Pil, Padoan rimandato in casa Ocse: ha sbagliato le previsioni. Stime giù
Doccia fredda per il governo Renzi. E se la brutta sorpresa arriva dall'organizzazione di cui faceva parte fino a pochi mesi fa anche il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, la doccia è doppiamente fretta. L'Ocse ha tagliato infatti le stime di crescita dell'Italia per il 2014 allo 0,5%: peggio della Commissione europea (+0,6%) e del governo Renzi (+0,7%). Secondo l'organizzazione di Parigi, la situazione dell'Italia, nonostante gli interventi varati dall'esecutivo, a cominciare dal bonus di 80 euro in busta paga per i redditi fino a 24mila euro lordi l'anno, è peggiorata. Nelle previsioni di novembre, infatti, l'economia era attesa in progressione dello 0,6%. La situazione migliorerà solo nel 2015 quando il Pil dovrebbe crescere dell'1,1% grazie alla spinta data dal "ritorno della fiducia" e dai "moderati tagli alle tasse", ma nonostante tutto "il rapporto tra debito e Pil non comincerà a scendere prima del 2016". Certo il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, ha assicurato che calerà molto più del previsto, ma secondo l'Ocse, il debito sarà al 134,3% nel 2014 e al 134,5% nel 2015 rendendo il Paese "ancora vulnerabile a potenziali scossoni" dei mercati. Per questo è "essenziale continuare con la cautela sui conti pubblici basata sulla riduzione della spesa".
A preoccupare l'organizzazione con sede a Parigi è soprattutto il livello della disoccupazione che scendere nel 2015, ma solo lentamente, "perché il primo impatto dell'aumento della domanda di lavoro saranno probabilmente più ore lavorate": le percentuale di senza lavoro sarà al 12,8% nel 2014 (12,7% secondo la Commissione Ue), dopo il 12,2% dell'anno scorso, e al 12,5% nel 2015. Anche per questo l'Ocse fa appello alla Bce perché "prenda nuove misure di politica monetaria per riportare l'inflazione vicino al target in modo più deciso, e resti pronta per ulteriore stimolo non convenzionale", e auspica che il tasso d'interesse principale sia portato a zero.
In un contesto di scarsità di credito e nonostante qualche segnale positivo dal comparto bancario, il programma di pagamento del debito della pubblica amministrazione verso le imprese può essere un fattore importante di stimolo degli investimenti, quindi dell'occupazione e della crescita. Lo affermano gli esperti Ocse secondo cui "uno dei maggiori effetti negativi della crisi è stata la contrazione del credito, soprattutto per le piccole e medie imprese, cosa che è diventata una delle principali cause dell'ampio aumento della disoccupazione - ha spiegato in un briefing l'economista Alvaro Pereira, responsabile del dipartimento studi nazionali dell'organizzazione - in questo contesto, ciò che i governi possono fare, quando ne hanno i mezzi, è pagare i loro debiti con le aziende, in particolare le più piccole, e fornire così loro un pò di capitale, che consenta di fare investimenti e creare posti di lavoro".
Per quanto riguarda l'area euro, "la crescita si è ripresa un pò più in fretta del previsto e la fiducia continua a migliorare", ma "la ripresa guadagnerà slancio solo lentamente". L'economia crescerà dell'1,2% per il 2014, 0,1 punti percentuali meglio delle stime di sei mesi fa, e dell'1,7% nel 2015. "La previsione a breve termine per l'attività economica globale e il commercio mondiale è di un graduale rafforzamento nel corso di quest'anno e del 2015", grazie in particolare alle economie avanzate che "stanno finalmente guadagnando slancio", e i rischi "sono in generale meglio bilanciati, anche se ancora tendenti verso il basso", spiega l'organizzazione parigina, prevedendo per il Pil complessivo dei suoi 34 Paesi membri un +2,2% nel 2014 e un +2,8% nel 2015. La disoccupazione, tuttavia, rimane "inaccettabilmente alta", ma "la situazione del mercato del lavoro sta migliorando nella maggior parte delle economie, e ha smesso di deteriorarsi in tutte le economie avanzate", aggiunge l'organizzazione, spiegando che per l'area prevede un tasso di senza lavoro al 7,5% nel 2014 e 7,2% nel 2015. Per l'Eurozona, in particolare, si prevede un calo della disoccupazione di "poco più di mezzo punto nei prossimi 18 mesi", con una stima all'11,7% nel 2014 e 11,4% nel 2015.