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Economia
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di Paolo Fiore

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Possibilità di ottenere un mutuo? Scarse. Per farlo gli italiani sono disposti a intaccare i propri risparmi. Ma  le banche sono sempre più restie. A nulla valgono i continui appelli (da Draghi in giù) per tentare di allentare la stretta al credito. Gli istituti continuano a essere diffidenti e, prima di concedere un finanziamento, stanno raccogliendo sempre più informazioni sui candidati.

Non bastano i dati anagrafici, il numero di persone a carico, l'occupazione, il reddito, la dichiarazione di non avere debiti. Da oggi Bnl chiederà ai propri clienti anche il certificato Inps: la banca vuole controllare se chi richiede un mutuo è in linea con i contributi. Chi vorrà continuare a inseguire il sogno di un casa dovrà, di fatto, consegnare nelle mani dell'istituto tutta la sua storia lavorativa. Il documento Inps richiesto, infatti, registra tutti i contributi, dall'ingresso nel mondo del lavoro in poi. E anche in base a quanto versato, il mutuo potrebbe andare in fumo. Si tratta di una vera e propria rivoluzione, segno tangibile della diffidenza delle banche. Un "grande fratello contributivo" in cambio (forse) di una casa.

La sfilza di documenti da presentare per ottenere un mutuo è già abbastanza lunga: documento di identità, codice fiscale, certificato di residenza, stato di famiglia, certificato di nascita, copia del permesso di soggiorno per gli extracomunitari, certificato di stato libero o estratto per riassunto dell’atto di matrimonio, eventuale sentenza di separazione o divorzio. Ma per verificare la solidità contributiva, ai dipendenti bastava fornire una dichiarazione del datore di lavoro dell’anzianità di servizio, l'originale dell’ultimo cedolino dello stipendio e una copia del CUD. Per i lavoratori autonomi, oltre al modello Unico, anche una copia di bilancio, ricevuto di pagamento delle imposte e fotocopia degli estratti conto bancari degli ultimi mesi. Se altre banche seguiranno la strada di Bnl, non basterà: gli istituti vogliono controllare anche i contributi. Con il rischio di dire addio a un mutuo, magari, per un disguido tecnico o per un ritardo del proprio datore di lavoro. E così le maglie del credito, già abbastanza fitte (solo una domanda su 20 si trasforma in stanze e mattoni), si stringono sempre di più. Quale sarà il prossimo ostacolo?

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