Economia
La Stampa verso la cessione, Elkann guarda ai Dogliani (quelli del Ponte sullo Stretto). E su Repubblica... Rumor
Elkann accelera sulla vendita del quotidiano torinese e prepara il disimpegno anche da Repubblica

John Elkann
La Stampa, vendita a un passo: Elkann lavora sull’asse Veneto-Piemonte
Dopo l’assalto di venerdì scorso, quando i manifestanti di Askatasuna hanno fatto irruzione in redazione, John Elkann si è presentato oggi a La Stampa per portare la propria vicinanza e solidarietà ai giornalisti. Le immagini dell'erede Agnelli tra i corridoi del quotidiano piemontese hanno fatto subito il giro del web, ma forse, guardando le foto a molti sarà venuta in mente la stessa domanda: alla fine questa vendità de La Stampa ci sarà o no? A che punto sono le trattative?
Le ricostruzioni più recenti, rilanciate da Lo Spiffero, parlano di un rush finale, in cui la storica testata torinese sarebbe (e per davvero) destinata a finire nelle mani di un gruppo veneto, la NordEst Multimedia (Nem) di Enrico Marchi, già proprietaria di un bel mazzo di quotidiani locali, dal Corriere delle Alpi al Messaggero Veneto, ma anche il Mattino di Padova e la Nuova di Venezia e Mestre.
Peccato che l’operazione, più che una trattativa, sembri una partita di Jenga, e al momento il nodo sarebbe prettamente quello del prezzo, perché i 50-60 milioni chiesti da Gedi sono forse un po' troppi, soprattutto alla luce dei 12 milioni di perdita annua del quotidiano.
Ma non finisce qui, e secondo le ricostruzioni dello Spiffero a mettere le mani su La Stampa non saranno solo i veneti, ma anche un certo socio piemontese che affiancherà Nem. Perché proprio piemontese? Forse Elkann ha pensato bene che per calmare un po' gli animi in vista di una vendita, affidarsi a qualcuno che il territorio lo conosce bene, possa attenuare meglio il colpo, così che Gedi possa dire "tranquilli, il legame con Torino resta", e tutti se ne stanno buoni.
Ma chi potrebbe essere questo socio? Dopo aver provato (invano) a coinvolgere Marco Gay, presidente degli industriali torinesi, il nome che spunta fuori ora è quello dei Dogliani, famiglia cuneese con quartier generale a Torino, ed esperti in cantieri, appalti e grandi opere, come la Pedemontana Veneta o le concessioni A21 e A5. A guida del gruppo c'è il patriarca, Matterino Dogliani, 85 anni, mentre il figlio Claudio è a capo della holding Fininc.: il nome dei Dogliani è comparso soprattutto nelle cronache più recenti per essere tra le imprese designate per il Ponte sullo Stretto, e per la vicinanza al partito della Lega.
Marchi e Dogliani, non una accoppiata casuale, ma un asse Veneto-Piemonte che risponderebbe perfettamente all'esigenze dell'affare e soprattutto una cordata solida per un reggere un mercato editoriale sempre più in sofferenza, e nel quale anche La Stampa stenta a rialzarsi. Non a caso Elkann non vuole liberarsi solo della torinese, ma come sappiamo, il piano è molto più largo e azzardato, e nel pacchetto ci sarebbero anche La Repubblica e tutto il suo comparto radiofonico (Deejay, Capital, M2O).
Qui tra i possibili acquirenti prende sempre più piedi l'ipotesi del principe e politico saudita Mohammed bin Salman, una mossa che se confermata, lascerebbe non pochi interrogativi aperti. Ma alla fine, quando un giornale diventa una riga rossa in un bilancio, non c'è spazio per la nostalgia e la vendita è solo una questione di tempo, resta da vedere quanto ancora ne passerà prima che i due quotidiani cambino davvero padrone.
