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Economia
Idrogeno,mercato in crescita da 100 mld. Mire di Parigi-Berlino. Ruolo di Snam

Diceva Michael Faraday – cui si deve l’invenzione dell’omonima gabbia – che "codesto gaz idrogeno è una sostanza assai graziosa. Esso è sì leggero che solleva altri corpi. E lo è assai più dell'atmosfera". Questo elemento chimico, il più diffuso nell’universo e il primo della tavola periodica, oggi è tornato a essere protagonista, cavallo di battaglia di una rivoluzione green che riguarda molto da vicino l’Italia.

Che con l’idrogeno si possano muovere gli oggetti, non è certo una gran novità: già un secolo fa si iniziò a sperimentarlo come combustibile, prima che il disastro del dirigibile di Hindenburg nel 1937 convincesse gli studiosi a congelare ogni test. Ma oggi i tempi sono più maturi soprattutto per quanto riguarda il comparto dei trasporti. L’Europa ci punta parecchio, tanto che è stata creata una Via dell’idrogeno che dal porto di Rotterdam coinvolgerà Olanda, Belgio e Germania. Un’autostrada pulita, con punti di rifornimento per il combustibile naturale, con l’idea di avere su questa trafficata direttrice almeno 1.000 camion green entro il 2025. Partner del progetto anche l’italiana Iveco, che sta sviluppando con la start-up americana Nikola un veicolo a emissioni zero che sarà su strada nel 2023 con celle a combustibile. 

snam idrogeno
A destra il Ceo di Snam Marco Alverà

Ma se l’automotive – che nel mondo manifatturiero ha sempre un ruolo pionieristico – è in una fase di progressivo avanzamento dai prototipi alla messa in vendita, il mondo dell’energia è in fermento. Nel 2018, l’Italia è stata una delle protagoniste dell’accordo europeo Hydrogen Initiative, un documento di indirizzo politico di sostegno allo sviluppo dell’idrogeno sostenibile.

Snam ha avviato la sperimentazione dell’immissione di una miscela di idrogeno al 5% in volume e gas naturale nella rete di trasporto gas italiana. Secondo uno studio realizzato da Ambrosetti, l’idrogeno ha il potenziale di coprire il 23% della domanda energetica nazionale (con un contributo di oltre 200 TWh) entro il 2050. Tale aumento della quota di idrogeno nei consumi energetici finali permetterebbe al Paese di ridurre le emissioni di 97,5 milioni di tonnellate di anidride carbonica, corrispondente a una riduzione di circa il 28% rispetto alle emissioni climalteranti italiane odierne.

L’Italia può giocare un ruolo fondamentale anche se deve scontrarsi – per la supremazia in Europa – con due competitor di rilievo: la Germania e la Francia. Durante il lockdown, la cancelliera Merkel ha annunciato nove miliardi di investimenti nel comparto dell’idrogeno, mentre Macron ha promosso la realizzazione della prima stazione di idrogeno a elevata pressione per camion.

Il ruolo di Snam – e del suo ceo Marco Alverà – è sempre più fondamentale in questo momento di transizione. L’accordo con Ferrovie per la realizzazione di treni a idrogeno è solo l’ultimo tassello di un “puzzle” più articolato che ha preso il via già da qualche tempo e che ha coinvolto aziende importanti di settori chiave.

Nei giorni scorsi, Alverà ha spiegato come la sua passione per l’elemento chimico non sia antica. "Ero uno scettico dell'idrogeno perché costava sessanta volte più del petrolio. Oggi sono diventato un grande sostenitore perché il prezzo è sceso a due volte e può arrivare fra 5 anni a costare come il petrolio. Il mercato dell'idrogeno oggi vale 100 miliardi di dollari, ma è idrogeno grigio, che deve essere trasformato in idrogeno blu, pulito. Il tema centrale è lo sfruttamento delle attuali infrastrutture del gas, serve un approccio di filiera, ma abbiamo anche il vantaggio di avere campioni internazionali. Abbiamo ampia industria. Dobbiamo ricreare il successo degli anni '70 e '80 ed il governo ci supporta fortemente in questo percorso".

Snam ha anche stretto un accordo con il Politecnico per avviare attività congiunte di ricerca sul ruolo del sistema gas nella transizione energetica, con un focus specifico sulle potenzialità dell'idrogeno. Infine, alla fine di settembre, è stato siglato un memorandum con A2a.

L'accordo prevede che i tecnici delle due società studieranno la possibilità di riconvertire le centrali termoelettriche della multiutility lombarda, passando dal carbone e dal gas naturale, i combustibili ora utilizzati, all'idrogeno o alle miscele composte da gas naturale e idrogeno. Non solo. Le due società hanno annunciato, in una nota congiunta, che studieranno “iniziative finalizzate a produzione, stoccaggio e trasporto di idrogeno da fonti rinnovabili e alla modifica delle infrastrutture di distribuzione gas di A2a al fine di renderle hydrogen ready”.

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