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Economia
Mediobanca, Doris pronto a salire al 4,5%.I fronti si compattano per la guerra

La famiglia Doris si schiera a difesa del top management di Mediobanca. Se circa un mese fa, subito dopo il blitz da 580 milioni di euro con cui la Delfin di Leonardo del Vecchio era salita al 6,94% nel capitale della banca d’affari, Ennio Doris aveva avuto  subito parole di apprezzamento per Alberto Nagel sottolineando come in questi anni l’amministratore delegato di Piazzetta Cuccia avesse “ottenuto ottimi risultati”, oggi Massimo Doris, figlio di Ennio e attuale amministratore delegato di Banca Mediolanum, dopo aver premesso di non ritenere la mossa del patron di Essilux necessariamente ostile al management, è tornato a esprimere “massima soddisfazione” per “questa struttura di governance” e per “la dirigenza che c’è”.

ennio doris banca mediolanum
 

Ai quanti a margine del convegno di Assoreti gli chiedono se Del Vecchio potrebbe tentare di cambiare lo statuto (per eliminare il vincolo di scelta dei vertici solo tra manager interni, come si va sussurrando a Piazza Affari da settimane), Doris ribadisce che per quanto lo riguarda “non ci sarebbe motivo per cambiare” visto che lo statuto e il modo in cui viene indicato l’amministratore delegato “fino ad ora hanno funzionato”. Certo, chiosa Doris, “non è detto che qualcosa che ha funzionato non si debba mai cambiare”, ma “dipende dalle proposte”.

Non solo: il gruppo Doris potrebbe tornare a comprare titoli Mediobanca fino ad “arrivare al massimo all’1% del capitale”, “non di più”. Dopo gli ultimi acquisti fatti nei mesi scorsi attraverso la holding di famiglia, Finprog Italia (0,4% del capitale), i Doris, considerato anche il 3,3% in mano a Banca Mediolanum, sono già al 3,7% di Piazzetta Cuccia e potrebbero dunque superare complessivamente il 4,5%, il che ai prezzi correnti (Mediobanca capitalizza quasi 8,7 miliardi di euro) significherebbe un investimento complessivo di quasi 400 milioni.

mediobanca
 

Una presa di posizione è un indizio, due equivalgono a una dichiarazione d’intenti che non può passare inosservata in vista della prossima assemblea degli azionisti, in calendario il prossimo 28 ottobre (l’ultima data ultima per registrarsi e poter intervenire ed esercitare il diritto di voto sarà il 17 ottobre). L’assemblea si dovrà esprimere in merito all’approvazione del bilacio al 30 giugno scorso, alle politiche di remunerazione e incentivazione del personale del gruppo e all’aggiornamento del piano di performance shares, mentre i mandati di Nagel e del Cda scadranno solo ad ottobre del prosimo anno. 

Ma potrebbe essere già l’occasione buona per valutare un’eventuale alleanza tra Del Vecchio e Unicredit, istituto di cui Del Vecchio è azionista col 2% circa e che è primo socio di Mediobanca con l’8,81% ma che come Vincent Bolloré (socio col 7,86%) da tempo si è detta pronta a ridure sensibilmente, o cedere completamente, la propria partecipazione. Finora peraltro alle parole non sono seguiti i fatti ed anzi in estate, cumulando alcuni certificati destinati alla clientela con sottostante azioni Mediobanca, Unicredit aveva temporaneamente superato la soglia del 10% prima di tornare al di sotto della stessa.

(Segue...)

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