Economia
Ilva, oggi consiglio di fabbrica a Taranto. Verso nuovi scioperi
Dissenso dei lavoratori contro il fatto che la trattativa con Am Investco è ferma a causa di proposte aziendali che le sigle giudicano irricevibili
Il consiglio di fabbrica dell'Ilva di Taranto si riunisce stamattina per programmare "nuove iniziative di mobilitazione". Dopo lo sciopero di 24 ore di lunedi' scorso all'acciaieria indetto da Fim, Fiom e Uilm per protestare contro le condizioni di lavoro ritenute insicure - sciopero che per i sindacati ha determinato il blocco dell'acciaieria mentre per l'azienda l'astensione nel primo turno e' stata del 34,8%, sono all'orizzonte nuove fermate. Questo per marcare il dissenso dei lavoratori e dei sindacati contro il fatto che la trattativa con Am Investco, la nuova societa' acquirente dell'Ilva, e' ferma a causa di proposte aziendali che le sigle metalmeccaniche giudicano irricevibili.
Gli ultimi tre incontri svoltisi al Mise nei giorni scorsi, con la mediazione del vice ministro Teresa Bellanova, non hanno determinato alcun avvicinamento delle parti, anzi hanno portato il negoziato a sfiorare pericolosamente la rottura. Ed e' proprio per evitare la rottura che il vice ministro ha chiesto lo stop al confronto in attesa che azienda e sindacati si chiariscano le idee e trovino una sintesi. Lo scontro e' su due elementi: la parte economica e contrattuale che scatterebbe per i dipendenti assunti da Am Investco (Arcelor Mittal-Marcegaglia) e il numero dei lavoratori da assumere dall'amministrazione straordinaria di Ilva.
Il Governo rammenta che, in base al contratto firmato a giugno dello scorso anno, Am Investco si e' impegnata ad assumere almeno 10mila unita' rispetto ai circa 14mila totali Ilva; Am Investco, nell'ultimo confronto, ha detto che a regime, cioe' terminata nel 2023 l'attuazione del piano industriale, gli assunti saranno 8.500; i sindacati, invece, rigettano entrambi i numeri e sostengono che ad Am Investco devono transitare tutti i 14mila attuali e che garanzie chiare devono essere date anche per chi e' occupato nelle attivita' indotte, questione non affrontata sinora al tavolo del Mise.
C'e' dunque una rilevante quota di esuberi in gioco che va da un minimo di 4mila ad un massimo di 5.500,calcolando, in quest'ultimo caso, gli 8.500 a regime che vorrebbe Am Investco, anche se il Governo sottolinea che, con l'assunzione dei 10mila, i restanti 4mila non rimarrebbero disoccupati ma in carico all'amministrazione straordinaria di Ilva. Protetti, si sottolinea, o dal reimpiego nelle attivita' di bonifica gestite dai commissari Ilva con i soldi ottenuti dalla transazione con i Riva o dalla cassa integrazione, che e' garantita almeno sino al 2023.
Evitare gli esuberi e' un punto nodale per i sindacati, nella consapevolezza che essi si scaricherebbero principalmente su Taranto. Se si deve proprio sfoltire la platea dei dipendenti, si trovino allora strumenti come l'accompagnamento alla pensione e l'esodo agevolato e incentivato, chiedono i sindacati.La riunione odierna a Taranto e lo stop al negoziato al Mise si inseriscono in un clima divenuto aspro. Il governatore della Puglia, Michele Emiliano, contesta duramente al Governo in carica il fatto che stia conducendo la trattativa con Am Investco con l'obiettivo di chiuderla.
Si deve fermare, dice Emiliano, perche' e' un Governo scaduto politicamente e perche' i Cinque Stelle, e non il Pd, hanno vinto le elezioni di marzo e i pentastellati, sottolinea il presidente della Regione Puglia, sull'Ilva hanno un'idea ben diversa: non continuita' produttiva ma chiusura, bonifica e riconversione economica dell'area. Ad Emiliano risponde il vice ministro Bellanova, che ribadisce l'assoluta titolarita' e legittimita' del Governo in carica a condurre la trattativa Ilva sin quando un nuovo Governo non ci sara' e avra' ottenuto la fiducia del Parlamento.
Infine, la riunione di oggi del consiglio di fabbrica Ilva avviene dopo il concerto del Primo Maggio di ieri a Taranto promosso dal comitato dei lavoratori e cittadini "Liberi e Pensanti". Nel dibattito del mattino, i "Liberi e Pensanti" hanno rilanciato il loro piano per chiudere l'Ilva, bonificare e riconvertire, piano al quale ha dato il suo pieno sostegno proprio Emiliano, unico amministratore presente all'evento.
Per Emiliano, il progetto proposto e' da approfondire - ed ha assicurato la disponibilita' della Regione Puglia - e, osserva, "chi dice che non ci sono alternative all'acciaio non sostiene il vero". La presa di posizione di Emiliano provoca un ennesimo scontro col ministro Carlo Calenda che, a proposito della chiusura dell'Ilva a Taranto, dice su Twitter: "Da una Repubblica fondata sul lavoro a una fondata sui redditi inventati".