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Economia
Mediobanca mostra i muscoli su Generali: in prestito il 4,42% e sale al 17,22%

Alle prove di forza di Francesco Caltagirone Leonardo Del Vecchio sulle Assicurazioni Generali, il Ceo di Mediobanca Alberto Nagel, primo azionista a Trieste con il 12,93%, risponde con l'artiglieria pesante. Mentre i due soci forti del Leone che mirano a far fuori l'amministratore delegato della compagnia Philippe Donnet procedono con piccoli acquisti, chiamando alle armi altri azionisti pro-discontinuità nella governance attraverso un Patto di consultazione, Piazzetta Cuccia ha sottoscritto con "una primaria controparte di mercato" un'operazione di prestito titoli su 70 milioni di azioni Assicurazioni Generali, pari al 4,42% del capitale sociale del Leone. Pacchetto che porta i diritti complessivi di voto di cui potrà disporre la merchat bank nell'assemblea decisiva di aprile 2022 al 17,22%, una quota maggiore che supera l'accordo parasociale nel caso in cui al patto Delfin, Caltagirone, Fondazione Crt aderissero con il proprio 3,97% anche i Benetton (al 16,5% in tutto).

" style="font-size:;">Il style="font-size:;">colpo di scena " style="font-size:;"> è arrivato dopo poche ore dalla fine del consiglio di amministrazione di " style="font-size:;">Mediobanca " style="font-size:;"> che aveva all'ordine del giorno l'esame del bilancio della merchant bank e in cui si attendeva un'informativa di Nagel sul " style="font-size:;">dossier " style="font-size:;"> Generali che domani riunirà prima il " style="font-size:;">comitato nomine ="" style="font-size:;"> e poi lunedì il Cda " style="font-size:;">(appuntamenti che, alla luce degli ultimi avvenimenti, si preannunciano pieni di tensione) sul tema "lista del consiglio" con al centro il rinnovo di Donnet. Tema che sta spaccando il fronte degli azionisti stabili del Leone " style="font-size:;">e che ha aperto una contesa nel salotto finanziario nordestino su cui l'Ivass e la Consob hanno acceso un doppio faro.

La mossa di Nagel, appoggiata dall'intero consiglio, va a tutela dell'investimento di Mediobanca (circa 3 miliardi di euro) nelle Generali, investimento da cui dipende anche la riuscita anche dell'ultimo piano industriale varato dal Ceo a novembre 2019 e che, oltre alla partecipazione del 12,97%, conta anche sul cospicuo flusso di dividendi in arrivo ogni anno a valle da Trieste: circa 300 milioni di cedole che valgono più di un terzo dei profitti annuali dela merchant

Mediobanca, che ha mostrato una coerenza nelle scelte sulla governanceintroducendo lo stesso principio statutario sul rinnovo del Cda sia al suo interno sia nella compagnia assicurativa, è convinta che Donnet abbia saputo gestire con oculatezza il gruppo assicurando, dal suo arrivo, ritorni superiori a quelli delle principali concorrenti europee (Axa, Allianz e Zurich) e garantendo solidità patrimoniale pur non riuscendo (come gli viene imputato da Del Vecchio e Caltagirone) a far crescere dimensionalmente il Leone con lo stesso impeto dei suoi rivali, la cui capitalizzazione di mercato è di gran lunga superiore.

Da Piazzetta Cuccia, inoltre fanno sapere che la mossa va anche a supporto della costruzione della lista del consiglio che ora può contare su un sostegno maggiore da parte del primo azionista storico del Leone, socio che può contare anche sull'appoggio del gruppo De Agostini (con l'1,7%, anche se il proprio rappresentante in consiglio Lorenzo Pellicioli è in uscita) e dei voti degli agenti Generali Anagina (vedi box). 

Secondo alcune fonti dello schieramento avverso, la mossa di stasera di Mediobanca dimostra che non c'è sintesi e che dunque la lista del cda uscente da presentare all'appuntamento di aprile del rinnovo degli organi sociali può considerarsi morta.

"Ognuno finisce per rafforzarsi nel proprio campo", viene spiegato. C'è da ricordare però che la modifica allo statuto delle Generali (votata anche da Delfin e da Caltagirone lo scorso anno) consente di procedere alla presentazione di candidature individuate dal consiglio con il voto di maggioranza.

Ora c'è da attendersi che Del Vecchio e Caltagirone continueranno a comprare titoli Generali, mentre in Mediobanca, anche per il rischio del concerto sul capitale della compagnia (coinvolgendo anche il 12,97% di Piazzetta Cuccia), dovrebbero fermarsi a un soffio del 25% (occhi sull'assemblea del 28 ottobre dove qualche addetto ai lavori si attendono qualche forma di ostruzionismo e contestazioni all'operato del management).

La vittoria su Trieste passerà attraverso la conquista del voto degli investitori istituzionali (oltre al 40% in Generali, percentuale che sale a oltre il 50% nel capitale di Mediobanca) mondo a cui la coppia Donnet-Nagel ha dato prova di saper assicurare ottimi rendimento. Un mondo su cui eserciterà però un'influenza anche il nome del Ceo alternativo che Caltagirone e Del Vecchio sapranno proporre, un nome che per spostare le preferenze dev'essere quello di un grande assicuratore o di un top-manager tenuto in grande considerazione dagli investitori.

Fra questi si sono fatti quelli dell'ex Ceo di Generali e ora in forza a Zurich Mario Greco e dell'attuale amministratore delegato di Poste Matteo Del Fante. Secondo quanto può riferire Affaritaliani.it, però, entrambi non sono della partita. Infine, in questo scenario partirà il 4 ottobre l'Opa del Leone su Cattolica Assicurazioni, operazione (il prospetto dovrebbe esser pubblicato nel weekend o lunedì) che nel campo di battaglia triestino passerà in secondo piano.

@andreadeugeni

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