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Economia
"Non conoscono il sistema produttivo. Il governo ascolti l'urlo delle PMI"
Paolo Galassi, presidente Api

 

Siamo tutti consapevoli, che quasi tre mesi di lockdown hanno permesso di salvare il sistema sanitario dal collasso e quindi la vita di molti cittadini.

La chiusura delle fabbriche però non è andata di pari passo con un vero e proprio “Piano Marshall” per impedire che la “guerra” al virus si abbatta sulle imprese e i posti di lavoro.

A pochi giorni, dalla “Fase 2”, dobbiamo ripartire in sicurezza e accelerare la ripresa economica fronteggiando una delle peggiori crisi che l’Italia abbia mai affrontato.

Non so se le istituzioni abbiano compreso pienamente la portata dell’emergenza; per ora i dati economici urlano senza sonoro e sono inascoltati.

Non si sta facendo abbastanza.

Gli imprenditori si trovano, infatti, di fronte a DPCM che gestiscono chiusure o aperture senza conoscere il sistema produttivo o provvedimenti che regolamentano la mobilità delle persone senza differenziare zone e lavoratori.

Ora più che mai è venuto il momento di ascoltare l’urlo dei numeri con cui le PMI stanno facendo i conti.

Cifre che gli imprenditori stanno cercando di combattere per garantire la tenuta dell’azienda.

Perché se le aziende chiudono, se ne vanno anche i posti di lavoro.

Le nostre imprese associate, stanno registrando perdite di fatturato di oltre il 70% e, ad oggi, abbiamo già richieste di cassa integrazione da oltre 500 imprese per circa 10.000 lavoratori. Il 90% di queste sta anticipano il dovuto ai lavoratori per non lasciare le famiglie senza reddito, ma devono fare i conti con i ritardi nei pagamenti e gli insoluti, che innescano una spirale negativa senza uscita.

Da un’indagine effettuata su un campione della nostra base associativa è emerso che gli imprenditori sono molto preoccupati: il 26,3% per la tenuta dell’azienda e la garanzia dell’occupazione dei dipendenti - un timore che supera le paure relative alla salute propria e dei familiari (20%) - altri per il futuro incerto (15%) o per i mancati pagamenti dei clienti (12,8%).

In questo scenario, dunque, è indispensabile agire subito, con azioni fattive e concrete, per assicurare la sopravvivenza delle piccole e medie realtà manifatturiere che, da sempre, garantiscono l’occupazione.

Al Governo Nazionale e al Governatore della Lombardia chiedo quindi, in occasione del Primo Maggio - della festa del lavoro -, di ascoltare noi imprenditori, di agire, velocemente, eliminando la burocrazia, di investire sulle imprese con sostegni a fondo perduto, di pagare gli arretrati per le forniture e i servizi alla PA, di restituire l’IVA dovuta, di non chiedere alle imprese di indebitarsi ulteriormente solo per pagare le tasse, di comprare solo made in Italy e di dare avvio alle grandi opere.

E una domanda: perché nella task force di esperti del Governo non ci sono imprenditori o imprenditrici?

Vi chiediamo di credere nel fare impresa. Gli imprenditori sanno costruire il futuro delle aziende e delle loro famiglie “allargate” composte dai lavoratori.

E voi? Volete darcene l’opportunità?

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