Gaza, la pace diventa un business da 80 miliardi: via alle prime gare. L'Ue accelera sulla ricostruzione, in corsa anche diverse italiane - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 13:57

Gaza, la pace diventa un business da 80 miliardi: via alle prime gare. L'Ue accelera sulla ricostruzione, in corsa anche diverse italiane

A tre giorni dall’accordo Israele-Hamas parte la corsa globale ai maxi-appalti per la ricostruzione di Gaza: bandi ONU e Banca Mondiale già aperti, focus su sanità ed energia

di Elisa Mancini

Gaza, la ricostruzione vale 80 miliardi: gare già aperte per imprese europee e italiane

Il business della ricostruzione di Gaza è partito a tutta velocità. Sono passati appena tre giorni dall’accordo Israele-Hamas del 10 ottobre 2025, e già si moltiplicano bandi, gare e inviti internazionali per accaparrarsi una fetta di un mercato che vale decine di miliardi.

La Striscia, devastata da mesi di guerra, diventa ora il più grande cantiere del Medio Oriente. Secondo quanto riportato da Milano Finanza, la Banca Mondiale ha ufficialmente riconosciuto a Gaza lo status di "special conflict-affected state", una classificazione che apre una corsia preferenziale per le imprese europee nei bandi multilaterali.

Un vantaggio non da poco, visto che i grandi gruppi americani e quelli dell’area MENA, soprattutto Egitto e Qatar, hanno già messo le mani avanti, prenotando una posizione nei consorzi che gestiranno i primi lavori. Nel primo weekend di cessate il fuoco, il programma delle Nazioni Unite per l’assistenza al popolo palestinese (UNDP-PAPP) ha pubblicato un bando internazionale per la fornitura e installazione di unità prefabbricate, con scadenza il 20 ottobre 2025.

Si tratta di strutture temporanee che serviranno a ripristinare i servizi essenziali, dai presidi sanitari agli uffici amministrativi. In parallelo, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha avviato un’altra gara per l’acquisto di apparecchiature medicali destinate agli ospedali palestinesi, con scadenza 15 ottobre.

E non è tutto. Lunedì 13 ottobre la Banca Mondiale ha pubblicato il nuovo Procurement Plan 2025-2027 del programma West Bank & Gaza Health System Reform, dal valore complessivo di 170 milioni di dollari. l piano individua 27 bandi che spaziano da infrastrutture sanitarie a sistemi informativi, fino alla formazione tecnica del personale.

I finanziamenti provengono da un trust fund congiunto UE–Banca Mondiale e rappresentano il primo capitolo di un piano di ricostruzione in rapida espansione. Se a febbraio 2025 la stima era di 53 miliardi di dollari, oggi il conto è già salito a 80 miliardi.

Anche Bruxelles si muove. La Commissione Europea lavora alla creazione di una "EU Gaza Facility" da 1,6 miliardi di euro, pensata per coordinare i flussi della Banca Europea per gli Investimenti e delle agenzie di sviluppo nazionali nei settori energia, acqua e gestione dei rifiuti. Una cabina di regia che servirà a evitare sovrapposizioni e a garantire visibilità alle imprese europee, in un contesto in cui la competizione si preannuncia feroce.

L’Italia si prepara a entrare nella partita. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha confermato che il Paese "parteciperà alla ricostruzione con le sue aziende, forti di esperienza internazionale". La Farnesina sta già ampliando la lista delle imprese potenzialmente coinvolte, puntando su colossi come Buzzi, Cementir e Webuild, tutti già attivi in progetti infrastrutturali complessi in Medio Oriente e Nord Africa.

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