Nomine, la partita stavolta sarà sui presidenti e non sugli AD. Ecco chi arriva - Affaritaliani.it

Economia

Ultimo aggiornamento: 19:08

Nomine, la partita stavolta sarà sui presidenti e non sugli AD. Ecco chi arriva

A Roma prende piede l’ipotesi di un rimpasto molto soft, che dovrebbe coinvolgere solo i presidenti delle partecipate. Eni, Enel, Leonardo: ecco chi arriva

Nomine, la partita stavolta sarà sui presidenti e non sugli AD

Felix The Cat
 

Nell’ultima puntata del gran ballo delle nomine, avevamo raccontato della voglia di continuità che il governo Meloni ha in mente di attuare nella scelta di chi dovrà guidare cinque grandi aziende partecipate - Eni, Enel, Leonardo, Poste e Terna. A meno di stravolgimenti dell’ultima ora che potrebbero soprattutto riguardare Poste e Terna, il pacchetto dei Ceo dovrebbe rimanere intatto.

Poste, invece, dipenderà molto da quello che succederà a Trieste, con la partita di Generali che resta aperta nonostante un rallentamento nelle ambizioni di ribaltamento da parte del duo Milleri-Caltagirone dopo l’apertura del fascicolo a Milano. Attenzione, però, perché la sentenza della CONSOB che ha di fatto negato il concerto ed escluso l’obbligo di Opa sul Leone ha ridato vigore ai due magnati che ora sembrano voler riprendere in mano il dossier.

E dunque, se Matteo Del Fante alla fine potesse essere la persona scelta per Generali in caso di cambio della guardia, al suo posto arriverebbe Giuseppe Lasco, DG di Poste che ha voglia di tentare l’avventura da numero uno. 

In Terna pare che non si respiri un’aria tranquilla. I risultati economici e finanziari ottenuti sono molto buoni, ma sembra che Giuseppina Di Foggia non sia del tutto in linea con alcuni manager. Per questo si potrebbe pensare a un suo eventuale avvicendamento, anche se - per ragioni di opportunità - bisognerebbe trovare una donna altrettanto affermata. Non facile perché purtroppo le manager che ricoprono ruoli apicali sono ancora pochissime nel nostro Paese e dunque l’ex numero uno di Nokia dovrebbe e potrebbe restare al suo posto.

Di Eni si è già detto: Claudio Descalzi è ormai più di un manager, è una sorta di ministro degli Esteri (Antonio Tajani ci perdonerà per questo) e ha serrato un rapporto molto stretto con la premier nonostante non sia emerso come manager di “area”, ma sia stato scelto da Matteo Renzi nel 2014 al posto di Paolo Scaroni.

Di Enel anche si è detto: Flavio Cattaneo ha voglia di continuare nell’opera di razionalizzazione che ha iniziato riducendo il debito e raggiungendo il miglior bilancio nella storia dell’azienda. Le sirene che suonano da Trieste (e suonano, lo possiamo confermare) lo lusingano ma non sono ancora un richiamo irresistibile.

Su Leonardo c’è poco da aggiungere: Roberto Cingolani ha disegnato una squadra a sua immagine, affermando alcune figure sulla scia di un lavoro che sta già mostrando i suoi risultati e non ha alcun interesse a guardare altrove. Non è un mistero che Eni gli sarebbe piaciuta, ma rimane appannaggio di Descalzi e Cingolani è pronto a restare dov’è senza nessun rimpianto particolare.

Ma, dunque, dove si giocheranno gli equilibri squisitamente politici che stanno dietro le nomine? Nelle presidenze. C’è apprezzamento per diverse figure, sia nell’ambito della diplomazia - per far contento Tajani che preme per un maggiore peso di Forza Italia visti i sondaggi che la danno in vantaggio sulla Lega nella corsa alla piazza d’onore nel governo - sia in quello militare, sia in quello vicino ai servizi.

Così, prendono quota nomi come quello di Elisabetta Belloni, che al di là delle vicende contingenti rimane assai vicina a Giorgia Meloni; di Francesco Paolo Figliuolo, generale chiamato da Mario Draghi per sbrigare l’emergenza Covid e poi confermato per la tragedia in Emilia Romagna; di Francesco Greco, attuale comandante interregionale per il Mezzogiorno della Guardia di Finanza. Questi sono alcuni dei nomi che girano per sostituire soprattutto tre presidenti: Paolo Scaroni in Enel, Giuseppe Zafarana in Eni, Stefano Pontecorvo in Leonardo. Da qui alla primavera la partita è lunga, ma - al momento - questa sembra la direzione presa.