Moncler, come Ruffini ha fatto fortuna. Tutti gli affari in Piazza con le Ipo
Di Luca Spoldi
Il conto alla rovescia è ormai iniziato: col via libera di Consob al prospetto informativo, martedì scorso, l’Ipo di Moncler, marchio nato in Francia nel 1952 ma dal 1992 in mani italiane (il controllo è passato prima a Pepper Industries, poi a Fin.Part e dal 2003 a Remo Ruffini, Guido De Vivo e Mittel, poi affiancati dai fondi Carlyle ed Eurazeo) ha acceso i motori e nessuno sembra dubitare che avrà successo, anzi secondo le prime notizie filtrate la nutrita pattuglia di intermediari che si occuperà del collocamento (Goldman Sachs, BofA Merrill Lynch, Mediobanca, Banca Imi, Jp Morgan, Nomura, Ubs, Bnp Paribas, Equita Sim e Hsbc) avrebbe già riscontrato un interesse molto elevato da parte dei potenziali investitori, apparsi intenzionati “a comprare a qualsiasi prezzo”.
Un entusiasmo che non sorprende, visto l’andamento dei titoli del comparto moda-lusso quotati a Piazza Affari, che nell’ultima settimana hanno registrato vistosi rialzi: Brunello Cucinelli guadagna l’87% da inizio anno (+8% solo nell’ultima settimana), Salvatore Ferragamo il 73% (e sfiora il +12% in settimana), Tod’s il il 30% abbondante (+7% circa in settimana) e Geox il 16% (essendo letteralmente esplosa nell’ultima settimana: +25%). L’operazione (che vede un minimo di 6,68 milioni di titoli riservati agli investitori retail italiani e un massimo di 60,12 milioni di azioni riservate ad investitori istituzionali italiani ed esteri) pare un successo annunciato e porterà il 26,72% del capitale di Moncler sul mercato (ma se verrà esercitata integralmente la greenshoe, composta da altri 10,02 milioni di azioni, il flottante salirà al 30,728%).
E’ il caso di provare a investire nel lusso? Il momento sembra quello giusto, anche se di certo i più soddisfatti saranno gli azionisti di Moncler che venderanno i titoli oggetto di collocamento, ossia Eurazeo, Carlyle e Brands Partners 2 (società partecipata dal fondo chiuso Progressio Investimenti al 48,78%, da Mittel al 25,2%, da Private Equity Holding al 10,8% e da Iniziative Finanziarie Atesine al 15,22%), visto che la forchetta di prezzo indicativa varia tra un minimo (non vincolante) di 8,75 euro per azione e un prezzo massimo (vincolante) di 10,20 euro per azione, per un valore complessivo massimo dell’operazione di 783,564 milioni di euro. A questi livelli l’Enterprise Value (capitalizzazione più indebitamento netto) di Moncler oscilla infatti tra 2.187,50 e 2.550,00 milioni di euro.
Una valutazione allettante ma che non ha smosso Ruffini, che con 80 milioni di azioni (il 32% del capitale) rimarrà dopo il collocamento il primo socio di Moncler tramite Ruffini Partecipazioni Srl, società nel cui capitale è entrato lo scorso agosto (col 14%, pagato 103 milioni di euro) Clubsette un veicolo finanziario partecipato al 52,5% dalla Tip del banchiere d’affari Giovanni Tamburi (che ha assunto un vincolo di lock-up di sei anni) e da altri soci del calibro dell’imprenditore siderurgico Giuseppe Ferrero, del patron di Coveme, Pier Luigi Miciano, del gestore ticinese dei fondi Albion, Francesco Cuzzocrea, o dell’ex Ministro plenipotenziario di San Marino a Washington, Germano Valle Barbero, che investe il proprio patrimonio attraverso i fondi Smpe e Technikos (soci che si sono vincolati per 3 anni).
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