Iva, Ilva, manovra e crisi aziendali: i dossier caldi del prossimo governo - Affaritaliani.it

Economia

Iva, Ilva, manovra e crisi aziendali: i dossier caldi del prossimo governo

Sul tavolo del prossimo governo anche la partita della vendita dell'Alitalia, operazione che rischia di saltare

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Dalla spada di Damocle dell'aumento dell'Iva alla possibile manovra-bis (da 3-5 miliardi di euro), dalla vendita di Alitalia alle principali vertenze sul tavolo del Mise (Alcoa, Ilva, Embraco), fino alla partita delle nomine in scadenza. In attesa che si risolva l'enigma della formazione del nuovo governo, si allunga di giorno in giorno l'elenco dei dossier economici aperti che il futuro esecutivo si troverà a gestire.

MANOVRA-BIS. Sul fronte dei conti pubblici la prima patata bollente che il nuovo governo potrebbe trovarsi tra le mani e' la correzione chiesta dall'Europa per far si' che il deficit strutturale, calcolato al netto degli effetti ciclici e delle una tantum, si riduca nel 2018 di 0,3 punti percentuali di Pil. Secondo Bruxelles, infatti, le misure annunciate dal governo in autunno valgono solo lo 0,1% del prodotto. L'eventuale manovrina potrebbe arrivare a toccare i cinque miliardi. Nelle previsioni di primavera appena pubblicate la Ue ricorda che l'Italia e' nel gruppo di Paesi della zona euro che, a causa dell'elevato livello di debito e di deficit strutturali considerevoli, hanno "necessita' di aggiustamenti" dei conti pubblici nel 2018. La Commissione europea stima per quest'anno e per il prossimo un deficit all'1,7% del Pil.

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L'Italia dovrebbe garantire quindi nel 2018 un taglio di deficit strutturale di almeno lo 0,3% invece del classico 0,6% del Pil. Ma, secondo il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, per ora "gli sforzi strutturali" risultano "pari a zero". Dal rapporto Ue risulta che il deficit strutturale rimarra' sostanzialmente "invariato" mentre il Governo ha stimato una riduzione di un decimo di punto percentuale nel 2018, a partire da un saldo 2017 migliore delle stime precedenti. Il Tesoro si dice convinto che quest'anno i conti saranno in linea con le regole europee ma a Bruxelles potrebbe non bastare. Il verdetto sui conti pubblici italiani arrivera' il 23 maggio con le raccomandazioni ai Paesi di Eurolandia. Se la Ue dovesse ritenere necessario uno sforzo dello 0,3% sul fronte del deficit/Pil, l'Italia dovrebbe mettere in campo una manovrina da circa 5 miliardi. La Commissione europea ha gia' fatto capire che non intende interferire nella dinamica politica italiana e presumibilmente aspettera' la formazione di un nuovo governo per formulare qualsiasi richiesta. La manovra bis potrebbe quindi essere incorporata nella legge di bilancio autunnale anche se resta l'incognita del ritorno a breve alle urne e dell'esercizio provvisorio.

QUADRO PROGRAMMATICO E CLAUSOLE DI SALVAGUARDIA (IVA). Altra spada di Damocle, le clausole di salvaguardia, ovvero i circa 12,5 miliardi necessari a evitare il nuovo aumento di Iva e accise nel 2019 (mentre per il 2020 ne occorrono oltre 19). Il governo ha trasmesso a Bruxelles un Def tecnico con l'aggiornamento del solo quadro tendenziale a legislazione vigente. Nessun impegno programmatico dunque. Spettera' al nuovo esecutivo aggiornare il quadro macro-economico programmatico e trovare le coperture necessarie per disinnescare le clausole.

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In assenza di interventi, l'aliquota Iva ridotta del 10% salira' nel 2019 all'11,5% e nel 2020 al 13%, mentre quella ordinaria del 22% passera' al 24,2% dal 2019, al 24,9% dal 2020 e al 25% dal 2021. Un banco di prova potrebbe essere gia' il passaggio parlamentare del Def tendenziale. Il provvedimento sara' incardinato nelle commissioni speciali di Camera e Senato la prossima settimana e l'esame e il via libera dovrebbero arrivare la settimana successiva.

A quel punto il Def approdera' nelle Aule di Camera e Senato e ogni gruppo parlamentare potra' indicare priorita' e impegni di politica economica presentando una risoluzione. Se lo stallo politico dovesse persistere potrebbero, pero', configurarsi 'maggioranze di fatto' per impegnare il governo, nell'ambito di una risoluzione condivisa, su interventi ritenuti prioritari, a partire dalla sterilizzazione delle clausole di salvaguardia. E delle convergenze si potrebbero registrare anche sulla necessita' di rafforzare la spending review e di riordinare le tax expenditure.

LA PARTITA ALITALIA, COMPAGNIA CHE PRIMA DELLE ELEZIONI M5S E LEGA AVEVANO PROMESSO DI RINAZIONALIZZARE. E' passato un anno dal commissariamento di Alitalia. La Ue ha appena aperto un'indagine formale per valutare se il prestito e' conforme alle norme sugli aiuti di Stato. II decreto varato la scorsa settimana dal governo, che proroga di sei mesi, fino alla fine di ottobre, la procedura di cessione e fino al 15 dicembre il termine per il rimborso del prestito statale di 900 milioni, e' all'esame della commissione speciale del Senato. E il Movimento cinque stelle intende fare chiarezza sui bilanci.

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Il relatore M5s, Mario Turco, ha chiesto l'avvio di un'indagine conoscitiva con audizioni formali dei commissari, dei ministri interessati e delle parti sociali. Il provvedimento dovrebbe approdare nell'Aula di Palazzo Madama entro la fine di maggio ma alcuni gruppi, a partire dai 5 stelle (che assieme al Carroccio prima delle elezioni ha promesso di rinazionalizzare), puntano a modificarlo in commissione. Intanto la procedura di vendita rimane in stand-by. Il mese scorso sono state presentate ai commissari Luigi Gubitosi, Enrico Laghi e Stefano Paleari, tre proposte di acquisto rispettivamente da Lufthansa, Wizz Air, Easyjet in cordata con Cerberus, Delta e Air France -Klm, ma nessuna offerta vincolante. Il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, ha detto chiaramente che la trattativa in esclusiva dovrebbe essere gestita da un governo nel pieno dei poteri, rinviando quindi la palla al prossimo esecutivo.

(Segue...)