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Economia
Ex Ilva, Mittal: “La questione economica non è alibi per rescindere contratto"

'Non e' affatto vero che ArcelorMittal stia cercando un alibi per eludere i propri impegni contrattuali dopo averne compiuto una diversa valutazione per ragioni di convenienza economica. ArcelorMittal non ha bisogno di alibi' per chiedere la rescissione del contratto sull'Ilva di Taranto. E' quanto si legge nella memoria difensiva del gruppo siderurgico, presentata al tribunale di Milano per costituirsi nel ricorso d'urgenza presentato dai commissari dell'Ilva in amministrazione straordinaria, in vista dell'udienza fissata per il 20 dicembre prossimo. In particolare, ArcelorMittal indica tre 'fatti' che giustificano la richiesta di rescindere il contratto: la protezione legale, lo spegnimento dell'altoforno 2 e il fatto che la stessa magistratura avrebbe imputato alla gestione degli anni precedenti gli inadempimenti relativi proprio alla messa in sicurezza dell'altoforno 2. 

Nel dettaglio, i legali di ArcelorMittal indicano che 'le ricorrenti (le societa' del gruppo Ilva in amministrazione straordinaria, ndr) hanno sempre saputo che la 'Protezione Legale' era una condizione necessaria per svolgere le attivita' oggetto del Contratto in esecuzione del 'Piano Ambientale' e del 'Piano Industriale''. In merito all'altoforno 2, gli avvocati del gruppo siderurgico sottolineano che, 'pur non avendo rilasciato espresse garanzie contrattuali, le ricorrenti hanno fornito ad ArcelorMittal una rappresentazione lacunosa e fuorviante in merito all'attuazione delle prescrizioni tecniche che la Magistratura penale aveva imposto di eseguire nell'altoforno 2 dello stabilimento Ilva sin dal 2015.

Come rilevato dagli stessi Commissari Straordinari, questo altoforno e' 'vitale' per l'impianto di Taranto e l'intero polo industriale'. In questo contesto, continuano i legali nella memoria, 'la Magistratura penale aveva recentemente concesso la facolta' di usare AFO2 a condizione che tutte le prescrizioni fossero eseguite entro il termine del 13 dicembre 2019; termine che le ricorrenti non hanno rispettato, costringendo il Tribunale penale di Taranto a confermare il provvedimento di spegnimento il 10 dicembre scorso'. Per ArcelorMittal, 'lo spegnimento di AFO2, a sua volta, imporra' di spegnere anche gli altri due altoforni attivi presso lo stabilimento di Taranto perche' presentano caratteristiche tecniche analoghe e il loro utilizzo espone, quindi, le resistenti al rischio di responsabilita' penali dopo il citato provvedimento del 10 dicembre scorso'. A sostegno delle loro ragioni, gli avvocati, sottolineano inoltre che 'la Magistratura penale ha anche statuito che l'omessa esecuzione delle Prescrizioni non e' imputabile alle resistenti, bensi' ad 'anni di inadempimento colpevole' delle ricorrenti'. ArcelorMittal ricorda di aver investito 345 milioni di euro nell'ex Ilva, oltre ad aver 'esattamente eseguito il Contratto per oltre un anno', e ora si trova 'in una situazione completamente diversa da quella concordata a causa di decisioni e condotte altalenanti e imprevedibili di autorita' pubbliche e soggetti istituzionali’.

'Il Governo di uno Stato e i commissari straordinari che ha nominato non possono indurre una societa' a effettuare un enorme investimento perche' ha confidato su un'apposita norma di legge e poi cambiare le 'regole del gioco' durante l'esecuzione del contratto; ne' possono obbligarla a continuare ad adempiere le proprie obbligazioni, senza sciogliersi dal vincolo contrattuale, in violazione di ordini della Magistratura penale che di quello Stato e' espressione'. E' quanto si legge nella memoria difensiva presentata dai legali di ArcelorMittal per costituirsi nel procedimento al tribunale civile di Milano nato dal ricorso d'urgenza dei commissari dell'Ilva in amministrazione straordinaria contro il disimpegno del colosso siderurgico dall'Ilva di Taranto.  'E' vero che lo stabilimento Ilva e' un bene di interesse strategico nazionale, anche considerando i valori costituzionalmente protetti che coinvolge (come ambiente, salute, sicurezza e occupazione)', continuano i legali.

'E' altrettanto vero, pero', che il rilievo strategico attribuito a uno stabilimento industriale non puo' essere strumentalizzato per costringere un investitore (come ArcelorMittal) ad accettare evidenti violazioni degli impegni contrattuali e lo stravolgimento del contesto (anche normativo) in cui sono stati assunti, imponendogli di continuare a svolgere l'attivita' produttiva come se nulla fosse e di accettare assurdamente il rischio di responsabilita' penali che erano state escluse al momento e proprio in funzione del suo investimento', si sottolinea nella memoria, nella quale si indica che 'ArcelorMittal ha pieno diritto a pretendere che non siano violate delle regole basilari nella conclusione ed esecuzione di un contratto' in quanto, 'dal rispetto di queste regole basilari dipende non soltanto la responsabilita' dell'altro contraente, ma anche la credibilita' di uno Stato e dei suoi governi in ambito nazionale e internazionale'.

Per ArcelorMittal, il ricorso d'urgenza dei commissari straordinari, 'intriso di considerazioni politiche e demagogiche, tenta chiaramente di cavalcare l'onda della pressione mediatica e istituzionale che e' montata negli ultimi mesi'. In questo contesto, secondo il colosso dell'acciaio, 'Governo e commissari straordinari preferiscono nascondere, in sede giudiziale, tutto quanto ne evidenzia le palesi responsabilita' (anche quelle che hanno causato il radicale intervento della Magistratura penale che preclude oggettivamente ad AM la possibilita' di gestire lo stabilimento ed eseguire il Contratto)', ovvero la chiusura dell'altoforno 2 ordinata dal tribunale di Taranto e 'sollevare una cortina fumogena sulle circostanze rilevanti anche in sede giudiziale, come hanno fatto con varie dichiarazioni destinate all'opinione pubblica'. 

'E' molto piu' comodo per il Governo e i commissari straordinari accusare l'investitore straniero di 'voler scappare dall'Italia' e distruggere asseritamente una grande industria nazionale, erigendosi a paladini di una legalita' che loro stessi hanno ripetutamente calpestato con clamorosi inadempimenti pluriennali e arbitrari voltafaccia normativi, tipici di un sistema che crede di poter fare tutto quel che vuole tranne che un'obiettiva autocritica sul modo con cui ha gestito i problemi di tale industria nonche' i rapporti contrattuali con chi (come AM) ha tentato di risolverli mediante un enorme impegno imprenditoriale ed economico', si legge ancora nella memoria. Per il gruppo 'Governo e i commissari straordinari sono i soli responsabili di questa controversia e delle relative conseguenze', sostenendo che 'la roboante litania avversaria sulle catastrofiche conseguenze dello scioglimento del contratto ha uno scopo tanto ingannatorio quanto beffardo e vano: tentare di impressionare l'Ecc.mo Giudicante (il giudice Claudio Marangoni, ndr) e consentire a chi ha davvero causato il presunto disastro di attribuirne paradossalmente la responsabilita' a una societa' (ArcelorMittal) che ha soltanto svolto la propria attivita' imprenditoriale in conformita' al contratto'.

 

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