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Economia

Si conclude con una condanna a un anno e quattro mesi per Franzo Grande Stevens e Gialuigi Gabetti il processo del tribunale di Torino, presso la V sezione della Corte d'Appello, sulla vicenda Ifil-Exor. Sono state assolte le due società chiamate in causa come persone giuridiche, Ifil e Giovanni Agnelli Sapaz; alle parti civili (la Consob e un piccolo azionista) non è stato accordato alcun risarcimento, mentre per entrambi i professionisti, ai quali è stata è stata comunque concessa la sospensione condizionale, è stata attribuita la pena accessoria dell'interdizione per un anno dai pubblici uffici (un anno di sospensione dall'attività forense per Grande Stevens) e una multa da 600 mila euro ciascuno.

L'avvocato della famiglia Agnelli e l'ex presidente di Ifil, imputati per aggiotaggio informativo, si sono visti attribuire una pena inferiore a quella proposta dalla procura generale di Torino, rappresentata dal magistrato Giancarlo Avenati Bassi, che chiedeva per Grande Stevens una condanna a due anni e sei mesi e per Gabetti a due anni. Le richieste erano già state fatte in primo grado, quando i due imputati erano stati assolti. A presiedere la corte, il giudice Roberto Pallini. "E' una sentenza inimmaginabile. Non me l'aspettavo proprio", è stato il commento laconico a caldo di Grande Stevens. "Avrei sperato in un risultato diverso", il commento di Gabetti. "Diamo il tempo ai professionisti di leggere le motivazioni e poi ci consulteremo sul da farsi", ha aggiunto. Emanuela di Lazzaro, legale della Consob, ha invece lamentato la negazione di un risarcimento: "Vedremo in Cassazione".

Gli imputati erano accusati di aggiotaggio informativo in occasione dell'equity swap che nel settembre del 2005 consentì alle finanziarie degli Agnelli di mantenere il controllo della Fiat. Per l'accusa il comunicato stampa del 24 agosto 2005 sull'operazione era falso. La Corte di Cassazione il 20 giugno del 2012 aveva annullato l'assoluzione pronunciata dal giudice Giuseppe Casalbore del tribunale di Torino il 21 dicembre 2010 perché "il fatto non sussiste". La procura di Torino aveva fatto ricorso direttamente in Cassazione ed era stato "saltato" così il procedimento di secondo grado. Assolto, invece, Virgilio Marrone, ex direttore di Ifi.

"Non pensai neppure lontanamente che il comunicato non fosse corretto ed esaustivo. Non so veramente che altro avrei potuto fare o dire sulla base delle informazioni a me disponibili", ha detto Gabetti nelle sue dichiarazioni spontanee davanti ai giudici della Corte d'Appello di Torino. In particolare, Gabetti ha ricordato che "il 24 agosto del 2005 mi trovavo negli Stati Uniti (e precisamente a East Hampton) dove mi ero recato ai primi del mese per trascorrere le vacanze estive con la famiglia", aggiungendo che "quando ero partito dall'Italia mi ero lasciato con l'avvocato Franzo Grande Stevens con l'intesa che egli avrebbe incominciato a verificare la possibilità di utilizzare azioni costituenti oggetto di una operazione di equity swap, che sarebbe scaduta nel 2006 e in corso tra Exor e Merrill Lynch, allo scopo di evitare una diluizione della quota di Ifil nel capitale Fiat e che di tutto ciò avremmo poi parlato al mio rientro in italia".

Quindi, ha continuato Gabetti, "fino al giorno 24 non ebbi alcun contatto con l'avvocato Grande Stevens e non seppi quindi nulla di suoi incontri e colloqui con dirigenti e funzionari della Consob". Poi il giorno in cui fu pubblicato il comunicato oggetto del processo, "seppi della richiesta di comunicato da parte della Consob e della risposta che era stata già preparata. Appresi anche in quella occasione che la risposta era stata approvata dall'avvocato Grande Stevens. Mi misi quindi in contatto con lui; appresi molto sommariamente dei rapporti che egli aveva avuto con la Consob ed ebbi la rassicurazione che il testo del comunicato era già noto alla Consob ed era coerente con quanto aveva costituito oggetto dei suoi contatti con tale istituto".

Dopo questo colloquio, "fui rassicurato dalla costatazione che il comunicato avrebbe contenuto un chiaro riferimento alla determinazione di Ifil di rimanere azionista di riferimento di Fiat. Questo concetto mi apparteneva in modo particolare ed era stato reso pubblico da me in più di una occasione. La sua riproposizione nel comunicato costituiva per me una indicazione chiara e incontrovertibile dell'obiettivo che Ifil si era proposta anche in riferimento alle problematiche connesse alla scadenza del convertendo e mi sembrò quindi che informazione più eloquente al mercato non potesse essere data". E proprio per questo, ha aggiunto Gabetti, "a tutto ho pensato quella mattina meno che il comunicato, così come formulato, potesse far sorgere il pericolo di sensibili alterazioni del prezzo dei titoli Fiat e, a maggior ragione, non sono stato mosso da alcuna intenzione di influire in modo forviante sull'andamento del prezzo dei titoli, né sono stato sfiorato in alcun modo dal dubbio che un tale evento potesse verificarsi". Ad aprire il dibattimento odierno sono state le dichiarazioni spontanee. "Ho educato i miei figli e un gran numero di dirigenti - ha detto Gabetti - al rispetto della legge. Non posso accettare di concludere la mia esistenza sotto l'onta di una condanna tanto estranea al mio operato". Grande Stevens si è detto "mortificato" dal fatto di ritrovarsi "dopo 60 anni di vita professionale imputato di questo reato".

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