Economia
Ora Londra ha paura della Brexit: "Pronti anche a pagare l'Unione"
Dopo le parole del ministro per la Brexit David Davis la sterlina torna a correre
"La semplice risposta - replica infine il ministro - e' che come criterio generale noi vogliamo il miglior accesso possibile di beni e servizi al mercato unico". E, se l'idea di un contributo economico "rientra in questo criterio generale, certamente la prenderemo in considerazione", aggiunge. Parole che non convincono il leader europeista dei Libdem, Tim Farron, secondo il quale "il governo sta mandando segnali contraddittori, in un caos assoluto". Ma che al contempo fanno sussultare un 'falco' dello stesso partito di Davis e della May, Peter Brone, parlamentare conservatore visceralmente anti-Ue: "La gente sara' oltraggiata - tuona - se continueremo a pagare 15 miliardi di sterline o 20 o qualunque cifra al'Unione".
D'accordo con Davis, invece, si dichiara d'infilata Philip Hammond, cancelliere dello Scacchiere e capofila delle 'colombe' nella compagine governativa. I negoziati prevedono compromessi -ricorda da Edimburgo Hammond, sensibile agli interessi pro-mercato unico di buona parte del business e ai moniti della Bank of England- "e io penso che David Davis abbia assolutamente ragione a non escludere l'ipotesi".
L'idea di dover rivedere certe rigidita' (o pretese) da euforia post-referendum pare del resto contagiare l'attuale capo del Foreign Office, il brexiter Boris Johnson. Il quale fa sapere nei suoi modi eccentrici a qualche ambasciatore che - fosse per lui - la libera circolazione in Europa, additata come esiziale prima del voto di giugno, potrebbe restare sostanzialmente cosi' com'e'.