Economia
I microchip sono scomparsi dal mercato. Chiudono a raffica aziende hi-tech

Problemi per la General Motors, si calcola dai 2 ai 5 milioni di auto in meno prodotte. Fermi anche gli stabilimenti della Porsche Cayenne
I microchip sono scomparsi dal mercato. Chiudono a raffica aziende hi-tech
L'emergenza Coronavirus nel mondo continua. Una delle conseguenze di questa pandemia è stata quella di sottovalutare la ripresa economica. È nato tutto da un fraintendimento: le aziende tecnologiche hanno scommesso - si legge sul Messaggero - sul crollo della domanda di microchip a seguito della pandemia - pensando che i consumatori avrebbero stretto la cinghia per fronteggiare la crisi economica, e hanno tagliato così gli ordini ai fornitori. Invece il lockdown, complice il lavoro da casa e la mancanza di alternative per l'intrattenimento, ha portato un boom di richieste senza precedenti, specialmente nel mercato dei personal computer (13% nel 2020, +18% previsto per la fine del 2021). Sono minuscoli ma rischiano di causare danni giganteschi.
Dalle auto agli smartphone, dai computer alle lavatrici, la carenza globale di microchip quei piccoli circuiti che governano ormai ogni dispositivo elettronico ha creato un effetto farfalla anche in quelle industrie che all'hi-tech si appoggiano solo di riflesso. Lo scorso febbraio, - prosegue il Messaggero - la General Motors è stata infatti costretta a chiudere temporaneamente tre stabilimenti di assemblaggio per mancanza di chip, che nelle vetture odierne controllano ormai quasi tutto, dalla radio al servosterzo. Secondo la società di consulenza americana AlixPartners, nel 2021 l'industria automobilistica produrrà tra i 2 e i 5 milioni di vetture in meno del previsto. La crisi è talmente grave che Volkswagen ha deciso di sospendere temporaneamente l'attività nella sua fabbrica di Bratislava, mettendo un freno non solo alla produzione della Touareg ma anche di Porsche Cayenne e Audi Q7 e Q8, che a quella fabbrica si appoggiano. Una tempesta perfetta che continuerà almeno per altri sei mesi, dicono gli esperti.