Economia
Iva, Ilva, manovra e crisi aziendali: i dossier caldi del prossimo governo

Sul tavolo del prossimo governo anche la partita della vendita dell'Alitalia, operazione che rischia di saltare
ALCOA, ILVA ED EMBRACO. Sono tre i maggiori tavoli di crisi aperti al ministero dello Sviluppo economico su cui si gioca il futuro di migliaia di lavoratori: l'ex Alcoa di Portovesme (assorbira' i primi 50 lavoratori a settembre 2018), l'Ilva di Taranto e Genova (a rischio da un minimo di 4.000 a un massimo di 5.500 posti, con oltre 3.000 esuberi solo su Taranto) e l'Embraco di Riva di Chieri, nel Torinese (497 posti in bilico).
- Alcoa: al tavolo del 3 maggio si e' discusso del piano industriale illustrato dai rappresentanti della societa' svizzera che ha acquisito lo smelter di Portovesme, del nuovo assetto societario, della partecipazione finanziaria (Invitalia, lavoratori, Statuto dell'associazione e governance), della riattivazione degli impianti, del piano di lavoro e degli ammortizzatori sociali.
In particolare, sono stati esaminati gli interventi per il riavvio dello smelter e il programma per la ricollocazione dei lavoratori con l'obiettivo di "garantire un futuro durevole e produttivo" per lo stabilimento. Secondo quanto previsto, lo stabilimento assorbira' i primi 50 lavoratori a settembre 2018 e iniziera' a produrre gradualmente a partire da maggio 2019, mentre per il funzionamento a pieno regime, con il coinvolgimento di 376 lavoratori piu' 50 contrattisti fissi, la data fissata e' quella di settembre 2020. Il nuovo assetto societario che prevede la partecipazione di Invitalia al 20%, di cui il 5% destinato alla partecipazione diretta dei lavoratori attraverso il modello della governance duale sulla cui implementazione il Mise e' in attesa di ricevere le osservazioni delle parti sindacali.
Il Mise si e' impegnato insieme alla Presidenza del Consiglio a presentare una norma per rifinanziare gli ammortizzatori sociali delle aree di crisi complessa, che comprendono anche lo stabilimento di Portovesme, sia per il secondo semestre del 2018 sia per tutto il 2019.

- Embraco: sono due i progetti in fase piu' avanzata, che al momento restano riservati, per la reindustrializzazione dell'area dell'Embraco di Riva presso Chieri. Dopo l'ultimo incontro con l'azienda, il 3 maggio, i sindacati spiegano che i due progetti restano riservati proprio per la concomitanza con i processi di valutazione finanziaria e di fattibilita' industriale: si tratta di quello di un'azienda italiana che opera nel settore del bianco, che sarebbe in grado di ricollocare circa 40 lavoratori, e quello di una cordata di imprenditori stranieri e italiani che, nell'arco di 18-24 mesi, potrebbe rioccupare circa 350 addetti.
Considerando le circa 60 uscite volontarie gia' avvenute e quelle che potranno aggiungersi nei prossimi mesi in base al piano di incentivi, i due progetti potrebbero avere il potenziale per ricollocare tutti i lavoratori attualmente in forza al sito torinese. Dalla prossima settimana in azienda inizieranno incontri con gruppi di lavoratori per prepararli al cambiamento che si prospetta nei prossimi mesi. L'azienda ha rinviato ulteriori aggiornamenti al tavolo convocato al Mise il 15 maggio.
- Ilva: il tavolo sull'Ilva e' fermo. Le posizioni restano distanti tra ArcelorMittal e i sindacati e nell'ultimo tavolo - il 29 aprile - sul nodo dell'occupazione non si sono fatti passi avanti.
Per questo la viceministra Teresa Bellanova ha proposto una "pausa di riflessione" e un aggiornamento a data da destinarsi. I lavoratori sono in stato di agitazione. Il primo sciopero, che ha riguardato le sole acciaierie di Taranto, ferme per 24 ore, e' stato - annunciano i sindacati - solo l'inizio. Dal 9 maggio partono le assemblee dei lavoratori per decidere sugli altri scioperi. Per l'Ilva sono anche in pericolo 3.000 posti sull'indotto, su cui ArcelorMittal non si e' mai pronunciata. I sindacati temono che il gruppo affidi i lavori a societa' esterne tagliando fuori l'indotto.
CRAC BANCHE: IL DECRETO RIMBORSI RISPARMIATORI. Resta al palo anche il decreto per la tutela dei risparmiatori danneggiati dai crack bancari. Il Mef entro la fine di marzo avrebbe gia' dovuto indicare modalita' e condizioni del nuovo fondo di ristoro finanziario, previsto dalla legge di bilancio, destinato a risarcire i risparmiatori vittime di danno ingiusto delle banche oggetto di salvataggio da parte del governo ma il decreto attuativo, pur se in fase avanzata, tarda ad arrivare. E anche questa palla rischia di essere rinviata al prossimo governo. Sulla possibilita' di accedere al fondo, che ha una dotazione di 100 milioni di euro in quattro anni (2018-2021), finanziati dal Fondo interbancario di garanzia e dal Fondo dei conti dormienti, ci sperano non solo gli obbligazionisti e gli azionisti delle ex Popolare di Vicenza e Veneto Banca, ma anche quelli delle quattro banche poste in liquidazione (CariChieti, Banca Etruria, CariFerrara e Banca Marche).
NOMINE PUBBLICHE. C'e' poi tutta la partita delle nomine. E' lunga la lista di incarichi in scadenza da qui ai prossimi mesi. Il governo Gentiloni ha prorogato l'attuale collegio dell'Autorita' dell'Energia ma in agenda c'e' anche il rinnovo dei vertici della Cdp e della Sogei. Tra pochi giorni scadra' l'incarico del capo della Polizia, Franco Gabrielli, e quello del vertice dell'Aisi, l'organizzazione di intelligence delegata alla sicurezza interna. Ad agosto sara' la volta del cda Rai e a novembre tocchera' all'Antitrust.