"L'oro di Bankitalia allo Stato? L'ipotesi di finanziare la campagna elettorale 2027". Lo scenario - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 11:29

"L'oro di Bankitalia allo Stato? L'ipotesi di finanziare la campagna elettorale 2027". Lo scenario

Rischi per la stabilità monetaria e possibili mosse politiche dietro l’emendamento. L'intervista a Gianluigi Serafini, Equity partner GA-Alliance, Marco Luigi di Tolle, Of Counsel e Marta Scandroglio, Partner, Team di Diritto amministrativo di LEXIA

di Rosa Nasti

L'oro di Bankitalia nelle mani dello Stato: possibile uso per la finanza elettorale 2027. Ecco cosa dice l’esperto

Tra gli emendamenti spuntati in Manovra ce n'è uno che riaccende un dibattito che va ormai avanti da anni: mettere le mani sull’oro di Bankitalia per farlo diventare ufficialmente "una poprietà dello Stato". Peccato che quell’oro, oltre 2.400 tonnellate, sia già pubblico di fatto, anche se il governo non può toccarlo, spostarlo o venderlo.

Fratelli d’Italia, con un emendamento a firma di Lucio Malan, vorrebbe cambiare le regole in "nome del popolo italiano", per farci cosa? Magari per ridurre il debito o finanziare spese a corto di coperture. L’oro è custodito a Palazzo Koch, e non solo, una parte alquanto considerevole è anche negli Usa, ma venderlo non sarebbe un gioco da ragazzi: ci sono vincoli legali e rischi difficili da superare. Insomma, la partita sul metallo giallo è più spinosa di quanto sembri, Affaritaliani ha fatto chiarezza sul tema con Gianluigi Serafini,  Equity partner GA-Alliance.

"Non è dato capire le ragioni per le quali la maggioranza di governo voglia inserire in manovra finanziaria il trasferimento delle riserve auree da Banca d’Italia al Mef; come è noto infatti  le riserve  hanno una funzione di garanzia e stabilità monetaria", spiega Serafini.

"Le riserve sono già pubbliche allora perché trasferirle? Le ipotesi che si possono fare sono varie ma sottendono una volontà di renderle disponibili all’ esecutivo svincolandole dall’attuale destinazione. A pensare male potrebbe trattarsi di un'ipotesi finalizzata a realizzare una vendita parziale per finanziare (nel rispetto dei vincoli di bilancio) una generosa finanza pubblica nel 2027 in vista delle future elezioni", aggiunge ancora.

"Augurandoci che non sia così, in alternativa, potrebbe essere una misura propedeutica a cedere ulteriori quote di Bankitalia agli istituti bancari che ne sono già soci. In ogni caso credo che una riforma come questa, che incide sugli elementi di base della stabilità finanziaria anche Europea, necessiti della massima trasparenza e che le reali motivazioni debbano essere rese pubbliche".

E conclude: "Personalmente non condivido la riforma che sposterebbe asset vincolati con fini di garanzia nella libera disponibilità del governo, se lo si fa all’unico fine di favorire la cessione di ulteriori quote di Bankitalia occorrerebbe inserire nella norma un vincolo normativo sull’utilizzo delle stesse, se così non fosse si potrebbe pensare che la politica abbia diverse, e non sane, idee di utilizzo".

A fare maggiore chiarezza anche l'avvocato Marco Luigi di Tolle, Of Counsel e Marta Scandroglio, Partner, Team di Diritto amministrativo di LEXIA. "La Banca d’Italia è titolare e gestore delle riserve auree, ma la sua capacità di “disporne” è vincolata dal diritto dell’Unione (Eurosistema), dal suo Statuto e dai divieti di finanziamento monetario. Può quindi amministrarle con ampia autonomia operativa (custodia, prestiti d’oro, swap, gestione del rischio), mentre decisioni straordinarie come vendite significative o utilizzi che incidono sull’orientamento di politica monetaria richiedono coordinamento e, in pratica, l’assenso nell’ambito dell’Eurosistema", spiegano.

"La gestione delle riserve ufficiali dei Paesi dell’area euro è una funzione del SEBC/Eurosistema. Una quota di riserve in valuta e oro è stata trasferita alla BCE; le restanti restano presso le BCN, che possono operare ma nel rispetto degli indirizzi dell’Eurosistema. Le operazioni delle BCN in attività di riserva estera, inclusi oro e valute, sono soggette a coordinamento e, se del caso, approvazione della BCE, per garantirne la coerenza con la politica monetaria e di cambio comuni. Vige il divieto di finanziamento monetario degli enti pubblici: le riserve (oro incluso) non possono essere utilizzate per finanziare direttamente o indirettamente il bilancio dello Stato o aggirare i divieti di acquisto sul primario".

"Lo Statuto della Banca d’Italia (come modificato per l’appartenenza all’Eurosistema) attribuisce alla Banca la competenza tecnica e gestionale sulle riserve, definendo governance interna (Governo/ Direttorio) e criteri di prudenza, sicurezza e liquidità. I risultati economici della gestione seguono regole di bilancio e distribuzione degli utili previste per legge e Statuto; ciò non abilita l’uso “di scopo” dell’oro per esigenze di finanza pubblica. Pertanto affermare ora con nuova legge che le riserve auree italiane appartengono allo Stato significa sostanzialmente la volontà politica di trasferire la gestione delle riserve da Bankitalia al Governo attribuendo a quest’ultimo il potere di disporne, che tuttavia continuerebbe a scontare i menzionati limiti di diritto comunitario".

E concludono: "In questo senso l’emendamento evoca -a nostro avviso- una divergenza tra le “intenzioni gestionali” del Governo e le “pratiche gestionali” sin qui attuate da Bankitalia e, per questo motivo, sembra foriero di conflitti tra Governo e Istituzioni europee. In ogni caso va tenuto presente che l’approvazione dell’emendamento, per produrre effetti immediati, in sé e per sé andrebbe coordinata con l’abrogazione di confliggenti disposizioni del decreto legislativo n° 42/1998 (in particolare, articolo 7, comma 2, per il quale Bankitalia provvede alla gestione delle riserve auree nel rispetto dell’articolo 31 dello Statuto del Sistema Europeo di Banche Centrali e della Banca Centrale Europea".

"La distribuzione fisica delle riserve auree italiane in più caveau territorialmente differenziati risponde principalmente ad esigenze operative: la riserva italiana è ripartita tra le principali piazze finanziarie (Svizzera, Regno Unito, USA) anche per minimizzare costi e rischi di trasporto connessi alla vendita dei lingotti, che in quel caso devono spostarsi materialmente.  In USA è collocata la percentuale più alta di riserva aurea (43% circa), ma va tenuto presente che trattasi della principale piazza finanziaria mondiale. Questo aspetto, dunque, non sembra significativo ed è peraltro di prassi internazionale (anche la Germania conserva significative quantità in USA e la Banque de France è a sua volta depositaria di riserve auree di diversi paesi",

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