L'Imu...rtacci tua
Di Giovanni Esposito
La deriva che sta vivendo quello che fu il Bel Paese ha raggiunto tali dimensioni, da minare i miei "principi fondamentali": infatti il dibattito sull'Imu, sta incrinando la mia fede nel suffragio universale. In uno scenario di Pil a picco, consumi in contrazione, esplosione della disoccupazione ed investimenti al lumicino, la madre di tutte le priorità è divenuta l'Imu sulla prima casa.
L'Irap fa sì che anche le imprese in perdita debbano pagare le imposte, il cuneo fiscale dissangua le aziende senza che rimanga poco più delle briciole in busta paga, le Corporate estere stanno acquistando pezzi del nostro sistema industriale, ciò nonostante la nostra classe politica discute se sia opportuno che i proprietari di prima casa paghino qualche centinaia di euro l'anno di Imu.
In altre parole, il sistema Italia sta fallendo sotto il peso di una pressione fiscale insopportabile, eppure, questa accozzaglia di inadeguati (perché di questo di tratta), discute sull'abolizione dell'unica tassa che abbiamo in comune con la maggior parte delle economie industrializzate. Come tutti ben sanno, qualunque cosa si decida sull'Imu, nessun effetto si produrrà sulle criticità che stanno minando il nostro futuro. Ed allora perché se ne parla? Perché è stato promesso in campagna elettorale, ed allora, costi quel che costi, si deve fare.
In un paese sano, i politici dovrebbero professare al popolo ciò che è cosa buona e giusta nell'interesse della collettività. In Italia no, al fine di raggranellare il populismo nell'urna, si diffondono le favolette che la plebaglia vuole sentirsi raccontare. Mentre al ministero dell'Economia si discute del nulla (ergo l'Imu), da inizio anno, i fallimenti delle aziende hanno superato quota 8 mila, il rapporto debito/Pil il 130%, la disoccupazione giovanile al 38,5%.
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