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ANIA Cares, un supporto concreto per vittime della strada e familiari

Fondazione ANIA lancia ANIA Cares, il Pronto Soccorso psicologico per le vittime dirette e indirette di incidenti stradali

Sarebbe corretto definirli casi di "violenza stradale", eventi traumatici che segnano la vita dei soggetti coinvolti e dei loro familiari per lungo tempo, a volte per sempre. Gli incidenti su strada sono in aumento e le conseguenze psicologiche derivanti da questi episodi rimangono spesso trascurate, sinonimo di una prevenzione che fatica a essere anche soltanto pensata in Italia così come nel resto del mondo. L'esigenza di un intervento rapido ed efficace è stata avvertita dalla Fondazione ANIA, che ha voluto attivare sistemi e strutture di supporto per tutte quelle persone che si sono sentite trascurate e incomprese, e che avvertono le ripercussioni di un trauma che non possono dimenticare.

Per fare ciò, la Fondazione ANIA ha ideato e reso attivo in tutta Italia il progetto ANIA Cares, che rappresenta il primo servizio di assistenza psicologica per le vittime di incidenti stradali e per i loro familiari, finanziato dalle compagnie assicurative italiane attraverso la Fondazione ANIA. Da 5 anni, ANIA Cares opera con l'ammirevole obiettivo di prevenire ancora prima di curare persone in stato di fragilità psicologica: il fine ultimo del Pronto Soccorso psicologico è ridurre lo stress acuto dei soggetti coinvolti, auspicandone il progressivo ritorno alla normalità.

Si tratta di un unicum a livello internazionale, che mette a disposizione 120 psicologici altamente qualificati e specializzati proprio nella psicotraumatologia degli incidenti, un servizio gratuito al 100% posto in essere grazie anche alla collaborazione del Dipartimento di Psicologia Sapienza Università di Roma e la Polizia di Stato, al quale si può accedere chiamando il numero verde 800 893 510 (operativo 24 ore su 24, 7 giorni su 7) oppure attraverso il sito www.aniacares.it (on line da settembre).

Le ripercussioni dei traumi sono molteplici. Si va da problemi di sonno, incubi, attacchi di panico, fino a veri e propri disturbi psicologici. Ad esempio, la maggioranza dei parenti delle vittime decedute riferisce che nell’arco dei primi tre anni dall'evento ha perso interesse per le attività quotidiane, accusa perdita delle capacità di guida, soffre attacchi d'ansia, depressione, ha propositi suicidi. I parenti delle vittime macrolese presentano un quadro simile, eccezion fatta per l’ideazione suicidaria. Inoltre, circa il 50% dei parenti delle vittime, oltre che le vittime stesse, dichiara di aver consumato per lunghi periodi maggiori quantità di tranquillanti, sonniferi, tabacco, alcool, droghe.

Un aspetto molto interessante dell'iniziativa di Fondazione ANIA è che oltre al protocollo terapeutico, il progetto prevede la formazione di tutte quelle figure professionali che hanno contatti con le vittime di incidenti stradali e i loro familiari: parliamo delle forze dell’ordine che intervengono al momento dell’incidente, del personale sanitario e dei liquidatori assicurativi. Questo approccio innovativo mira a migliorare il rapporto fra tali figure e i soggetti coinvolti nei sinistri, arricchendo significativamente la professionalità di questi ultimi nel trattare un tema di tale delicatezza al fine di evitare il verificarsi di episodi di vittimizzazione secondaria.

Per quanto riguarda il riscontro finora ottenuto in merito al lavoro svolto, la professoressa Annamaria Giannini, ordinario di cattedra in Psicologia alla Sapienza di Roma e direttrice del Laboratorio di Psicologia applicata de 'La Sapienza' afferma: "In questi 5 anni di progetto abbiamo ricevuto lettere e mail con grandi ringraziamenti, una forma di riconoscimento del valore dei nostri operatori. Mai nessuna forma di lamentela. Va riconosciuto alla Fondazione ANIA il buon andamento del progetto, il quale, ricordiamo, non prevede la prestazione di volontari, ma di psicologi cui viene convenuto un riconoscimento per le loro prestazioni di alto livello, preso in carico proprio dalla Fondazione. Un servizio come ANIA Cares dovrebbe essere sostenuto dalla sanità nazionale, ma purtroppo non è così. Quello che ci auguriamo è che presto il Sistema Sanitario Nazionale comprenda che non devono essere le aziende private a intervenire in merito". 

Per quanto riguarda invece l’impatto di ANIA Cares sul settore assicurativo, si è espresso Umberto Guidoni, Segretario Generale della Fondazione ANIA, che ha confermato l'esemplarità della best-practice: "ANIA Cares ha avuto un impatto importante sul settore assicurativo. La Fondazione ANIA è stata sempre all’avanguardia dimostrandosi un vero e proprio banco di sperimentazione per le imprese. Le compagnie, dopo aver osservato il progetto ANIA Cares, ne stanno sfruttando le potenzialità avviando progetti simili. Restituire ciò che un incidente stradale ha tolto è impossibile, ma creare una rete di supporto che aiuti ad affrontare la realtà e migliori la propria condizione nel tempo è un successo del quale siamo orgogliosi".

La seconda anima del progetto: “Un passo in avanti” nella riabilitazione motoria

Dal progetto Ania Cares è nata poco dopo un'altra iniziativa, legata invece alla riabilitazione motoria delle persone macrolese. “Un passo in avanti” interessa tutte quelle persone che hanno subito lesioni al midollo spinale a seguito di un incidente stradale e prevede l’utilizzo di un esoscheletro robotico grazie al quale tali soggetti possono non solo trascorrere alcune ore della giornata in piedi, ma anche muoversi, camminare. Ciò permette, come spiega la dottoressa Giannini, una serie di benefici a livello fisiologico (come il miglioramento delle funzioni intestinali) e psicologico (anche solo il poter tornare a guardare le persone dall'alto comporta un sollievo significativo).

"Per una persona che soffre di paraplegia, per esempio, poter camminare grazie agli impulsi che vengono trasmessi alla struttura dell'esoscheletro è un momento importantissimo: può riprendere quel tipo di postura che aveva prima dell'incidente. Ricordo con emozione il matrimonio di una persona che aveva riportato gravissimi danni a seguito dell'evento: è riuscito a sposarsi in posizione verticale, a percorrere la navata con il padre. Una gioia immensa" ha commentato la professoressa Giannini.

La Fondazione ANIA ha messo a disposizione, su Roma, tre esoscheletri robotici per sviluppare un percorso di riabilitazione plasmato su tre anni e rivolto a ben 105 persone, di età compresa tra i 18 e i 35 anni, pazienti selezionati da un'apposita commissione medica. L'attività fino ad ora svolta è tra le più intense mai realizzate a livello nazionale ed internazionale con un utilizzo intensivo per molte ore e giorni da parte degli esoscheletri.

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