Il caso MediaWorld riaccende l’allarme Cina, l’Italia nel mirino di Pechino. Palazzo Chigi verso il Golden Power? - Affaritaliani.it

Economia

Ultimo aggiornamento: 14:54

Il caso MediaWorld riaccende l’allarme Cina, l’Italia nel mirino di Pechino. Palazzo Chigi verso il Golden Power?

Il governo Meloni, dopo le polemiche estive, vuole vederci chiaro

di Filippo Santi

Il caso MediaWorld riaccende l’allarme Cina

Dopo settimane di indiscrezioni, la trattativa tra il gruppo tedesco Ceconomy – proprietario di MediaWorld – e il colosso dell’e-commerce cinese è finita sotto la lente dei governi. In Italia, come scrive Startmag, l’operazione ha fatto scattare più di un campanello d’allarme: MediaWorld detiene una quota rilevante del mercato nazionale, e l’ingresso di un player cinese nel controllo della distribuzione di prodotti tecnologici viene considerato un tema strategico.

A dare voce alle preoccupazioni è stato l’analista Gianclaudio Torlizzi, consigliere del ministro della Difesa Guido Crosetto per le filiere industriali critiche. Torlizzi non usa giri di parole: “Se oltre ai prodotti elettronici i cinesi controllano anche i canali di distribuzione, hanno fatto bingo”. Un messaggio che a Palazzo Chigi non è passato inosservato.

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Il governo Meloni, dopo le polemiche estive, vuole vederci chiaro: l’operazione è già stata notificata non solo in Germania, ma anche in Italia, dove potrebbe attivare la procedura del Golden Power. L’esecutivo sa che una decisione troppo morbida rischierebbe di riaccendere i sospetti di eccessiva tolleranza verso Pechino, già emersi con il caso Pirelli.

Proprio sul dossier Pirelli, infatti, l’Italia ha scelto una linea più cauta, certificando che Sinochem non ha violato le restrizioni imposte due anni fa sulla governance del gruppo milanese. Una mossa che ha fatto storcere il naso a Washington, dove l’idea che un campione industriale italiano resti legato al capitale cinese non è stata affatto ben accolta.

E ora, con Wang Yi, il capo della diplomazia di Xi Jinping, in visita a Roma, la partita si fa ancora più delicata. Se anche sul fronte dell’elettronica Meloni dovesse adottare un approccio “conciliatore”, per gli americani sarebbe il secondo segnale in pochi giorni di un’Italia troppo accomodante con Pechino.

Un tema che, assicurano fonti diplomatiche, tornerà sicuramente anche il 18 ottobre a Washington, durante la cena di gala per i 50 anni della NIAFF, la potente associazione degli italo-americani, dove sono attesi sia Donald Trump che Giorgia Meloni.