Nft, da Bonucci a Florenzi: le stelle del calcio rimangono col cerino in mano. Il business dei non-fungible token fa flop

Nft, il business che non decolla 

Da Alessandro Florenzi a Leonardo Bonucci, da Juan Augustin Musso a Tommaso Pobega: quattro grandi stelle del calcio sono rimaste con niente in mano avendo puntato sul business degli nft, i non-fungible token, legati al Made in Italy. Qualche giorno fa, infatti, Francesco Pipicelli giudice delegato del tribunale di Milano ha decretato la liquidazione della ItaliaNft nata a fine del 2021, nominandone quale curatore Alessandro Turchi e convocando i creditori il prossimo 8 ottobre per l’esame dello stato passivo.

La società, co-fondata e presieduta da Achille Minerva che ne è azionista di controllo al 62%, voleva porsi come primo marketplace italiano di digital collectible, punto di riferimento per B2B e B2C per il mercato nazionale e per le realtà internazionali che intendano sfruttare i vantaggi delle tecnologie legate alla blockchain. “Il nostro obiettivo - aveva detto Minerva - è quello di creare una piattaforma che sia un punto di riferimento per tutti i brand e gli asset digitali del Made in Italy”.

Minerva aveva imbarcato nel capitale della start-up soci “doc” come appunto i citati calciatori: Florenzi col 7,5%, Bonucci col 4,5%, Musso e Pobega con l’1,5% ciascuno e altri azionisti. Ma il bilancio del 2023 s’era chiuso con oltre 2 milioni di euro di perdite a fronte di ricavi per circa 450mila euro, portando il patrimonio netto in negativo per milione e qualche settimana fa ItaliaNft aveva affittato l’azienda alla controllata ItaliaNft2. Poi è arrivata la liquidazione.

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