ArcelorMittal Italia.

“A questa incertezza - aggiungono - si somma una totale incognita sulla volontà dei soggetti investitori, a partire da ArcelorMittal, riguardo il loro impegno finanziario nella nuova compagine societaria che costituirà la nuova AMinvestco. Nei fatti - rilevano i sindacati - il pre-accordo prevede una fase di stallo da qui alla fine del 2020 per quanto riguarda le prospettive e l’esecuzione del piano industriale. Tutto questo - si aggiunge -arriva dopo due anni di ulteriore incertezza, particolarmente rischiosa per una realtà industriale che necessita invece di una gestione attenta e determinata. A ciò si somma una congiuntura sfavorevole del mercato dell’acciaio”.

I sindacati parlano di “totale indeterminazione” ed elencano: “Il periodo di tempo senza una governance chiara; Il ruolo delle banche e dell’investitore pubblico; Il mix produttivo tra ciclo integrale e forni elettrici; Il ruolo conseguente delle due società; La possibilità con questo piano di occupare i 10.700 lavoratori più i 1.800 in amministrazione straordinaria e i lavoratori delle aziende di appalto, che l’accordo del 6 settembre 2018 assicurava”. “Inoltre - sostengono - il pre-accordo prevede un aumento dei lavoratori in Cassa Integrazione e il vincolo dell’accordo sindacale entro il 30 maggio senza una nostra preventiva condivisione del piano e degli strumenti adottati”.

Per i sindacati, “L’assetto complessivo del piano rischia di essere insostenibile alla luce della sua scarsa verticalizzazione produttiva (tubi, laminati, lamiere, treni nastri) i cui investimenti sono molto inferiori al piano da noi sottoscritto e la positiva previsione di ripartenza dell’Afo5 ha tempistiche del suo rifacimento troppo dilatate nel tempo”. “L’accordo del 6 settembre 2018 - dicono i vertici nazionali sindacali - non prevedeva esuberi né l’utilizzo della Cassa Integrazione. Garantiva la presenza di un grande produttore di acciaio a eseguire il piano stabilito. Quell’accordo - concludono - resta la migliore garanzia di tutta l’occupazione, del risanamento ambientale e del rilancio produttivo”.

Ex Ilva, Capone-Spera (Ugl): "Preoccupazione per il pre-accordo raggiunto oggi”

 

“Esprimiamo forte preoccupazione per i contenuti del pre-accordo raggiunto oggi tra Arcelor Mittal, Governo e Ilva in amministrazione straordinaria”.

Lo affermano in una nota congiunta il segretario generale dell’UGL, Francesco Paolo Capone, e il segretario nazionale dell’UGL Metalmeccanici, Antonio Spera.

“Il percorso attraverso il quale la pre-intesa è stata raggiunta risulta a tutti gli effetti poco trasparente, non solo per il mancato coinvolgimento delle organizzazioni sindacali, che hanno seguito per anni l’odissea ex Ilva e con la firma dell’accordo del 6 settembre 2018 si sono assunte precise responsabilità nei confronti di tutti i lavoratori, ma anche per i contenuti dello stesso pre accordo riguardanti il risanamento ambientale, le prospettive industriali e occupazionali del Gruppo”. 

“Non è altrettanto chiaro – sottolineano Capone e Spera – l’impegno finanziario degli investitori, a partire da Arcelor Mittal, nella nuova compagine societaria, in che cosa consista la fase di stallo prevista da qui alla fine del 2020 relativamente all’esecuzione del piano industriale. Tanto più essendo già trascorsi due anni di incertezza che hanno messo a rischio la  pur strategica realtà industriale rappresentata dallo stabilimento di Taranto. La pre-intesa raggiunta oggi non sembra portare luce sulla governance, sul ruolo delle banche e dell’investitore pubblico, sul ruolo delle due società”.

“Quello che preoccupa maggiormente da sempre l’UGL e ancora di più da oggi è la salvaguardia dell’intero perimetro occupazionale rappresentato dai 10.700 lavoratori più i 1.800 in amministrazione straordinaria e i lavoratori delle aziende di appalto. Senza dimenticare, che il pre-accordo prevede un aumento dei lavoratori in Cassa Integrazione e il vincolo dell’accordo sindacale entro il 30 maggio senza che vi sia stata una preventiva condivisione con le organizzazioni sindacali del piano e degli strumenti adottati”.

“L’accordo del 6 settembre 2018 – concludono Capone e Spera – sottoscritto dalle Organizzazioni sindacali garantiva tutta l’occupazione, il risanamento ambientale e il rilancio produttivo. Riteniamo, ancora e senza alcuna ombra di dubbio e alla luce dei contenuti della pre intesa, sia il migliore accordo possibile”.

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