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Economia
Mediobanca il mezzo, Generali il fine: perchè Del Vecchio sale in Piazzetta

Il mercato compra Mediobanca: quando si muove il secondo uomo più ricco d’Italia come Leonardo Del Vecchio, molto attento alla “creazione del valore del proprio investimento”, supportato dai due colossi nazionali del credito come Intesa e UniCredit e che mette nero su bianco la sua natura di investitore finanziario di lungo periodo in uno “snodo” del Paese da far crescere, oltretutto public company e quindi contendibile, gli operatori di Borsa non ci pensano su un secondo a mettersi in scia al market mover Delfin. 

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Così, dopo dopo la salita di ieri della finanziaria lussemburghese nel capitale di Mediobanca sopra al 10%, partecipazione che “può salire fino al 19,9%”, il titolo della merchant bank guidata da Alberto Nagel è schizzato al rialzo in Borsa a un soffio dalla maglia rosa (+3,93% a 7,24 euro). Gli analisti hanno cercato di leggere tra le righe, pesando le virgole, nelle dichiarazioni di Del Vecchio rilasciate in un'intervista al Messaggero e la sentenza è stata la stessa che arrovella gli addetti ai lavori da settembre dello scorso anno. Da quando, cioè, il fondatore dell’impero EssiLux ha messo piede nel libro soci di Piazzetta Cuccia. 

"Al di là delle dichiarazioni di principio, non ci è ancora chiaro - in concreto - quali siano i progetti che Delfin intende proporre in quanto azionista di riferimento di Generali e Mediobanca", hanno scritto stamattina nel loro report gli esperti di Equita.

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Fonti finanziarie che seguono da vicino la partita Delfin-Mediobanca-Generali fanno invece notare che, scorrendo attentamente le affermazioni di Del Vecchio, c’è un passaggio che, al contrario, fornisce degli elementi preziosi sul motivo dell’investimento in Mediobanca e sui piani, seppur non ben definiti, che l’imprenditore ha sulla catena societaria che da Piazzetta Cuccia arriva fino alla compagnia triestina. 

Ed è quando alla domanda “c’è chi vede in Generali il suo vero obiettivo (dell’investimento in Mediobanca, ndr)”, Del Vecchio non nega e anzi, ricordando che “la più grande partecipazione di Mediobanca sono le Assicurazioni Generali”, spiega che la compagnia guidata da Philippe Donnet è una società a cui è “molto legato e che mi piacerebbe tornasse ad essere più centrale nello scacchiere mondiale”. Aggiungendo: “Ovviamente non è compito mio dire come, mi auguro che il management di Mediobanca e quello di Generali sappiano come fare”.

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Quindi, fanno notare le fonti, il principale interesse è Generali. Ma la strada per il controllo di Trieste, si spiega ancora, passa dal 13% Mediobanca, una stanza di compensazione dove, è la lettura, non sempre gli azionisti, a cominciare dalla stessa merchant bank che in caso di aumento di capitale pro-acquisizioni avrebbe dovuto aprire il portafoglio sottraendo risorse al proprio business, hanno fatto salti di gioia di fronte a un potenziale rafforzamento del Leone. A cominciare proprio da quelli che supportano il management come Ennio Doris, numero uno di Mediolanum e l’UnipolSai di Carlo Cimbri, competitor delle Generali per quanto riguarda il profittevole risparmio gestito e il business assicurativo. Un fronte che, per le fonti, di fatto configura un freno.

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Ecco perché, si fa notare ancora, Del Vecchio già presente a valle nel capitale delle Generali con un proprio rappresentate in Cda e nei comitati interni (dove è stato bloccato il dossier Banca Generali), punta a salire a monte a ridosso del 20%, sopravanzando il patto di consultazione al 12,6% di Piazzetta Cuccia, che ha nella famiglia Doris e in Cimbri due forti puntelli (Unipolsai anche fuori patto) in favore del Ceo Nagel, ribaltando i pesi nell’azionariato e diventando il primo azionista assoluto di Mediobanca. Una posizione che in futuro, si spiega ancora, fa di Del Vecchio un interlocutore d'obbligo per il management e che costringerà Nagel a condividere con lui le strategie, finendo per neutralizzare le view opposte dei competitor di Generali. Tutto in punta di piedi, senza stravolgere la governance, proprio come vuole la Vigilanza. 

Anche così si creano quelle basi per il ritorno del Leone a quella “centralità nello scacchiere mondiale” che l'imprenditore dell'occhialeria auspica.

@andreadeugeni

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