Inps, Fava ad Affaritaliani: “Stiamo costruendo il welfare del futuro”. La rivoluzione per giovani, imprese e territori - Affaritaliani.it

Economia

Ultimo aggiornamento: 14:11

Inps, Fava ad Affaritaliani: “Stiamo costruendo il welfare del futuro”. La rivoluzione per giovani, imprese e territori

Il presidente dell’Inps: “Non siamo più solo previdenza. La svolta che stiamo imprimendo consiste nel non aspettare che siano i cittadini a bussare alla porta dell’Istituto, ma nell’andare noi incontro a loro”

di Federica Leccese

Fava (INPS): “Stiamo mettendo in campo una vera e propria rivoluzione culturale e operativa. Non più solo previdenza”

Un nuovo modello di welfare, capace di anticipare i bisogni, integrare cittadini e imprese, e promuovere fiducia e innovazione. Il presidente dell’INPS, Gabriele Fava, racconta ai microfoni di Affaritaliani la visione e le azioni concrete dietro il concetto di “welfare generativo”: un cambio di paradigma che ridefinisce il ruolo dell’Istituto nell’attuale contesto socio-economico, in rapida e continua evoluzione.

In questa intervista esclusiva, Fava approfondisce alcuni dei temi già trattati durante la sua partecipazione a “La Piazza”, la kermesse di Affaritaliani organizzata a Ceglie Messapica dal 2018, dove è intervenuto lo scorso 29 agosto intervistato dal direttore del quotidiano Marco Scotti. Dai giovani alle imprese, dalla digitalizzazione alla previdenza inclusiva, il presidente dell’INPS traccia un percorso che va ben oltre la tradizionale idea di assistenza: “Non aspettiamo più che i cittadini bussino alla nostra porta. Siamo noi ad andare da loro”.

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Presidente Fava, lei ha introdotto il concetto di “welfare generativo”, che rappresenta un cambio di paradigma rispetto al passato. In cosa consiste concretamente questo nuovo modello e quali risultati ha già prodotto in termini di servizi personalizzati per cittadini e imprese?

“Il welfare generativo è una vera e propria rivoluzione culturale e operativa. Non parliamo più di un sistema centrato soltanto sulla prestazione, ma sulla persona, lungo tutto l’arco della sua vita. I bisogni cambiano: un trentenne che cerca lavoro ha esigenze diverse da chi lo ha già trovato, da chi sta costruendo una famiglia o da chi deve accudire i genitori. Lo stesso vale per le imprese: una start-up non ha gli stessi bisogni di una media azienda o di una grande realtà produttiva.

L’INPS, con i suoi 470 servizi attivi, è la spina dorsale sociale ed economica del Paese. La svolta che stiamo imprimendo – grazie alla digitalizzazione e a un nuovo modello di servizio – consiste nel non aspettare che siano i cittadini a bussare alla porta dell’Istituto, ma nell’andare noi incontro a loro, promuovendo e rendendo accessibili le prestazioni. In alcuni casi, laddove gli utenti hanno scelto la proattività, siamo noi ad anticipare i bisogni.

E i risultati parlano chiaro: 400.000 nuovi assicurati nel solo 2024, un record storico; oltre 40 milioni di accessi ai servizi tramite la nuova App nei primi sette mesi del 2025; più di 750.000 visite al portale giovani nei primi due mesi di vita, con oltre 50 servizi dedicati.

Questo significa che stiamo ripensando completamente il modello di servizio pubblico: personalizzato, digitale, vicino ai cittadini e alle imprese. L’INPS oggi non è più soltanto previdenza. È un attore strategico del futuro del Paese, che mette al centro giovani, lavoratori, famiglie e territori. Non lascia nessuno indietro. Il welfare generativo è questo: politica economica concreta, previdenza sostenibile, crescita occupazionale. È la risposta italiana alla sfida del futuro”.

L’INPS viene spesso associato solo al pagamento delle pensioni, ma oggi è il principale punto di riferimento per tutto l’arco della vita lavorativa. Quali sono le azioni più significative che avete messo in campo per rafforzare il ruolo dell’INPS a sostegno dei lavoratori, in particolare dei giovani?

