Economia
Mps-Mediobanca: la giustizia a rilento ennesimo ostacolo per un’economia di mercato
A Milano lo si diceva da mesi: sta scoppiando un putiferio. Ma la giustizia ci ha messo mesi a innescare i suoi elefantiaci processi. Con risultati tragicomici

Mps-Mediobanca, il commento
A Milano lo si diceva da mesi: “Su Mps-Mediobanca interverrà la magistratura”. E non lo dicevano topo di procura e centrali di spioni, ma erano normali chiacchiere tra giornalisti. E dunque, se lo sapevano quasi tutti, perché si è atteso tutto questo tempo per innescare il meccanismo della giustizia? Brevemente, i tempi.
Il 24 gennaio di quest’anno - anche in questo caso, con ben poca sorpresa - Mps annuncia l’Opas su Mediobanca. Che per mesi viene osteggiata da Piazzetta Cuccia ma che alla fine va in porto con un’adesione superiore all’85%. Non è tanto rilevante in questo momento stabilire se via stato o meno il famoso concerto di cui vengono accusati l’ingegnere Francesco Gaetano Caltagirone, il ceo di Monte dei Paschi di Siena Luigi Lovaglio e il dominus della holding Delfin (della famiglia Del Vecchio) Francesco Milleri.
Non è neanche rilevante capire come potrebbe andare a finire, perché riavvolgere il nastro di un’operazione così complessa è quasi impossibile. Al massimo, si potrebbe chiedere ai tre di lanciare un’opa… su Mediobanca, cosa che effettivamente è avvenuta. E non rileva neanche, in via definitiva, capire il ruolo del Mef che pure, essendo titolare delle azioni di Mps vendute “in esclusiva” a Delfin e Caltagirone con un blitz assai veloce il 13 novembre dello scorso anno.
Quello che non torna e che fa storcere il naso è che la giustizia arrivi sempre un passo (ma anche due) dopo. Com’è possibile che sulla più importante operazione della finanza recente - anche per l’impatto emotivo della conquista del salotto buono - non si sia avuta l’urgenza di avviare indagini PRIMA e non dopo il completamento dell’Offerta? Domande che restano inascoltate ma che sollevano un interrogativo principale: l’Italia non può più permettersi una giustizia lenta.
Non è questione di separazione delle carriere e di doppio Csm, ma proprio dell’urgenza di accelerare le procedure. Altrimenti, la credibilità faticosamente riconquistata negli ultimi anni - culminata con la promozione nel rating del Paese - si arenerà irrimediabilmente. In un momento, tra l’altro, in cui Francia e Germania arrancano non possiamo permetterci altri inciampi.
