Ex Ilva, la partita ora è tutta americana: Flacks vuole un intervento dello Stato, Bedrock resta prudente. E il governo... - Affaritaliani.it

Economia

Ultimo aggiornamento: 16:00

Ex Ilva, la partita ora è tutta americana: Flacks vuole un intervento dello Stato, Bedrock resta prudente. E il governo...

Le offerte sono state depositate regolarmente e i commissari straordinari dovranno ora analizzarne contenuti, solidità e coerenza con il bando

di Elisa Mancini

Ex Ilva, il salvataggio passa da due offerte americane: Flacks invoca l’aiuto dello Stato, Bedrock mantiene la linea prudente

Alla mezzanotte dell’11 dicembre si è chiusa la finestra per presentare le offerte vincolanti sull’ex Ilva: in gara sono rimasti solo gli americani, Flacks Group e Bedrock Industries, ma dei grandi siderurgici, di un gruppo italiano o eventualmente europeo non c’è alcuna traccia; un quadro che conferma ciò che si sussurava da tempo: il più grande impianto siderurgico del Paese interessa solo agli investitori finanziari, non ai produttori d’acciaio.

Sul campo restano così due soli giocatori, gli unici disposti a prendersi in mano una patata bollente che nessuno voleva "cucinare". Le offerte, però, per ora sono molto simboliche: sei mesi fa Baku Steel era arrivata a mettere sul tavolo un miliardo, adesso si gioca all’asta con base a un euro (la proposta di Flacks). Ovviamente entrambe sono sotto la lente dei commissari straordinari che dovranno verificarne qualità, solidità e soprattutto conformità al bando, ma la gara resta comunque ancora aperta e quindi, eventualmente, anche altri soggetti potranno presentarsi con proposte migliori.

Ma come saranno davvero queste offerte? Michael Flacks arriva con un biglietto da visita molto più strutturato; certo ha offerto un euro (simbolico) per l'acquisizione dell'intero gruppo, ma ha messo sul tavolo un piano di risanamento da circa 5 miliardi di euro con l'intenzione di riportare la produzione verso quota 4 milioni di tonnellate annue. La sua idea è tutto sommato semplice: prende l’asset a costo zero, lo Stato ci mette dentro il 40% per sostenere il rilancio e più avanti, se tutto va per il verso giusto, poi Flacks si riserva di rilevare quella quota in futuro per una cifra compresa tra 500 milioni e un miliardo di euro.

Non sarà una passeggiata, ma quasi, perché l'americano non è nuovo a questo tipo di operazioni e da tempo investe in aziende ridotte male: "Non compro aziende redditizie, compro edifici che erano spazzatura e li trasformo in oro. È l’unica cosa che ho sempre fatto". Lui stesso infatti ricorda che è "il maggiore acquirente al mondo di passività ambientali". Nel suo piano, Flacks promette inoltre 8.500 lavoratori, e annuncia anche di aver raccolto l’interesse di istituti finanziari italiani e statunitensi.

Accanto alla proposta robusta e diretta di Flacks, c’è quella più tradizionale di Bedrock Industries che è ancora tutta da decifrare. L'americana pure ha una un suo solido curriculum nel settore dell'acciaio nordamericano, dove ha seguito ristrutturazioni complesse e importanti come quella di Stelco in Canada. La sua offerta è stata depositata in tempo e comprende tutti i complessi aziendali, per ora però non circolano cifre o strategie nette, nessun dettaglio o piano industriale è stato reso pubblico, una differenza sostanziale rispetto all’approccio molto più comunicativo di Flacks. L’impressione, forse, è che Bedrock voglia giocare la partita lontano dai riflettori, presentando le sue carte direttamente ai commissari e al governo.

Per quanto riguarda lo Stato, almeno per ora il suo ruolo è ancora del tutto determinante: dovrà entrare nella società, almeno in una fase iniziale, e fornire quegli investimenti necessari per riconvertire gli impianti, elettrificare tre forni, installare quattro moduli di preridotto DRI, la costruzione della nave rigassificatrice, la bonifica ambientale e la transizione energetica. Tutte mosse che richiedono capitali enormi e una garanzia politica che nessun fondo, da solo, può offrire.

La verità forse è che, offerte o meno, Taranto è ancora davanti a un bivio: o si accetta l’idea che il salvataggio dell’ex Ilva dovrà necessariamente passare attraverso soldi pubblici e un player privato che non è un "campione dell’acciaio" ma un esperto industriale, oppure si lascia affondare un impianto che nessuno vuole più nella sua interezza.

Flacks ha proposto il piano più chiaro finora (che però richiede un intervento massiccio dello Stato) Bedrock è l'alternativa, ma ancora tutta da decifrare, nel frattempo il governo garantisce che non si farà da parte, perché senza denaro pubblico il progetto non parte. Non è facile capire se esiste davvero un modello industriale che potrò ridare vita a Taranto nel 2025, per ora, le risposte sono poche, ma almeno le domande (almeno alcune) sono finalmente chiare.