“Il nostro impegno si muove su due fronti: giovani e imprese. Sul primo, il 4 giugno abbiamo lanciato un progetto che definisco storico: INPS per i giovani. Per la prima volta l’Istituto ha creato un ecosistema digitale unico, che raccoglie oltre 50 servizi utili a studenti, lavoratori, disoccupati e inoccupati. Un unico portale, accessibile con un semplice QR code, pensato per 11 milioni di ragazzi under 35. E non ci siamo fermati al digitale: da settembre il QR Code sarà presente anche sulle buste con le comunicazioni cartacee inviate a 4 milioni tra famiglie e pensionati, perché siano genitori e nonni a fare da ponte con i più giovani.Il messaggio è semplice e potente: l’INPS non è lontano, non è solo “l’ente delle pensioni”.

È un alleato concreto dei giovani nel loro presente e nel loro futuro.Dal nuovo anno scolastico partirà inoltre una grande campagna di educazione previdenziale nazionale, mai realizzata prima in Italia. Saremo nelle scuole, nelle università, nei centri di formazione professionale, nelle fiere del lavoro, ma anche nei grandi eventi culturali e sportivi. Dietro tutto questo c’è una parola chiave: fiducia. Se cresce la fiducia nelle istituzioni, cresce la voglia di investire, studiare, creare. E per rafforzare ulteriormente questa fiducia stiamo lavorando a un obiettivo strategico: il conto previdenziale unificato, che permetterà a ogni cittadino di avere in un unico sguardo la fotografia del proprio presente e la proiezione del proprio futuro previdenziale”.

Uno dei temi chiave del suo mandato è la collaborazione con il mondo delle imprese per allargare la base occupazionale e garantire la sostenibilità del sistema previdenziale. Ci può spiegare meglio in cosa consiste questo “nuovo Patto” con il tessuto produttivo e come si traduce operativamente nei rapporti tra INPS e aziende?

“Il nuovo patto con le imprese nasce da una scelta chiara: passare dalla logica del controllo repressivo - che resta nei casi di illegalità- a quella della collaborazione preventiva. Il primo passo è stato il nuovo piano della vigilanza, con cui abbiamo capovolto la prospettiva: non più controlli solo ex post, ma interventi preventivi. Con il Pre-Durc, altra novità introdotta, ad esempio, avvisiamo le imprese almeno 30 giorni prima di eventuali criticità e costruiamo con loro un percorso di accompagnamento, evitando blocchi e sanzioni che pesano sulla continuità produttiva.

Ma il cuore di questa strategia è il Correttivo Ter al Codice della crisi d’impresa: uno strumento innovativo che può evitare che una difficoltà temporanea si trasformi in un costo sociale permanente, in un cimitero di aziende e posti di lavoro. Salvare un’impresa significa salvare occupazione, competenze, contribuzione, comunità. E non riguarda solo le imprese. Lo stesso approccio vale per gli autonomi, i liberi professionisti. Nessuno deve restare ai margini della protezione sociale. L’INPS vuole essere un alleato, non un ostacolo”.

L’immigrazione viene spesso trattata come un’emergenza, ma lei propone di considerarla una risorsa strategica per il Paese. In che modo l’INPS può contribuire a questa visione, soprattutto sul piano occupazionale e formativo?

“Parto da un dato che parla da solo: il 13,7% della forza lavoro in Italia è composta da lavoratori stranieri regolari. Un dato storico, che segna il presente ma soprattutto il futuro della previdenza. Queste persone sono già una risorsa: lavorano, producono, versano contributi, tengono in piedi settori fondamentali. L’INPS le sostiene nella vita quotidiana, offrendo loro servizi e tutele. In un’Italia che invecchia, l’immigrazione regolare e qualificata è parte della risposta concreta alla sfida demografica. Non è un’emergenza: è una risorsa strategica, da governare e valorizzare. Inclusione, crescita e previdenza camminano insieme. Perché governare la realtà significa trasformare le sfide in una risorsa per il futuro del Paese. Questa è la visione che stiamo portando avanti, con pragmatismo e responsabilità”.

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