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Congresso Nazionale FMSI: l'età biologica che vince sull'età anagrafica

Quello proposto dalla FMSI è un progetto che intende portare il valore della conoscenza scientifica nelle scelte strategiche del Paese
E, se ogni Paese adottasse interventi di provata efficacia, almeno 39 milioni di morti per NCDs potrebbero essere evitate. Come riportato nella Prefazione del Rapporto, firmata dal Direttore Generale dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus, esistono interventi vantaggiosi da un punto di vista economico e applicabili a livello globale, che possono prevenire l’insorgenza di NCD o ridurne l’effetto. Attuando investimenti aggiuntivi in interventi di prevenzione e salute pubblica per 18 miliardi di dollari, si potrebbero ottenere benefici economici per 27.000 miliardi di dollari nei sette anni successivi.
L’impatto delle malattie croniche non trasmissibili (NCDs) in Italia
Nel nostro Paese, caratterizzato da un elevato invecchiamento della popolazione, i dati sono ancora più allarmanti. Le NCDs sono ritenute responsabili del 92% dei decessi totali registrati, in particolare:
- malattie cardiovascolari (41%);
- tumori (29%);
- malattie respiratorie croniche (5%);
- diabete (4%).
(bollettino epidemiologico nazionale, ISS).
Secondo l’ISTAT, il 39,1% della popolazione residente in Italia ha dichiarato di essere affetto da almeno una delle principali NCD. Le patologie cronico-degenerative sono più frequenti nelle fasce di età più adulte: già nella classe 55-59 anni ne soffre il 53% e tra le persone ultra settantacinquenni la quota raggiunge l’85,3%. Sono le donne ad esserne più frequentemente colpite, in particolare dopo i 55 anni. Le patologie croniche più diffuse sono: l’ipertensione (17,4%), l’artrosi/artrite (15,9%) e le malattie allergiche (10,7%). Il 20,7% della popolazione ha dichiarato di essere affetto da due o più patologie croniche, con differenze di genere molto marcate a partire dai 55 anni. Tra gli ultra settantacinquenni la comorbilità si attesta al 66,7% (58,4% tra gli uomini e 72,1% tra le donne).