Generali, Caltagirone al 6%. Lo scenario delle 3 liste e il "rischio Vietnam"
L'imprenditore capitolino compra ancora azioni della compagnia. Il rebus sulla governance lontano dal trovare una soluzione. Per Trieste concreto il rischio...
Fonti vicine ai grandi azionisti spiegano come il rischio di un epilogo senza accordo sia molto elevato, con il risultato finale di un abbandono dell’opzione lista del consiglio. Scontro senza precedenti, in cui Mediobanca finirà per presentare la propria lista riproponendo Donnet, Caltagirone la propria (in cui è difficile pensare che manager interni, ora a riporto di Donnet, decidano di farvi parte) e che però, ai nastri di partenza, godrebbe dell’appoggio di oltre il 16% del capitale. La terza sarebbe quella di Assogestioni.
Il presidente delle Generali Gabriele Galateri
Per il bene delle Generali, pare che Nagel, coerentemente con quanto fatto in Mediobanca, difficilmente abbandonerà la strada "lista del consiglio uscente", cedendo alle pressioni di Caltagirone e di Del Vecchio, perché di fatto significherebbe creare precedenti che potrebbero impattare anche sulla governance di Piazzetta Cuccia. Effetto indiretto non certo desiderabile per Mediobanca, dove il peso degli investitori istituzionali è ancora maggiore (supera il 50%).
Secondo chi segue da vicino le sorti della compagnia triestina, in questo scenario ad aprile del prossimo anno l’esito in assemblea con tre liste sarebbe imprevedibile: il 40% degli istituzionali e quasi il 24% degli azionisti retail infatti dovrebbero dividersi tra le due potenziali liste di maggioranza. Il risultato, secondo il nuovo statuto, sarebbe un consiglio a tre anime con alto tasso di conflittualità (anche nel collegio sindacale) per la natura degli azionisti e che finirebbe per imballare la governance delle Generali. “Un Vietnam”, viene riconosciuto da fonti vicine a tutti i grandi soci.
@andreadeugeni
Commenti