Economia
Italia in affanno ma le medie imprese volano: nel 2022 fatturato su del 6,3%

Mentre la crescita frena e l'inflazione galoppa le medie imprese italiane rimbalzando puntando entro il prossimo anno su tecnologie e green
Medie imprese, oltre 3.000 aziende leader del cambiamento sono pronte a cogliere anche le opportunità di crescita derivanti dal Pnrr
Mentre l'italia frena le medie imprese volano con un rimbalzo del fatturato del 2021 e prospettive di crescita anche per il 2022, rispettivamente del 19 e del 6,3%, puntando entro il prossimo triennio su investimenti in tecnologie 4.0 e green. Ma non solo. Il 52% ha già fatto conta di superare i livelli produttivi pre-Covid entro quest'anno. Nessuna inferiorità rispetto ai peer stranieri che sono anzi meno produttivi, tanto che in dieci anni circa 210 medie imprese nazionali sono passate in mano straniera.
Questo è l'identikit delle medie imprese industriali italiane messo a fuoco nel ventunesimo Rapporto a loro dedicato da Unioncamere, Area Studi Mediobanca e Centro Studi Tagliacarne presentato a Roma. Questo universo di 3174 imprese leader del cambiamento è pronto a cogliere anche le opportunità di crescita derivanti dal Pnrr: il 59 per cento delle medie imprese si è già attivato o si appresta a farlo. Guardando al futuro, tuttavia, la staffetta generazionale rischia di rallentarne il cammino: per un'impresa su quattro il passaggio o non è perfezionato o rappresenta un vero ostacolo.
Le medie imprese manifatturiere italiane affrontano le incertezze della congiuntura forti di una storia che le ha viste fare meglio del resto dell'economia proprio nei momenti più turbolenti. Secondo un indicatore di performance, dal 1996 hanno maturato rispetto al Pil un vantaggio del 34,1 per cento, la maggior parte del quale sviluppato dal 2009.
Nel confronto con le grandi imprese manifatturiere italiane, nello stesso periodo, le medie hanno registrato migliori performance sotto molti punti di vista: hanno ottenuto una crescita del fatturato più che doppia (+108,8 per cento contro il +64,4 per cento), centrato un maggiore aumento della produttività (+53 per cento contro il +38,6 per cento) e garantito una migliore remunerazione del lavoro (+62,4 per cento contro il +57 per cento).
Si tratta di successi ottenuti con un significativo ampliamento della base occupazionale (+39,8 per cento con il -12,5 per cento) che ne ha fatto un modello capitalistico veramente inclusivo e partecipativo, tanto da consentire alle medie imprese di affermarsi anche a livello internazionale: la loro produttività è infatti superiore del 21,5 per cento a quella delle omologhe tedesche e francesi, un risultato fuori dall'ordinario se si pensa che la nostra manifattura nella sua interezza accusa invece un ritardo del 17,9 per cento rispetto agli stessi Paesi.
Non è un caso che abbiano attratto l'attenzione degli stranieri: oggi ne avremmo circa 210 in più se queste non fossero passate nell'ultimo decennio sotto il controllo di azionisti esteri, un quarto dei quali proprio tedeschi e francesi.