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Economia

Germania, il tracollo di Galeria Karstadt Kaufhof

La catena di grandi magazzini Galeria Karstadt Kaufhof, gigante del settore della distribuzione in Germania, ha presentato istanza di fallimento presso il tribunale di Essen. Secondo quanto riportato dal Fatto Quotidiano, questo repentino collasso è strettamente collegato al tracollo della società madre austriaca, Signa, un gruppo immobiliare che ha dichiarato bancarotta lo scorso novembre, accumulando un debito di 5 miliardi di euro. Tuttavia tale crollo è stato innescato causato dalla profonda instabilità nel settore immobiliare, che ha subito ulteriori tensioni a causa del marcato rialzo dei tassi d'interesse, rendendo i mutui notevolmente più onerosi.

Con 15.000 dipendenti e 170 punti vendita, Galeria è il principale rivenditore in Germania, ma ha già affrontato difficoltà finanziarie in passato, dichiarando insolvenza per la terza volta in pochi anni. Difatti, eventi come la pandemia nel 2020 e l'ascesa dei prezzi dell'inflazione e dell'energia nel 2022 hanno già richiesto al governo tedesco di fornire aiuti per 700 milioni di euro. Attualmente, la direzione di Galeria sta cercando un nuovo acquirente e ha avviato trattative con potenziali investitori. Tuttavia, l'azienda si trova nella difficile situazione di dover mettere all'asta una vasta gamma di beni, da articoli di lusso a beni di uso comune, al fine di recuperare parte delle perdite miliardarie.

Il futuro occupazionale dei 15.000 impiegati di Galeria è altamente incerto, con proiezioni che suggeriscono una possibile e significativa riduzione delle filiali. La direzione dell'azienda, sotto la guida di Olivier Van den Bossche e del CFO Guido Mager, sta lavorando alacremente per disaccoppiare le sorti di Galeria da quelle di Signa. Tuttavia, la situazione si complica a causa della bancarotta di molteplici entità all'interno del gruppo Signa, molte delle quali proprietarie di immobili in uso a Galeria.

La holding Signa, con un portafoglio che comprende migliaia di partecipazioni in società immobiliari e commerciali distribuite tra Germania, Austria e Svizzera, nonché una quota nel Chrysler Building di New York, sta affrontando una profonda fase critica. È probabile che questi immobili vengano venduti, ma permane un'incertezza riguardo alla disponibilità dei futuri proprietari a rinnovare le locazioni con una catena di distribuzione così profondamente in crisi. Secondo quanto riportato da Reuters, la dismissione degli asset di Signa include una gamma eclettica di beni, dall'elegante tavolo da riunione rivestito in pelle ai comuni scopini per WC degli uffici di Vienna.

LEGGI ANCHE: Signa, 10 miliardi di "buco". E l'Europa trema: è una nuova Lehman

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