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Flop del Referendum: il commento di Marco Travaglini, Presidente di ProduttivItalia
Travaglini (ProduttivItalia): “È mancata una proposta su come si genera occupazione di qualità oggi. E soprattutto è mancato un interrogativo fondamentale: da dove nasce davvero il valore economico?”

Fallimento del referendum, Travaglini: “Tornare al novecento non serve, occorre un patto per la produttività”
Il flop del referendum è la fotografia più nitida di un cortocircuito tra dibattito politico e realtà economica. A pochi giorni dalla consultazione, che ha registrato un’affluenza minima e una partecipazione pressoché nulla da parte del mondo produttivo, il Centro Studi ProduttivItalia lancia un allarme: “Non possiamo affrontare le trasformazioni del lavoro con strumenti concepiti per un’Italia che non esiste più”. “Questi referendum – spiega Marco Travaglini, presidente del Centro Studi – sono stati pensati con una testa novecentesca. In un mondo del lavoro frastagliato, mobile, segnato da microimprese che faticano a sopravvivere, tornare a logiche ideologiche e punitive serve solo a irrigidire il sistema. Non a generare valore”.
Nel mirino, misure come il ripristino del reintegro obbligatorio per i licenziamenti illegittimi, l’abolizione del tetto alle indennità e la stretta sui contratti a termine. “Siamo sicuri – si chiede Travaglini – che in un Paese dove il 95% delle imprese ha meno di 10 dipendenti, l’urgenza sia caricare ulteriormente queste realtà di vincoli rigidi e rischi legali? Molte di queste aziende fanno fatica persino a versare regolarmente l’IVA, i contributi, il TFR. La questione non è ‘illegittimità’ o ‘tutela’, è sostenibilità economica. E senza valore aggiunto da redistribuire, nessuna regola garantisce la dignità del lavoro”.
Secondo il presidente di ProduttivItalia, il fallimento del referendum non è solo elettorale, ma culturale: “Il lavoro non si crea con una crocetta sulla scheda. Non basta fare opposizione a un governo per costruire visioni condivise. È mancata la connessione con la realtà produttiva del Paese. È mancata una proposta su come si genera occupazione di qualità oggi. E soprattutto è mancato un interrogativo fondamentale: da dove nasce davvero il valore economico?”.
I dati sono chiari. Le micro e piccole imprese occupano il 65% dei lavoratori ma generano appena il 40% del valore aggiunto. Il gap di produttività con la Germania è di oltre 15 punti. “Se non aiutiamo queste imprese ad alzare la loro produttività – conclude Travaglini – resteremo intrappolati in un lavoro povero, precario e improduttivo. E nessuna norma sul reintegro potrà salvarci da questa stagnazione. Serve un nuovo patto sociale, ma non sulle regole astratte del lavoro, serve un patto per la produttività, un’alleanza tra chi produce e chi genera innovazione, tra chi lavora e chi offre competenze. Dobbiamo smettere di trattare le imprese come nemici e iniziare a costruire ponti tra il terziario avanzato e il mondo produttivo”.